Pochi avvenimenti dell'ultimo decennio sono capaci di mostrare l'ampiezza del crollo intellettuale, morale e politico della sinistra (in tutte le sue varianti e sfumature) quanto la guerra di Siria.
Lo spettro delle reazioni va dall'indifferenza pura e semplice ("è troppo complicato, meglio non metterci il naso") al convinto schierarsi degli [
https://www.internazionale.it/opinione/leila-al-shami/2018/04/20/antimperialisti-a-meta | utili idioti "anti-imperialisti" ] a fianco del regime e degli imperialisti "minori" (Russia e Iran) contro gli imperialisti "maggiori" (USA), ovviamente in vista della rivoluzione proletaria mondiale.
Da questo punto di vista un ulteriore segnale negativo viene da quanto scrive Davide Grasso, scrittore ed ex-combattente nelle milizie curde nel nord-est siriano, [
https://www.carmillaonline.com/2020/03/08/siria-chi-sono-i-ribelli-di-idlib/ | nell'intervento ] segnalato qualche giorno fa in questa lista. In questo caso il problema non è tanto in quello che Grasso dice, ma in quello che consapevolmente omette e lascia cader fuori dalla visuale con il rischio di aderire infine alla rappresentazione di Idlib come "enclave terrorista" cara al regime genocida di Assad e ai suoi progetti di riconquista e "stabilizzazione" coordinati dagli sponsor russi e iraniani.
Si, la rivoluzione siriana è stata sconfitta, incapace di costruire una strategia politica e organizzativa capace di tenere testa alla reazione sanguinaria del regime.
Si, i gruppi armati che si erano formati ovunque per difendersi dagli attacchi dell'esercito e delle bande armate del regime sono stati via via cooptati, armati e finanziati da tutte le potenze regionali, che hanno dato vita ad una proxy-war sul suolo siriano, frammento di una competizione su vasta scala in tutta l'area medio-orientale.
Si, la Turchia è la potenza di coordinamento politico e militare dei gruppi armati (jihadisti e non) di Idlib, senza cui l'avanzata del regime (garantita dall'aviazione russa e dal supporto militare iraniano sul terreno) sarebbe inarrestabile.
Eppure niente di tutto questo può minimamente modificare le semplici verità della guerra di Siria.
Che a Idlib si gioca solo l'ultimo capitolo di una guerra che è entrata nel suo decimo anno, e il cui principale responsabile è il regime siriano che quest'anno ne compie 50: il colonnello Hafez al-Assad, padre dell'oftalmologo Bashar che ne ha ereditato il paese, prese il potere nel novembre 1970.
Che a Idlib vivono quasi 4 milioni di siriani, la metà profughi interni in fuga dalle bombe del regime. Che [
http://www.communianet.org/rivolta-globale/indifendibile-idlib-e-la-sinistra | a Idlib è in corso da 2 anni una campagna di distruzione ] e che le bombe cadono su scuole, ospedali e case come è già accaduto in tutte le altre provincie siriane. Che a Idlib non vivono solo "terroristi", ma [
https://levocidellaliberta.com/2020/03/24/cosa-ci-insegna-la-gente-di-idlib-sulla-resilienza-i-tempi-di-apocalisse/ | persone e famiglie che provano quotidianamente a vivere e resistere ] , anche al fascismo islamico delle formazioni jihadiste.
Che i 7 milioni di esiliati e profughi siriani fuori dal paese sono scappati a causa della pulizia politico-confessionale del regime, che quasi mezzo milione sono i morti, centinaia di migliaia i desaparecidos e che più del 90% delle vittime civili sono cadute per mano delle forze del regime.
Che le bande jihaidiste sono solo la metastasi di un tumore rappresentato dai regimi che ovunque in medio-oriente costringono le popolazioni nella miseria e nella paura.
Che non ci sarà soluzione politica a questo conflitto che non passi per la fine della dittatura, per il rientro dei profughi in Siria e per un processo in cui tutti i siriani possano liberamente scegliere da chi e come farsi governare.
Tutto questo rimuove Grasso quando, nonostante riconosca il carattere "fascistoide" del regime, parla di " grande offensiva dell’esercito governativo siriano, supportato da Russia, Iran e dalla milizia libanese Hizbollah, per liberare la provincia di Idlib da tutte le formazioni jihadiste che la occupano dal 2015" e quando suggerisce che la resa dei gruppi armati anti-regime "risparmierebbe inutili sofferenze e salverebbe migliaia di vite". I siriani di Idlib, compresi quelli (e sono la maggioranza) che contrastano come possono le formazioni militari islamiche che li vessano, non aspettano come liberatori i soldati del regime: quelli sono per loro i principali aguzzini e macellai.
Le posizioni di Grasso rappresentano un'ulteriore variante dello sbandamento della sinistra nel labirinto siriano (e medio-orientale in genere). La vicinanza e la simpatia politiche per le forze curde impegnate in un legittimo e complicato processo di costruzione nazionale di cui la vicenda del Rojava siriana è una componente oggi decisiva, portano a identificarsi con le priorità curde e a identificare la Turchia come il "nemico principale". Ma la vicenda curda è solo una parte del conflitto siriano e mentre una parzialità è inevitabile da parte di chi è coinvolto in un conflitto esistenziale, chi ne è fuori ha la responsabilità almeno di non distorcere nè tacere le responsabilità di tutti gli attori. Il rischio che corre la sinistra europea che sottoscrive queste posizioni è infatti quello di farsi complice involontario ma oggettivo dei regimi che ancora oggi milioni di giovani dalla Siria al Libano passando per l'Iran e l'Iraq combattono rischiando la vita. Quella è la parte giusta.
Stefano