Su Casablanca n 28 era apparso un articolo di Mario Ciancarella che commentava la sentenza della Cassazione civile nel cui collegio faceva parte quella giudice Carluccio che poi ha firmato la sentenza del Consiglio di Stato in cui si dice che il ricorso di Ciancarella al Tar sarebbe tardivo. Abbiamo visto che Ciancarella chiede al gen. Tonini capo allora della 46a aerobrigata di sanare la sua posizione nel 1984, quindi il ricorso non è ne' tardivo nè tantomeno Ciancarella è acquiescente. Allora è legittimo chiedersi a Ciancarella e famiglia è stata fatta pagare la posizione su Ustica del Ciancarella in questo ottimo articolo su Casablanca n 28 diretto dall'impagabile giornalista antimafie Graziella Proto? Giudicate voi. un abbraccio. Laura Picchi
Il Missile della Cassazione
Mario Ciancarella
Oltre una ventina le morti sospette. Infarti, suicidi, omicidi, attentati, rapimenti, sparizioni, incidenti stradali e aerei. La strage di Ustica è costellata da una serie di stranezze e misteri. Potenziali testimoni, persone che forse avrebbero potuto fornire elementi utili per ricostruire ciò che avvenne la sera 27 giugno 1980 sul Mar Tirreno morte inspiegabilmente e misteriosamente. Considerato un “inconsapevole depistatore” (un modo forse per evitare di andare a processo), anche l’autore di questo articolo, all’epoca capitano pilota delle F.A. e leader del Movimento Democratico dei Militari, è stato protagonista del dopo Ustica. Si è battuto per far emergere la verità, all’interno e all’esterno dall’esercito, ha pagato con la radiazione, sulla quale pesa il sospetto della falsificazione della firma del Presidente Pertini. Dopo di tutto questo, finalmente arriva: un missile. Ma chi lo ha sparato?
È un “missile” che crea nuovo dolore e fa male e apparirà strano a quanti conoscono minimamente la mia vicenda umana, una vita massacrata dalla e per la vicenda Ustica – che io possa parlare così della sentenza della Cassazione. Ma proprio per tutto ciò che ho subìto, e grazie comunque a un incrollabile rispetto Istituzionale, mantenuto, affermo che questa sentenza rinnova dolore e fa male. Fa male anzitutto perché un sacrosanto diritto risarcitorio viene riconosciuto alle sole poche famiglie che avevano avviato il ricorso civile, e non sembra che la sentenza riesca ad offrire input sufficienti per un’immediata – e doverosa – estensione di tale diritto a tutti i familiari delle vittime della strage. Crea poi nuovo dolore perché, pur riconoscendo che il missile sia stata la causa diretta di quella strage, sembra voler evitare da una parte ogni valutazione sull’irresponsabile ed infondato diverso
pronunciamento delle Corti Penali, e dall’altra non entra nel merito. Cioè, quel missile – se missile è stato – può essere stato sparato (volontariamente e premeditatamente) solo da un nostro velivolo e non da altri. Purtroppo non ci sono altre e diverse possibilità, altri e diversi scenari immaginabili. E quello che più fa male è assistere alla rincorsa sia di alcuni esponenti dell’informazione che di alcuni familiari delle vittime di vecchie ipotesi fantasiose (come la responsabilità diretta francese nell’abbattimento del DC9) e di indifferenza alla sorte di altre vittime. Come Sandro Marcucci che ha dato la vita per la ricerca di percorsi adeguati, e nelle sedi deputate, per poter svelare questa drammatica ed unica verità. C’è tanto sangue, troppo sangue, in questa strage, per potersi dichiarare soddisfatti di una sentenza che appare coraggiosa solo nell’affermazione della “causa missile” ma
si tiene lontana dalle conseguenze di una simile affermazione. Una sentenza che cade per di più nell’attuale vuoto siderale della politica elettoralistica italiana e nella cultura di irresponsabilità e di improntitudine che caratterizza i nostri esponenti politici.
RUOLO DELLA POLITICA E DEI SERVIZI
Il Giudice Priore una volta mi dichiarò personalmente (come gli ho ricordato in una lettera che egli ha documentalmente ricevuto) di non essere intenzionato a indagare il livello politico della strage. Ma questo lo avrebbe costretto (come nei fatti lo ha poi costretto) a snaturare quella che sembrava diretta responsabilità italiana e che veniva ad evidenziarsi dalla sua testarda ed attenta ricerca dell’unica possibile dinamica e verità sulla strage. Costringendosi così a costruire forzati capi di imputazione che ben
era consapevole egli stesso non avrebbero retto al dibattimento. Un dibattimento di fatto svoltosi tra l’altro con un formale rito accusatorio, dopo un’inchiesta inchiodata dall’on. Cossiga al vecchio rito inquisitorio. La mia vita è stata massacrata dalla e per la vicenda Ustica. Ma non solo. Ho subìto da parte di alcuni esponenti di vertice del mondo militare, insofferenti ad ogni istanza di Democrazia, situazioni di aberrazione della legalità democratica, del rispetto dei diritti umani e della verità. La colpa? Aver cercato di oppormi alla consumazione di ignobili e illeciti mistificazioni, che si consumavano nel mondo militare ma avevano sempre la copertura, se non l’esplicito avallo, della volontà politica. Fatti ed episodi che si incrociarono con la tragedia di Ustica. È stato così che si è arrivati ad un provvedimento di radiazione sul quale pesa addirittura il sospetto non infondato (come accerta una perizia calligrafica di parte) della falsificazione della firma del Presidente Pertini sul provvedimento. La strage missilistica non piaceva. Era tabù. La tragedia di Ustica era il risultato di un progetto stragista costruito a tavolino con freddezza e cinismo, realizzato male per via dei conflitti interni ai nostri servizi – tuttavia, per molti non bisognava nemmeno parlarne. Si faceva girare invece l’ipotesi francese astutamente suggerita dall’ambiguo e misterioso Cossiga – Presidente della Repubblica. I sostenitori di tale sciagurata ipotesi, destinata ad occultare per sempre la verità sulla strage, non sembrano cercare nella sentenza quei rigorosi riferimenti alla realtà cui essa avrebbe dovuto riferire
per affermare la vera responsabilità di una strage missilistica. Chi sono i mandanti? Chi sono gli esecutori? Quale movente?
