著者: Aaron Winston Smith 日付: To: Reclamare indipendenza dall'oligarchia del web 題目: [Lifeoutoffb] sorveglianza ai tempi del coronavirus
Vi riporto qui un post sulla bacheca Facebook di Daniele Zito, sentitevi
liberi di ricondividerlo come ritenere opportuno. La parte che ritengo
più interessante per noi è questa
"Ciò significa che tutti gli operatori telefonici sono tenuti a fornire
alle autorità tutti i dati raccolti sui propri clienti anche in assenza
di un'indagine in corso."
Segue il testo integrale
UN UTILE ESERCIZIO
Forse sarebbe un utile esercizio, per tutti, leggere con maggiore
attenzione i DPCM che ci riguardano, per capire cosa realmente configura
la legislazione d'emergenza che questo governo ha emanato in tempi record.
Un sacco di cose le sappiamo già: sono vietati gli assembramenti; siamo
caldamente invitati a restare in casa, specie se la nostra temperatura
supera i 37.5°; dobbiamo produrre un'autocertificazione per giustificare
i nostri spostamenti.
Quanti di noi, però, sono in grado di decifrare le sanzioni in caso di
violazione di uno di questi precetti?
Secondo me solo una piccola parte.
Andiamo direttamente nel dettaglio.
Sta tutto dentro un piccola comma. È contenuto nel DPCM 9 Marzo che
rimanda al DPCM 8 Marzo.
Recita così (cito testualmente): "Salvo che il fatto costituisca più
grave reato, il mancato rispetto degli obblighi di cui al presente
decreto è punito ai sensi dell'articolo 650 del codice penale, come
previsto dall'art. 3, comma 4, del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6".
Media e social hanno interpretato queste tre righe facendo riferimento
UNICAMENTE all'articolo 650 CP: possibilità di arresto fino a 3 mesi o
ammenda fino 206 euro.
Peccato che ci sia quella premessa: "Salvo che il fatto costituisca più
grave reato", premessa che rende tutto molto più complicato.
Se, per esempio, qualcuno falsifica l'autocertificazione (e molti lo
avranno già fatto, anche semplicemente per sbaglio),non viola soltanto
l'articolo 650, ma commette anche il reato di falsa dichiarazione a un
pubblico ufficiale. In questi casi la pena va da uno a sei anni di
reclusione. È previsto l’arresto facoltativo in flagranza e la
procedibilità è d’ufficio.
Se poi, quella stessa persona è uscita da casa con più di 37.5 (per
esempio 37.6), rischia anche un processo per tentate lesioni volontarie.
E qui la faccenda diventa parecchio seria.
Se dovesse, infatti, risultare positivo al tampone e fosse possibile
dimostrare che è stato lui a infettare altri soggetti si configura la
possibilità dell'omicidio doloso (21 anni di reclusione). Lo stesso vale
per chi sa di aver avuto contatti con persone positive e continua ad
avere rapporti sociali, evitando di entrare in quarantena, oltre che per
chi sa di essere positivo e non lo dice a nessuno. In tutti questi casi,
si configurano sia le lesioni volontarie che l'omicidio volontario.
Chiunque può fare una segnalazione e, di conseguenza, far scattare il
procedimento penale. Non serve essere un pubblico ufficiale (a
differenza degli altri, i pubblici ufficiali incorrono in sanzioni a
loro volta, se non denunciano).
Dunque, basterà anche la segnalazione di un vicino di casa, come nella
migliore tradizione dei regimi di polizia.
Il quadro che ne viene fuori, insomma, è molto più gravoso di quello che
probabilmente è percepito dal 90% di tutti noi.
A complicare tutto, c'è anche il Decreto Legge 9 Marzo 2020. Esso
integra il DPCM 9 Marzo. Nutro il sospetto che nessuno lo abbia ancora
letto nella sua interezza.
All'art 14 ("Disposizioni sul trattamento dei dati personali nel
contesto emergenziale") praticamente sospende fino al 03 Aprile 2020
qualsiasi legislazione vigente a tutela della privacy .
Ciò significa che tutti gli operatori telefonici sono tenuti a fornire
alle autorità tutti i dati raccolti sui propri clienti anche in assenza
di un'indagine in corso. Detto molto più prosaicamente: il governo è
nelle condizioni di tracciare le celle telefoniche, i dati del gps, e
ogni dato che transita nella rete dati dei nostri cellulari per capire
se abbiamo commesso qualunque delle violazioni che ho appena descritto,
senza dover richiedere il nostro esplicito consenso.
La legislazione, insomma, configura uno scenario dove algoritmi di big
data/machine learning e segnalazioni su base volontaria potrebbero avere
effetti molto pesanti sulla vita di ciascuno di noi. Ciò non significa
che ciò accadrà, ma che ciò è possibile.
Ed è uno scenario, a mio avviso, abbastanza terrificante. Parliamo di
pesantissime limitazione delle libertà personali che, tra l'altro, non
tiene conto di alcune criticità del sistema:
1. la questione delle autocertificazioni è presa molto sottogamba,
troppo sottogamba per dei documenti che potrebbero comportare fino a 6
anni di reclusione;
2. molte persone dovranno uscire di casa anche con più di 37.5 di febbre
per un semplice motivo: sono costrette a farlo. Non tutti i datori di
lavoro sono disposti a concedere ferie o congedi. Ci sono poi coloro che
lavorano a giornata e non possono permettersi di non lavorare per un
mese. C'è chi lavora in nero. Ci sono le finte partite iva. C'è chi fa
lavori saltuari. Insomma, le nostre strade sono piene di persone
costrette a violare il divieto;
3. molte persone non hanno una dimora, sono costrette a vivere per
strada con o senza corona virus, con o senza febbre. Anche loro di fatto
violeranno il divieto non per loro volere, ma perché non possono fare
altrimenti.
Per tutte questo persone, il rischio concreto è quello di ritrovarsi
vittime di un sistema sanzionatorio sproporzionato senza avere alcuna
possibilità di difendersi.
È un rischio concreto, altrettanto concreto di quello del contagio.
Non voglio essere frainteso: le misure di contenimento del covid 19 sono
sacrosante, rappresentano al momento l'unico modo per avere delle chance
che il nostro SSN riesca a resistere all'urto dei contagiati.
Tuttavia, vanno contenute all'interno di un quadro democratico.
Costruire uno Stato di polizia, seppure temporaneo, non ha alcun senso,
specie perché colpirà gli strati più fragili della società.
Al momento sembrano tutte possibilità remote, lo comprendo.
Ma la Storia spesso subisce delle accelerazioni molto brusche.
E ci insegna che la gestione delle emergenze spesso fa molto più danno
delle emergenze stesse.