[peer_to_peer] favola

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Assumpte: [peer_to_peer] favola
Ciao,

Un'amica, tra quelle che sostiene che tanto la nostra
privacy è già perduta dunque perché preoccuparci tanto per un'app che
potrebbe tutelare la nostra salute, ha chiesto a una comune amica di
spiegarle il problema come se lo spiegasse ad una bambina di tre anni...

Allora lei ha scritto questo di getto, come se raccontasse una favoletta.


... È vero, basta avere un i-phone o uno smartphone, dove è
difficilissimo far girare sistemi operativi che non siano android, che
già i nostri spostamenti, la nostra rete di relazioni, i luoghi che
visitiamo e compagnia bella sono meticolosamente registrate e archiviati
da un'intelligenza che più che artificiale chiameremo paranoica.**
A che scopo? Mha.
Intanto il database cresce, alcune volte questi dati e
metadati vengono venduti a chi li usa per promuovere le sue visioni
politiche o i suoi prodotti, più spesso tutte queste informazioni
vengono usate dai gestori delle piattaforme per offrirci un'esperienza
"migliore", per farci vedere solo le cose che ci potrebbero interessare,
per confermarci nella nostra visione del mondo racchiudendoci
gentilmente in una comoda filter bubble costruita solo per darci
esperienze più piacevoli. Perché dire di no? Perché tornare alla fatica
di cercare un ristorante dove andare a mangiare, di scegliere un film da
guardare, di un andare in un bar a rimorchiare, quando tutto ti viene
offerto gentilmente e senza attrito comodamente sul tuo telefono furbo?
Era comodo, si faceva così, così facevan tutti. E chi non lo faceva era
un tipo strambo, forse antisociale, ma essenzialmente innocuo.

Poi arrivò una pandemia, un virus nuovo, sconosciuto, da dove veniva non
si sa, chi era convinto che fosse inviato da madre natura per rimetterci
in riga, chi credeva che fosse creato in laboratorio dal complotto
cinese, a ognuno la sua confortante filter bubble. Ci fu un primo
periodo in cui le persone morirono a migliaia, era un paese dove nessuna
delle figure politiche nei luoghi chiave era veramente in grado di
gestire l'emergenza, e diciamoci la verità, il problema non era solo la
loro presunta o meno incapacità, il problema era sistemico!
Dopo decenni di smantellamento della sanità pubblica e del bene comune,
come avrebbero potuto tutti quei piccoli amministratori e politici
governanti fronteggiare la marea dell'emergenza? Per i primi due mesi
le persone comuni si ritrovarono sulle spalle tutto il peso di una
società malata (ma non del virus eh! Malata già da prima!) chiuse in
casa, costrette a scrivere assurde autocertificazioni per uscire, preda
dei deliri autoritari di qualunque pubblico ufficiale investito della
carica di sorvegliante. Internet e le solite piattaforme social si
rivelarono salvifiche! Ti offriamo due mesi di contenuti gratuiti! Ti
offriamo la nostra piattaforma per il telelavoro! Per la telescuola! E
in un attimo la telemagica sembrò sopperire a tutte le mancanze
affettive e strutturali di una società che si andava incrinando sempre
di più.
Intanto, così per caso, il grande esperimento sociale era cominciato,
operosi i colossi dell'intrattenimento online si misero a lavorare per
il bene di tutti, potevano sviluppare quell'app di tracciamento,
completamente anonima (o pseudonima), integrata nel sistema operativo
usato sugli smartphone, che avrebbe salvato l'umanità dai lockdown e
dalla pandemia. Grazie grande gestore di contenuti! Grazie oracolo che
tutto sa! Grazie organizzatore della mia giornata e delle mie relazioni,
solo tu potrai salvarmi dalla malattia e la morte!
Utilizzare lo smartphone con l'app integrata non era obbligatorio!
Siamo in un paese libero! Accidenti che pensate! Però certo... se prima
chi non aveva il telefono furbo era solo uno un po' strano, adesso...
mh... era un nemico della salute, un untore come quei pericolosi runners
o quei bambini nidi di germi in giro nei parchi durante il lockdown! Era
un soggetto sprezzante del bene della società, un pericolo pubblico.
Meglio tenerlo lontano dai mezzi pubblici, dai luoghi di lavoro, dalle
piazze, dalle strade... E così tutti vissero addestrati e contenti...
Vissero... insomma perché quel virus invisibile non venne fermato da un
app... Anche se tutti avevano sperato nella forza taumaturgica della
telemagica, non fu la tecnologia a risolvere un problema che non era
tecnologico.
Dove non vennero attrezzati presidi territoriali per
eseguire i tamponi sui soggetti segnalati dalla app, tutto il carrozzone
tecnologico si rivelò parecchio inutile. Centinaia furono i casi di
persone costrette in quarantena senza tampone solo perché l'app aveva
dato questa indicazione quando loro non erano stati in contatto con
nessuno, centinaia furono i casi di telefoni furbi bucati grazie alle
vulnerabilità dell'app. Poi un giorno il virus scomparve, così come era
arrivato... ma quello che non scomparve fu il mondo che intanto gli
umani avevano creato.
Postilla:
In altre versioni della storia non sono i giganti delle piattaforme a
sviluppare le app ma lo stato, i governi, l'Onu, la comunità europea
[fill the blanks] cambiando i soggetti la storiella non cambia.

baci
a-



** "Per fare un passo ulteriore, al limite della fantascienza, possiamo
domandarci che tipo di intelligenza sia un'intelligenza come quella che
manifesta Google. Un'intelligenza per la quale ogni segno, segnale,
dettaglio è degno di nota, registrato, analizzato e messo in
correlazione con altri segni, segnali, dettagli.    Ammesso e non
concesso che si tratti di intelligenza, è un tipo di intelligenza
paranoica. La paranoia è una semiosi infinita. Nella paranoia, come
affermava Lacan, «tutto è segno». L'esperienza paranoica del mondo
consiste nel porre il significato dappertutto.    Certo, non è Google a
porre il significato: lui immagazzina, analizza e categorizza. Sono le
persone che lo utilizzano a instaurare significati. E però viene da
domandarsi se un pizzico di paranoia non sia già propria di un sistema
che tende a trasformare ogni evento in informazione da registrare, quasi
volesse prevenire ogni futura correlazione di senso. "


Da: https://ima.circex.org/storie/1-fuoricasa/6-BigG-mio-amico.html