AMBIGUITÀ E COPERTURE ISTITUZIONALI
Eppure sarebbe bastato poco. Sarebbe stato – e sarebbe ancora – sufficiente narrare l’audizione in Commissione Stragi (Commissione Parlamentare di indagine sul fenomeno del Terrorismo e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi) dell’allora CSMA Gen. Arpino, con le sue terribili e spudorate ammissioni – “Ammetto che il Mig possa aver volato qualche giorno prima..., Ammetto che nell’Arma possano esserci stati cialtroni..., Ammetto che abbiano potuto essere stati consegnati alla Magistratura ordini di servizio alterati....” – per chiedere apertamente conto alla politica del ruolo svolto da alcuni suoi esponenti Istituzionali, nella “amnesia del controllo Aereo” e nella ridda di alterazioni della realtà dello scenario della strage. Una sequenza di manipolazioni operate da uomini dell’apparato militare con l’evidente convinzione e garanzia di impunità. Fino all’ultima beffa del codice cripto-NATO per la lettura “reale” dei tracciati radar. Basta rileggersi le dichiarazioni dei Generali imputati non appena conosciuta l’incriminazione: “Se avessimo realmente sbagliato lo
avremmo comunque fatto in obbedienza ad ordini ricevuti”. Sarebbe stato – e sarebbe ancora – sufficiente raccontare l’ambiguità del Ministro Lagorio, a partire dai giorni immediatamente precedenti alla strage – “Una terribile parola, guerra, che era scomparsa da più di trent’anni dal vocabolario dei popoli europei è tornata in questi mesi a far parte del parlare preoccupato del nostro popolo. (…) Dobbiamo poter contare anche (?) sulle Forze Armate, su forze fedeli e sugli uomini”. Qualche giorno dopo in Parlamento si smentì “Non abbiamo da preparare nessuna guerra contro nessuno” – afferma il Ministro, che arriva ad esibire un tono gigionesco – “Il Ministro della Difesa è un pacifista. Io rifiuto l’antico detto latino si vis pacem para bellum”. (...)
Sarebbe necessario uno scatto di dignità delle Istituzioni, dell’informazione, della pubblica opinione – per pretendere che siano avviate quelle scelte minimali per non lasciare nel limbo le responsabilità per le stragi consumate nel nostro Paese e per impedire che si possano rinnovare in avvenire i medesimi percorsi di depistaggio a fini di impunità. Sarebbe sufficiente e necessario anzitutto definire il reato di depistaggio (oggi assente dal nostro codice) e collegare all’imprescrittibilità che caratterizza i reati di strage, tutti i reati minori, oggi prescrivibili in tempi molto brevi, collegabili comunque ad un depistaggio relativo e funzionale ad una strage per assicurare impunità (distruzione di documenti veri – costruzione di documenti falsi – falsa testimonianza). Si tratta di
reati certamente minori, ma assolutamente funzionali al sistematico depistaggio per costruire impunità, dunque in caso di strage assumono la stessa rilevanza della mera esecuzione di ordini. Come avrebbero voluto fare i criminali nazisti per giustificare il proprio operato. Renderli imprescrittibili, quando e se collegati ad una vicenda di strage, significherebbe togliere spazio ad ogni facile sudditanza e passiva subordinazione di fronte a possibili disposizioni illecite e criminali di superiori, militari o politici che siano. Ma c’è anche un altro lungo percorso di cultura democratica che andrebbe promosso nelle nostre Forze Armate rendendo finalmente operativo quell’articolo 4 della Legge sui Principi della Disciplina Militare che, oltre a riconoscere il diritto di sindacato sulla legittimità degli ordini ricevuti, stabiliva il
dovere di disobbedienza per ordini contrari alla legalità e contro le Istituzioni. Su quel percorso molti di noi, Militari Democratici, sono stati letteralmente massacrati
nella loro vita professionale, civile e di relazione. E sarebbe infine necessario che Magistrati audaci si decidessero ad accertare la verità, senza alcuna sudditanza, su ogni violazione della Legge e della Dignità Umana per la strage di Ustica. Lo stesso per ogni altra turpe strage consumata sul nostro territorio e contro il nostro Popolo, per una sudditanza non dichiarata verso le volontà egemoni di altri e diversi Governi tesi al dominio sul mondo attraverso la corruzione e la violenta repressione di ogni “indisciplina”. Possiamo dunque ripartire da questa sentenza, ma per cortesia nessuno esulti o si fermi sull’orlo dell’indicibile e dell’inconfessabile.
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