[movimenti.bicocca] Burocrati contro il resto del mondo

Delete this message

Reply to this message
Autor: EUROPEAN LABORATORY
Data:  
Para: movimenti.bicocca
Assunto: [movimenti.bicocca] Burocrati contro il resto del mondo
 

-------------------------------------
 Burocrati contro il resto del mondo
-------------------------------------

Essenzialmente esistono due tipi di società.

L'una ha la sua organizzazione centrale, lo Stato, posseduto da una
minoranza che fa da sbarramento alla restante più gran parte della
popolazione, così che chi detiene il potere decisionale abbia campo
libero da ostacoli. L'altra ha lo Stato partecipato a tempo
determinato da quanti desiderano dare un proprio contributo, così che
chi detiene il potere decisionale abbia una percezione completa
dell'insieme.

Il primo tipo di società ha il tradizionale Stato tirannico: questo,
essendo i suoi vari poteri proprietà del sovrano e suoi fidi e mai
ritornano al popolo succube, può tranquillamente permettersi di essere
dispotico quanto vuole.

Il secondo tipo di società gode di un evoluto Stato democratico:
questo, essendo i suoi vari poteri appartenenti alla collettività ed a
questa regolarmente ritornano, deve impegnarsi a percorrere una via
approvata, condivisa da tutti.

Chiaramente vi sono società in varia misura intermedie tra questi due
opposti riferimenti. Le società oggi sedicenti moderne, ad esempio,
mantengono tutti i poteri dello Stato (ad eccezione del potere
legislativo, il quale viene regolarmente rimesso in discussione) nelle
mani di una casta di assunti a vita. Questa forma impura di Stato,
quasi completamente tirannico, riesce a beneficiare di una democrazia
minima ché rimane chiusa nell'apice legislativo. Questo, essendo
protetto da una minoranza fidelizzata col posto fisso e la promessa di
far carriera, può permettersi ingerenze di vario tipo nella vita delle
persone e nella conduzione tutta della società.

Come si è giunti ad una forma di Stato così limitatamente democratico
e come si è poi rimasti bloccati in esso?

Quando le divinità avallarono che sui territori, aggrediti da popoli
cui erano state promesse grandi ricompense e conquistati da essi con
l'uso della forza, regnassero gli imperatori, i sovrani, i tiranni,
costoro ebbero il possesso di tutto ciò che si trovava all'interno dei
loro confini. Millennio dopo millennio, secolo dopo secolo, decennio
dopo decennio, le elargizioni alle aristocrazie assottigliarono le
proprietà dei prediletti dagli dei. I monarchi dovettero allora
elargire anche parte del loro potere di decidere il passato, presente
e futuro della loro società. Si aprirono così i primi parlamenti:
dapprima composti da prescelti per stirpe e poi, pian piano, anche
l'aristocrazia essendosi ormai indebolita, da membri, rinnovati su
base periodica ed elettiva, dei nuovi raggruppamenti comparsi.

In effetti la democratizzazione della politica, cioé del potere
decisionale, legislativo, tramite il periodico rinnovo di ogni suo
componente, è processo avvenuto ancor prima che cadessero imperi e
monarchie. E quando in molti Paesi, dopo una fase cruenta della loro
esistenza, i popoli scelsero di abbandonare la forma tirannica per
ricominciare una nuova vita, in quella che avrebbe dovuto essere una
diversa, evoluta, democratica configurazione dello Stato: la
Repubblica, di fatto tutto rimase esattamente come prima, le
rivoluzioni non avendo fatto altro che cacciar via coloro che si erano
impossessati del potere decisionale.

Ogni altro potere dello Stato rimase invece nelle mani di una casta di
assunti a vita.

Le aristocrazie, abili, furbe, intelligenti, coi primi parlamenti
sottrassero potere ai sovrani. I popoli, non solo ieri ma anche oggi,
non si palesano altrettanto bravi. Essi son anzi tardi nel capire la
realtà ed invece di esigere, come loro compete, un accesso ordinato
agli innumerevoli luoghi di potere dello Stato, tramite sistemi di
impiego pubblico inclusivi e non più esclusivi, pretendono di
ascendere direttamente al potere legislativo, mettendo a rischio
interi Paesi con la loro impreparazione. Certo i popoli continuano a
subire ovunque il massiccio inculcamento dei burocrati, vogliosi di
mantenere il posto fisso e proseguire la carriera. Ma, con le immense
risorse culturali di cui dispongono oggi, le persone potrebbero
benissimo fare un passo avanti: interpretando correttamente il passato
per ben guidare il futuro.

Oggi infatti confluiscono interessi e compagini politiche anche molto
diverse: nel capire che, senza liberare i Paesi e le Unioni di Paesi
dai carrieristi pubblici, dai burocrati, dagli assunti a vita nei
pubblici impieghi, detentori d'ogni potere dello Stato ad eccezione
(quasi) fatta per i poteri legislativi, tutto ciò ch'è stato
conquistato nel corso di decenni può scomparire all'improvviso. Forti
e deboli, ricchi e poveri, abbiamo tutti interesse a far sì che le
rivendicazioni popolari, i populismi, si dirigano non direttamente
verso i poteri legislativi bensì dapprima verso gli altri luoghi di
potere dello Stato: rendendoli accessibili tramite moderni sistemi di
assunzione che permettano un regolare ricambio. Solo capendo dove s'è
bloccato il progresso si eviterà di cadere e si potrà finalmente
avanzare.

Ormai gli schieramenti sono ben delineati. Da una parte ci sono i
padroni dello Stato: burocrati, carrieristi pubblici, assunti a vita
negli impieghi/poteri pubblici, i quali permangono in carica anche per
mezzo secolo, tenendo testa a più generazioni di politici. Dall'altra
parte c'è il resto del mondo. Chiunque siamo, quale che sia la nostra
posizione sociale, la nostra povertà o ricchezza, ambulanti o
grossisti, artigiani od industriali, contadini o latifondisti,
nullatenenti o miliardari, abbiamo tutti un unico grande scopo da
perseguire. Se desideriamo vivere un domani degno d'essere vissuto,
dobbiamo rendere democratici gli Stati. Gli assunti a vita nei
pubblici impieghi vanno ovunque rimossi ed al loro posto vanno
assunte, con mandato rigorosamente temporaneo, altre persone con pari
diritti e competenze.

Sia per evitare nuove e regressive rivoluzioni che per rendere
dinamiche, evolutive, fluide, le nostre società, per permetter loro di
scorrere senza intoppi o strappi attraverso il sempre misterioso
territorio della vita, uno ed un solo obiettivo dobbiamo prefiggerci:
ripetere noi, oggi, quello che altri fecero in passato. Un tempo fu
reso democratico il Parlamento. Oggi dobbiamo rendere democratico lo
Stato. Non farlo significherebbe che l'evoluzione umana ha terminato
la sua corsa.

Danilo D'Antonio
Monti del Terremoto
Abruzzo, Centro Italia

+39 339 5014947

Civilmente, legalmente, pacificamente,
rendiamo democratico l'intero Pianeta!

STATO DEMOCRATICO: APERTO E PARTECIPATO
http://hyperlinker.tk/ars/index_it.htm