[peer_to_peer] A day in your life (Google lo sa)

Delete this message

Reply to this message
Autor: 
Data:  
A: peer_to_peer
Assumpte: [peer_to_peer] A day in your life (Google lo sa)
ALTRE LETTURE
■ Il 7 febbraio scorso Bruce Hahne, ingegnere e manager presso Google,
si è dimesso dall’azienda con una dettagliata lettera aperta
[https://www.alphabetworkers.org/resignation-letter/] e l’avvio di una
campagna rivolta tanto agli altri lavoratori di Alphabet quanto
all’utenza. L’accusa, documentata, è di complicità nel disastro
climatico e nel business della guerra. Per capirci, il precedente
storico che cita è il ruolo che ebbe l’IBM nello sterminio nazista.
Parla anche delle ritorsioni contro dipendenti gay e transgender,
licenziat* per il loro attivismo dentro l’azienda.

** Si noti che la maggior parte delle aziende nate negli anni ’90
inizieranno a diventare economicamente rilevanti solo dopo diversi anni
dalla fondazione, a riprova dell’impegno economico-finanziario di chi,
in anticipo sui tempi, aveva intuito la necessità di conquistare
posizioni dominanti in questo settore. Il caso più noto è quello di
Amazon che, sopravvissuta alla bolla delle dot-com, operò in perdita
fino al 2001.
______________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________

*1*. A day in your life (Google lo sa)
di Ca_Gi.*

https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/degoogling/#more-42172

Ti svegli dopo un sonno di sei ore. Hai dormito male, sonno leggero e
agitato. Google lo sa: lo ha rilevato dall’accelerometro e dal microfono
nel tuo smartphone.
Dall’analisi della rete a cui sei connessa sa pure che non eri a casa
tua, ma in un appartamento dall’altra parte della città e, dal registro
dei tuoi spostamenti, sa pure che da circa un mese ti ci rechi almeno un
paio di volte a settimana.

Google sa chi vive in quella casa, perché il GPS del suo smartphone
indica giornalmente la sua presenza lì. Conosce bene quella persona,
come conosce te. Sa che non fa parte della tua cerchia di amici
ristretti, perché il suo numero non è nelle loro rubriche e molto
raramente si trova negli stessi posti che loro frequentano. Sa che vi
siete registrati a vicenda in rubrica qualche mese fa, ma solo negli
ultimi tre avete iniziato a chiamarvi spesso.

Ieri sera avete visto un film sulla Chromecast. Ovviamente Google sa
qual era il film e poiché i dati GPS indicavano che eravate entrambi in
casa e non vi siete mossi, deduce che probabilmente eravate in salotto.
Sa pure che all’altra persona il film non doveva interessare molto,
perché mentre lo stavate guardando non faceva che giocare con un
videogame sul suo smartphone Android.

Grazie al DNS Google sa che, appena alzata, come ogni mattina, hai
controllato le news sul solito sito. Android e Chrome glielo confermano.
Dall’archivio delle tue abitudini di lettura degli ultimi anni, Google
sa che le notizie relative alle occupazioni abitative sono di tuo
interesse, ma che leggi in dettaglio solo quelle che parlano di
sgomberi. Dall’analisi dei testi delle tue email sa che ne parli anche
con amici e conoscenti e che manifesti crescente preoccupazione per le
dichiarazioni di un certo assessore. Dall’analisi dei movimenti del tuo
dito sullo schermo sa quali titoli di notizie hanno attirato la tua
attenzione anche se poi non li hai letti, e ritiene che se in questi
titoli fossero state presenti determinate parole la probabilità che tu
li aprissi sarebbe stata maggiore.

Alle otto hai percorso un certo tragitto in città. Google lo sa, sempre
grazie al GPS e per via del distacco dal wi-fi dell’appartamento.
Dall’analisi di percorso e velocità Google deduce che lo spostamento sia
avvenuto in bicicletta. Sa che poi sei entrata in un certo bar,
probabilmente a fare colazione, dato che ti sei trattenuta mezz’ora, e
che lì ti sei connessa al Wifi sbagliando il captcha tre volte,
deducendone che forse sei ancora un po’ addormentata, poiché di solito
li becchi al primo colpo.

Google rileva che poi ti sei agganciata alla rete della biblioteca e hai
cercato un certo oggetto che ritiene ti debba interessare molto, poiché
la ricerca ti ha portato a girar diversi siti, finendo per trovarlo su
quello di un certo negozio online dove l’hai acquistato fornendo la tua
solita carta di credito. Ritiene statisticamente probabile che possa
trattarsi di un regalo per una delle tue migliori amiche, quella che
compirà gli anni tra un paio di settimane e che a sua volta acquista
spesso oggetti dallo stile simile.

