[Pacifistat] Sindacato e Regime

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Autore: Stefano Gerosa
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To: pacifistat
Oggetto: [Pacifistat] Sindacato e Regime

Data la natura di questa mailing-list, nata nel mezzo delle
mobilitazioni contro l'invasione dell'Iraq nel 2003, non mi sembra
inopportuno segnalare i fatti che seguono.

Una delegazione del sindacato USB si è recata la scorsa settimana a
Damasco in Siria
<https://internazionale.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=111048&cHash=70d2a944f4&MP=63-1385>
per partecipare ad una "Conferenza internazionale di solidarietà con i
lavoratori e il popolo siriano".

Nel resoconto si possono leggere affermazioni come:

“La resistenza del popolo siriano in questi 6 anni ha gettato le basi
per *una vittoria qualitativa e strategica*, oggi al servizio del mondo
intero”, “il vero obiettivo dell'aggressione alla Siria era quello di
distruggere *un popolo ed un governo* che si oppongono ai complotti
statunitensi e israeliani nella regione, che sostengono il popolo
palestinese e lotta per liberare il Golan siriano occupato da Israele”

Se rimanessero dubbi sulle posizioni di questo sindacato circa la guerra
civile siriana veniamo infine a sapere che:

" Lunedì 10 settembre si è tenuto *un incontro tra i delegati della
Conferenza Internazionale e il presidente Bashar al-Assad, *durante il
quale il leader siriano ha sottolineato l'importanza di confrontarsi con
organizzazioni sindacali che lottano contro i grandi squilibri economici
internazionali, determinati dalle politiche economiche delle grandi
potenze occidentali, al fine di realizzare enormi profitti a spese della
classe operaia.
Il Presidente al-Assad ha infine fatto riferimento al *grande ruolo
svolto dai lavoratori siriani nel corso della storia del paese, ruolo
che si è consolidato in questi anni di lotta contro le organizzazioni
terroristiche*, durante i quali si è continuato a lavorare nonostante la
devastante aggressione, difendendo fisicamente i propri luoghi di
lavoro, le città e i villaggi. Nella visione siriana, ha sottolineato in
un passaggio del suo intervento, il ruolo dei lavoratori è sempre stato
centrale per lo sviluppo armonico della società".

La guerra civile siriana è il conflitto più sanguinoso di questo secolo
<https://en.wikipedia.org/wiki/Casualties_of_the_Syrian_Civil_War> (se
escludiamo la seconda guerra del Congo, cominciata nel 1998): tra i
400.000 e i 600.000 morti (un terzo dei quali civili), 4 milioni di
rifugiati fuori dal paese, 11 milioni di sfollati interni.

La guerra civile siriana è iniziata come un'insurrezione popolare contro
il regime baathista di Assad, una dittatura militare e settaria
travestita da stato laico e "socialisteggiante". Un'insurrezione che
accadeva insieme a quelle che in Tunisia, in Egitto, in Bahrain e in
Yemen avevano scosso e rovesciato regimi delle più diverse collocazioni
confessionali e geo-politiche, una Primavera Araba che aveva mostrato
come fosse possibile un'alternativa al settarismo, alle guerre di
religione e alle guerre inter-statali che da un secolo imprigionano il
Medio-Oriente. Contro questa possibilità tutti regimi della regione, e i
loro alleati, si sono scatenati.

In Siria la repressione durissima che è seguita alla prima fase
(pacifica e di massa, non settaria nè tantomeno fondamentalista ) delle
manifestazioni ha condotto alla militarizzazione del conflitto e
all'inserimento progressivo di numerosissimi attori non-siriani. La
SIria è diventata il campo di una "proxy war" tra potenze regionali e
globali (Usa, Francia, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Iran, Israele),
e luogo di convergenza di altri conflitti, dalla guerra civile irachena
(da cui proviene ISIS) al conflitto curdo.

Qualunque sia l'interpretazione preferita nell'assegnare le colpe e le
responsabilità dei singoli attori è chiaro che il regime di Assad si è
macchiato di crimini orribili, che sarebbe anche troppo lungo elencare:
il 90% delle vittime civili sono opera sua, con la distruzione
sistematica di interi quartieri e città con bombardamenti
indiscriminati, così come il sistema generalizzato di torture e
esecuzioni nelle carceri
<https://www.internazionale.it/notizie/2016/10/05/siria-torture-caesar-foto>,
documentato per esempio da Amnesty International
<https://www.amnesty.org/en/latest/campaigns/2016/08/syria-torture-prisons/>.


Schierarsi al fianco di un regime come quello di Assad, affermando che
si tratti di un bastione "anti-imperialista" (come i suoi alleati Iran e
Russia) o che addirittura rappresenti già ora l'esempio di un sistema
alternativo e migliore a quello "occidentale", è un'assurdità che non mi
metto neppure a criticare (roba da residuati bellici filo-sovietici, da
fascisti o da imbecilli alla Giulietto Chiesa, o una qualunque
combinazione dei tre tipi). Vergognoso, e senza rimedio, che lo faccia
un sindacato addirittura in nome dell'internazionalismo, di cui prese di
posizione come queste rappresentano la sconfessione più eclatante.

Schierarsi a fianco di una qualunque delle parti statali in campo nel
conflitto siriano è l'esatto opposto di un internazionalismo
conseguente, che sa che per definizione i lavoratori, il popolo, non ha
parte alcuna da prendere nelle guerre tra potenze: chi oggi si fa la
guerra sulla pelle dei siriani, domani farà la pace sempre sulla pelle
dei siriani.

Stefano

P.S. Se ce ne fosse bisogno chiarisco che non scrivo questo per ragioni
di bassa polemica sindacale interna, ma perchè penso sia necessario non
tacere nè soprassedere su cose di questa gravità. Per la cronaca sono
stato in USB in Istat dal 2013 al 2017, e quindi ho la mia parte di
responsabilità: ad esempio non mi sono accorto che già nel 2015 una
delegazione di USB era stata in Siria
<https://internazionale.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=84650&cHash=c60f58da74&MP=63-1385>,
con parole d'ordine appena più ambigue ma ugualmente inaccettabili.