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Asunto: [peer_to_peer] Copyright, perché i veri sconfitti della riforma sono i cittadini (e non i giganti del web)
Copyright, perché i veri sconfitti della riforma sono i cittadini (e non
i giganti del web)
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/26/copyright-perche-i-veri-sconfitti-della-riforma-sono-i-cittadini-e-non-i-giganti-del-web/5063713/

di Guido Scorza


Il Parlamento europeo, alla fine, ha detto sì e approvato la Direttiva
di riforma della disciplina europea sul diritto d’autore.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/26/copyright-parlamento-ue-approva-la-riforma-equo-compenso-a-chi-detiene-diritto-dautore/5063405/

Si potrebbe dire che hanno vinto i titolari dei diritti d’autore e gli
*editori di giornali* e hanno perso i *giganti del web* o – e qualcuno
nelle prossime ore lo scriverà certamente – che la creatività e la
cultura europee hanno prevalso sulla tecno-industria americana ma si
sbaglierebbe.

In realtà, probabilmente, gli unici veri sconfitti sono
i *cittadini-europei* la cui voce – che pure si è levata forte almeno
negli ultimi mesi – è stata ignorata e bollata dalle stesse Istituzioni
di Bruxelles
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/02/20/copyright-il-giallo-del-post-della-commissione-ue-sul-drago-sputafuoco/4982111/
come il risultato di un processo di condizionamento mediatico di massa
orchestrato dai giganti del web e, come tale, *inattendibile*.

Le ragioni di un giudizio tanto severo sono tante e diverse.
*Eccone alcune*.

La Direttiva non sarà legge nei singoli Paesi dell’Unione prima della
primavera-estate del *2021* il che, nell’economia digitale, significa
un’*era geologica*. È tecnicamente impossibile dire oggi se, domani, le
nuove regole saranno ancora utili a governare un fenomeno – quello della
circolazione dei contenuti online – che realisticamente si presenterà
con tratti sensibilmente diversi.

La Direttiva dovrà essere recepita in tutti i Paesi membri attraverso
una serie di *provvedimenti nazionali* e complice la vaghezza e
approssimazione della formulazione di una serie di disposizioni in essa
contenute è facile ipotizzare che genererà *ventisette leggi diverse*,
trasformando alcuni Paesi dell’Unione in “isole felici” per i titolari
dei diritti e altri in “paradisi” per i gestori delle piattaforme con
buona pace per l’ambizione europea a un *mercato unico digitale*.

La Direttiva è stata, purtroppo, approvata all’esito di un dibattito
tanto rumoroso e chiassoso quanto poco rigoroso e scientifico con la
conseguenza che, nella sostanza, non esiste un solo studio di impatto
della nuova disciplina sul mercato editoriale e su quello dei
*contenuti creativi online*: nessuno è in grado di dire quanto,
effettivamente, gli editori di giornali guadagneranno di più, quanti
editori di giornali continueranno a essere *indicizzati* dalle grandi
piattaforme di aggregazione dei contenuti, quanti *utenti* si vedranno
rifiutare l’upload dei propri contenuti perché il gestore della
piattaforma non avrà
*un accordo di licenza con il titolare dei diritti* su alcuni degli
elementi utilizzati per la produzione del contenuto né quanti titolari
dei diritti guadagneranno effettivamente di più grazie alle nuove regole.

Si è tradito uno dei più elementari principi democratici:
*conoscere per deliberare*.

E non ci sarà da sorprendersi, dunque, se quando tra tre anni sarà,
finalmente, possibile *fare un bilancio*, numeri alla mano, sugli
effetti della Direttiva – che, oggi, per l’ultima volta, a *Strasburgo*,
è stata presentata come *una questione di vita o di morte* per
l’industria editoriale e quella dei contenuti – si scoprirà che gli
editori, purtroppo, hanno raccolto solo qualche spicciolo, che i
giornalisti continuano a essere sottopagati, che i titolari dei diritti
che ricevono qualche euro in più da Google, Facebook & c. sono poche
decine in tutto il mondo, che il livello di *pluralismo*
dell’informazione online è crollato perché i piccoli editori non sono
più indicizzati e aggregati e che piattaforme come Youtube si avviano a
diventare, semplicemente – e tristemente – novelle grandi televisioni
che “trasmettono” i contenuti di una manciata di editori.

A qualche ora dal voto definitivo e quando ormai *il dado è tratto*, c’è
da augurarsi il meglio per l’Europa e, dunque, c’è da augurarsi che non
succederà. Oggi, a microfoni spenti, non c’è nessuno tra gli sponsor
della Direttiva che potrebbe, per davvero, dirsi certo che la nuova
disciplina non sarà un *fallimento*, un flop, un nulla di fatto.

E non basta, perché, purtroppo c’è il rischio ed è concreto – nonostante
lo si sia sin qui raccontato come uno “spauracchio” agitato ad arte
dalle lobby dei *big della Rete* – che il livello di libertà di
informazione online crolli al di sotto della soglia del democraticamente
sostenibile perché, di fatto, è questo va detto senza reticenze, la
Direttiva trasforma i gestori delle grandi piattaforme che sin qui hanno
ospitato contenuti prodotti dagli utenti in editori e, quindi, lascia
loro liberi di scegliere
*quali contenuti pubblicare e quali non pubblicare*.

C’è da augurarsi di sbagliare e che abbiano ragione gli sponsor
dell’approvazione della Direttiva nel liquidare queste preoccupazioni
per la libertà di informazione come argomenti strumentalmente diffusi
dalle lobby dei giganti del web.

E’ andata così, *è democrazia anche questa* e va rispettata anche quando
conduce a conclusioni diverse da quelle che si sarebbero volute.

Ma che sia messo agli atti della storia che non è vero che chi ha sin
qui detto di no alla direttiva non ha a cuore le sorti dell’informazione
e della creatività, che non è vero che la proposta di direttiva non avrà
nessun impatto sugli utenti e, soprattutto, che diritto d’autore e
libertà di informazione sono *facce di una stessa medaglia* e sono
entrambi diritti fondamentali mentre con l’approvazione della Direttiva
si è scelto di super-preoccuparsi del primo e sotto-preoccuparsi del
secondo.

Il tempo è *galantuomo* e non resta che attendere cercando, negli anni
che verranno, di limitare gli effetti negativi delle nuove regole e
esaltare i pochi positivi perché, a prescindere dal fatto che, sin qui,
si sia fatto il tifo per l’approvazione della Direttiva o contro, oggi
la Direttiva è una *legge europea* destinata a governare le nostra vita
sul web, la nostra dieta info-mediatica, la nostra società e la nostra
democrazia.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/26/copyright-perche-i-veri-sconfitti-della-riforma-sono-i-cittadini-e-non-i-giganti-del-web/5063713/
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Robocopyright ACTA 2m 56sec


https://www.youtube.com/watch?v=4-NmUklcbDc

sottotitoli anche in italiano
















































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"Faccio un lavoro che di fatto non è un lavoro, direi che è un modo di
vivere" L. Bertell

"tecnologie appropriate"

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