Re: [Hackmeeting] si,ancora su fb : Esodo

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Autor: salvatore romano
Data:  
Para: hackmeeting@inventati.org
Asunto: Re: [Hackmeeting] si,ancora su fb : Esodo
Non possiamo aspettarci che una multinazionale sia
dalla nostra parte, così come i curdi non si aspettavano che Trump li
difendesse da Erdogan. Nel migliore dei casi, è naîf.
L'intento di rendere facebook un common mi sembra un contro senso per

Personalmente sono molto d'accordo con quello che dici e ho scritto il testo proprio perchè non ero d'accordo con il discorso "Facebook dovrebbe essere pubblico" uscito dal comunicato congiunto delle varie testate di movimento.
Sono certo che non ci sia assolutamente nulla da trasformare in common di facebook, anzi penso che bisognerebbe impedire a queste piattaforme di diventare così grandi da potersi spacciare per istituzioni. In un network sano non dovrebbero mai esserci degli hub così grossi.
Però cercando di andare oltre il "non bisogna usare fb", ho anche cercato di spiegare che tipo di tecnica di dominio rappresenta, scrivendo:


"Tuttavia oggi
gli attori che assumono un ruolo di comando sono cambiati, e i dispositivi e le
tecniche del dominio sono cambiati di conseguenza. Ci siamo ritrovati
sottomessi al nostro smartphone, che
“in quanto oggetto devozionale del digitale funziona come il rosario”, entrambi
servono “alla sorveglianza e al controllo del singolo su se stesso”, come ci
dice Byung Chul<https://www.theguardian.com/books/2017/dec/30/psychopolitics-neolberalism-new-technologies-byung-chul-han-review> Han<https://www.theguardian.com/books/2017/dec/30/psychopolitics-neolberalism-new-technologies-byung-chul-han-review>. Non andiamo più in chiesa, ma accettiamo
di sottometterci al rapporto di dominio ogni volta che mettiamo un like (l’equivalente di dire amen), configurando Facebook come “la
chiesa, la sinagoga, letteralmente ‘l’adunanza’, globale del digitale”.Queste
caratteristiche, unite alla dipendenza fisica e mentale che crea in chi la usa,
rendono questa piattaforma in due sensi il nuovo “oppio dei popoli”: un vera
piaga che dobbiamo combattere intelligentemente a livello collettivo, ma dalla
quale dobbiamo semplicemente disintossicarci a livello individuale."

La pratica di costruire degli strumenti
funzionali alla riproduzione e al miglioramento della _propria_ identità
è la strada giusta.

Sono d'accordo e a questa tua affermazione ho aggiunto della sana autocritica mista a rabbia, perchè questi discorsi li abbiamo portati ai massimi livelli almeno dal 75 al 2010 dalle mie parti e ora sembriamo analfabeti, infatti ho scritto:"

Ripartiamo
quindi da una necessaria autocritica:
dove sono finiti i nostri potentissimi strumenti di informazione indipendente e
autonoma che hanno caratterizzato la storia dei movimenti<http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2019/04/Zap45_17-Interventi.pdf>sociali<http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2019/04/Zap45_17-Interventi.pdf> fino
a qualche decennio fa? E dato che non sono andati da nessuna parte,
semplicemente faticano ad aggiornarsi, come mai deleghiamo la stragrande
maggioranza delle interazioni con i nostri contenuti a una piattaforma
commerciale che di indipendente non ha proprio nulla (oltre ad aver
recentemente deciso di bannarci)? Ripartire da una buona dose di
autodeterminazione comunicativa è fondamentale ora più che mai:
l’irrobustimento di esperienze di
social media più sani come quelli di Fediverso <https://fediverse.party/> e l’aggiornamento di strumenti che già possediamo come radio e testate
indipendenti sono una condizione sine qua
non allo stare su piattaforme commerciali."


Fino a qualche mese fà quando Fb ha
chiuso CasaMerda&Co nessuno ha inneggiato alla libertà di parola,
nessuno ha considerato l'efficacia e la maestosità del gesto. Non è
neanche censura, è silenzio.