Poi scrivi un testo su un’app che hai scaricato dal Play Store e anche
se non è un’app di Google, l’azienda ha accesso alla tastiera di Android
e quindi è comunque in grado di comprendere cosa hai digitato, incluse
le parti cancellate. Il testo contiene passaggi in inglese e dalla
velocità con cui le hai digitate capisce che è una lingua che pensi di
padroneggiare bene, anche se in realtà nota che ripeti sempre gli stessi
errori di grammatica.

A quel punto ricevi una chiamata da una persona che nella tua rubrica è
registrata come «Mamma», e parlate per cinque minuti. Google rileva una
certa ansia nella tua voce e ciò gli conferma quel che aveva già
presunto: c’è tensione tra te e tua madre.
Lo aveva dedotto da diversi fattori, tra cui il gran numero di volte che
non rispondi alle sue chiamate anche se sei a casa, e dal fatto che
durante le feste sei lontana da lei e non la chiami.

Più tardi ti scatti un selfie con alcuni amici e dai metadati della foto
Google può sapere dove e quando è stata scattata. Analizzando l’immagine
può identificare le persone ritratte così come il tipo d’abbigliamento,
dal quale può dedurre gusti e marche, dato utile per confermare cose che
già sa sul tuo e loro livello economico.

Arriva la sera e fai una corsa nel parco ascoltando musica e indossando
un braccialetto elettronico che registra le tue attività come il tipo di
andatura, il battito cardiaco ecc. Non ci hai mai fatto caso, ma sia
l’app per la musica in streaming sia quella del braccialetto avvisavano
da qualche parte che i dati sarebbero stati condivisi con «terze parti»,
ossia partner commerciali. Ciò che non potevi sapere è che tra questi vi
è pure Google, che quindi conosce anche i tuoi dati fisiologici, le tue
abitudini sportive, oltre ovviamente ai tuoi gusti musicali.

Google sa anche che sei una persona romantica e riflessiva, perché
traspare da ciò che cerchi online nei momenti liberi; sa che fai letture
impegnate, e che hai un debole per i panda.

Non possiamo affermare con certezza quali rilevazioni Google faccia
costantemente, quali una tantum a scopo “sperimentale” e quali invece
siano rilevazioni che tecnicamente potrebbe fare ma in realtà non
esegue. Non possiamo dirlo, perché quel che accade nei server di Google
lo può sapere solo Google, e perché i suoi strumenti sono spesso chiusi
e non permettono una verifica trasparente.

Quali che siano le rilevazioni effettivamente fatte, sappiamo che Google
ci osserva attraverso innumerevoli canali, e registra le nostre
attività. La mole dati a cui Google ha accesso gli permette di
ricostruire la vita delle persone in modi che nemmeno un social network
potente e pervasivo come Facebook può sognare.

*2*. Siamo un terreno di conquista commerciale
*3*. “Sappiamo” ma non sappiamo
*4*. Come è potuto succedere
*5*. Software libero
*6*. I mille tentacoli di Google
*7*. Il Google public DNS
*8*. Fonti differenti ma analisi unica
*9*. Il problema non sono necessariamente i dati, ma chi li detiene e
ciò che vuol farne
*10*. Decentrare, federare, adottare standard aperti
*11*. Propaganda invisibile e mirata
*12*. Capitalismo della sorveglianza
*13*. Degooglizziamo le nostre vite
*Conclusione*

https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/degoogling/#more-42172



Seguire le news tecnologiche e i forum di informatica dovrebbe diventare
un’attività costante. Inevitabilmente ci saranno scazzi, si sbatterà il
muso sul bisogno di cambiare abitudini, imparare l’uso di strumenti
nuovi, aver a che fare con le diverse opinioni degli “smanettoni” su
quale sia lo strumento alternativo migliore, ma il punto è tirarsi su le
maniche e cominciare a lavorarci.

Subito.











--


"Faccio un lavoro che di fatto non è un lavoro, direi che è un modo di
vivere" L. Bertell

"tecnologie appropriate"

GPG keys available on keyserver https://pgp.mit.edu/

Ox 44CC 163A

Fingerprint: 946A 499A E30B 78B6 BAE1 F5B8 A03A 5077 44CC 163A