Giusto infatti ho scritto che" la lotta al fascismo si fa dal basso e non si
può certo delegare alla benevolenza di una società privata."
I compagni che hanno esultato in quel caso hanno sbagliato di molto, non ero tra quelli.
Dall'altra parte mi sembra che non si possa accettare comunque che nessuno censuri la solidarietà al Rojava.
Dire che non saremmo dovuti essere su FB non cambia il fatto che c'è stato un attacco al Rojava e che bisogna rispondere anche a quello.
Non sono d'accordo con la logica che l'unica risposta al fatto che Facebook sia una merda è quella di non starci sopra.
Facebook va sanzionato pubblicamente, va sabotato dall'interno (se ne siamo capaci), va identificato come controparte politica, in quanto simbolo massimo della merda capitalista, va combattuto, non possiamo solo ignorarlo.



On 24/10/19 23:32, cocconat wrote:

Ho pensato che se scarph è intervenuto 2 volte in questo thread c è
certamente del marcio, vale la pena spendere 2 parole.

Sono stato un po prolisso, potete saltare ** e PS se non siete di buon
umore.


quando pensiamo ai mezzi da usare chiediamoci per cosa,


giusto, per me un utilizzo tattico del mezzo ci puo' stare, ma
io ho visto negli anni il movimento andare su facebook e rinunciare ad
altri sistemi di comunicazione perche' li c'era la gente, c'erano tutti
(e quindi il "per cosa" era raggiungere tutti, a scapito ovviamente del
dedicare energie a costruire qualcos'altro),
e contemporaneamente ho visto questi tutti spostarsi sempre piu' a destra,
quindi cosi' a occhio, anche ammmettendo la bonta' dell'idea (con un grosso sforzo),
e anche senza fare profonde analisi politiche, qualcosa palesemente non ha funzionato.



Dire che non ha funzionato mi sembra davvero un eufemismo. Credo che
dire che sia stata una catastrofe per la qualità della discussione e
della profondità di analisi sia più preciso.

Credo che in termini di "capacità di informare" l'aspetto peggiore dei
social sia il mettere sullo stesso piano la sorgente di informazione e
il fruitore della notizia. Sembra paradossale se si pensa al valore del
dissenso e della pluralità in un discorso democratico (in senso lato),
ma il flood di commenti e di notizie rende impossibile discriminare le
informazioni importanti e attendibili da quelle che non lo sono.
Organizzarsi per creare delle unità di produzione di contenuti
democratiche e plurali, delle redazioni, è molto più efficace e aumenta
l'affidabilità e la resistenza del sistema alla perpetrazione di
stronzate, leggi fake news.**

In questa prospettiva, la risposta alla domanda di Boyska -grazie per la
chiarezza di pensiero- è impossibile perché la domanda è
(provocatoriamente) sbagliata. Essa presuppone che i social abbiano la
capacità di comunicare informazioni di tipo eterofilico, ovvero
dissonanti con la propria opinione, ma ci sono un'infinità di evidenze
che così non è.
Il fediverso propone un modello interessante di interazione in rete, con
i limiti che scriveva Lesion e Void, ma risponde a delle funzioni
psicologiche molto diverse dall informazione in senso giornalistico.
L'informazione "di massa" va fatta al di fuori delle reti sociali,
altrimenti costringe a svilire la profondità del discorso in favore di
una narrazione accattivante. Sono molto d'accordo che sarebbe più
importante finire nella top ten dei motori di ricerca dell'utenteX,
piuttosto che nella top3 del wall di facebook degli amici tuoi.

Spero che la ricerca di tecniche per aggirare la censura, come il
trasferimento di identità, possa condurre a scenari e casi d'uso che
siano dirompenti (volevo scrivere disruptive). Tuttavia temo che se il
principale fine di questa ricerca è la possibilità di constrastare la
nascita di entità monolitiche all'interno della rete, essa sia destinata
a fallire. Il mercato troverà sempre delle scappatoie e il soluzionismo
tecnologico può offrire degli strumenti che saranno sempre minoritari, o
elitari. Siamo la società più controllata della storia anceh se per
navigare anonimamente basta cliccare sull'applicazione di Tor. Poi
magari mi sbaglio, lo spero, e finisce che Gancio e Bida riescono a
raggiungere più persone di quelle che sono sulla rubrica delle compagne
di Torino, Bologna e Firenze, ma sono poco, pochissimo fiducioso.
La mia disperazione socio-politica, chiamatela anche così, è ripagata da
un'incredibile interesse antropologico per le possibilità aperte dal
fediverso. Per quanto esso sia a me inespugnabile, nel senso che non
riesce davvero a far leva sulla mia dopamina, la possibilità di
immaginare delle interfacce e modalità di interazione nuove, mi
affascina molto.


**
Sta cosa è anche descrivibile in termini di "rigidità" o "inerzia" del
sistema, ovvero della facilità con cui una rete può passare dall'essere
polarizzata sul tema A all'essere polarizzata sul tema Â. I social sono
perdenti in questo, un social come Bida è certamente differente perché
la rete ha dei nodi con forti legami, quindi la sua rigidità è data non
da entità forti ma da legami forti.
Non credo che le pagine facebook abbiano la forza delle redazioni:
perchè ve ne sono troppe e troppo immerse nel mare di utenti. Su twitter
vale pressapoco la stessa cosa, per come lo uso io, seguendo compagni
etc... finisce sempre che mi devo informare da qualche altra parte. Poi
posso ridere dei commenti che vengono fatti al riguardo, ma se dovessi
accedere alle notize tramite twitter sarei socialmente analfabeta.

Baci,
Cocco

PS.


Qui sproloqui contro Fb e la nuova, sempiterna, follia dell'espropriazione.


vorrei solo ricordare che la discussione era nata a partire da una
questione specifica: l'informazione indipendente dal fronte siriano.
quando pensiamo ai mezzi da usare chiediamoci per cosa, benissimo
mastodont o qualunque strumento, ma se "migrazione" significa non
portare piú informazione *anche* sulla piattaforma piú utilizzata per me
non ci siamo... e io voglio raccontare quello che succede in siria anche
a chi non se lo chiede..



cut


il mio punto di vista sulla questione censura con un testo un po' approfondito http://bit.ly/31JZr1h


Penso che il discorso su facebook che sta portando avanti global project
sia ai limiti dell'imbarazzante. Fino a qualche mese fà quando Fb ha
chiuso CasaMerda&Co nessuno ha inneggiato alla libertà di parola,
nessuno ha considerato l'efficacia e la maestosità del gesto. Non è
neanche censura, è silenzio.
Mi sembra come invocare i tribunali per il reato di apologia di fascismo
eppoi dire che i Daspo sono delle misure poco democratiche.
Nel cyberspazio ci sono infinte entità, voodoo se preferite, e bisogna
destreggiarsi tra esse. La pratica di costruire degli strumenti
funzionali alla riproduzione e al miglioramento della _propria_ identità
è la strada giusta. Non possiamo aspettarci che una multinazionale sia
dalla nostra parte, così come i curdi non si aspettavano che Trump li
difendesse da Erdogan. Nel migliore dei casi, è naîf.
L'intento di rendere facebook un common mi sembra un contro senso per
questi motivi:
1. è una piattaforma il cui principale ruolo sociale è il marketing di
prodotti.
2. i principi sociali che la costituiscono sono narcisitici e inneggiano
all'uniformità e socialmente deleteri.
2bis. è uno strumento di spionaggio e fa male alla psiche, dovremmo
proteggercene anziché reclamarlo.
3. per tutto quello detto sopra, e altrove, è inutile dal punto di vista
dell'informazione.
Un tale punto sull'agenda di un movimento è uno svuotare il senso
politico in favore del senso comune, ne possiamo senza dubbio fare a meno

Por favor, senno va a finì che do retta a blackflag

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