23 MARZO | MARCIA PER IL CLIMA | BUS DALLA CALABRIA

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Author: Gennaro Montuoro
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To: Rete Cosenza
Subject: 23 MARZO | MARCIA PER IL CLIMA | BUS DALLA CALABRIA
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*BUS DALLA CALABRIA: info/prenotazioni:**BUS DA COSENZA/RENDE/UNICAL*
* (info: 338 5037210)BUS DA REGGIO CAL. (info: 331 2279540 - Fermate a:
Villa S.G., Rosarno, Lamezia T.)*
EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/734913906903651
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[image: BUS-23-MARZO_CALABRIA.jpg]
Il 23 marzo 2019 in migliaia scenderemo in strada per le vie di Roma in una
grande *Marcia per il Clima e contro le Grandi Opere ed Inutili.*
Non serve il governo del cambiamento, serve un cambiamento radicale
#siamoancoraintempo <https://www.facebook.com/hashtag/siamoancoraintempo>

Chi siamo
Siamo i comitati, i movimenti, le associazioni e i singoli che da anni si
battono contro le grandi opere inutili e imposte e per l’inizio di una
nuova mobilitazione contro i cambiamenti climatici e per la salvaguardia
del Pianeta. Abbiamo iniziato questo percorso diversi mesi fa, ritrovandoci
a Venezia lo scorso settembre, poi ancora a Venaus, in Val Susa e in molti
altri luoghi, da nord a sud, dando vita ad assemblee che hanno raccolto
migliaia di partecipazioni. Siamo le donne e gli uomini scesi in Piazza lo
scorso 8 dicembre a Torino, a Padova, Melendugno, Niscemi, Firenze,
Sulmona, Venosa, Trebisacce e in altri luoghi.

Dall’assemblea di Roma del 26 gennaio lanciamo l’invito di ritrovarsi a
Roma il 23 Marzo per una manifestazione nazionale che sappia mettere al
centro le vere priorità del paese e la salute del Pianeta.
Grandi opere e cambiamento climatico
Il modello di sviluppo legato alle Grandi Opere inutili e imposte non è
solo sinonimo, come denunciamo da anni, di spreco di risorse pubbliche, di
corruzione, di devastazione e saccheggio dei nostri territori, di danni
alla salute, ma è anche l’incarnazione di un modello di sviluppo che ci sta
portando sul baratro della catastrofe ecologica.

Il cambiamento climatico è uscito da libri e documentari ed è venuto a
bussare direttamente alla porta di casa nostra.
Nel nostro paese questa situazione globale si declina in modo drammatico.
La mancanza di manutenzione delle infrastrutture, la corruzione e la
cementificazione selvaggia seminano morti e feriti a ogni temporale, a ogni
ondata di maltempo, a ogni terremoto.
Il cosiddetto “governo del cambiamento“ si è rivelato essere in continuità
con tutti i precedenti, non volendo cambiare ciò che c’è di più urgente: un
modello economico predatorio, fatto per riempire le tasche di pochi e
condannare il resto del mondo a una fine certa. Le decisioni degli ultimi
mesi parlano chiaro.

Mentre ancora si tergiversa sull’analisi costi benefici del TAV in Val di
Susa, il governo ha fatto una imbarazzante retromarcia su tutte le altre
grandi opere devastanti sul territorio nazionale: il TAV terzo Valico, il
TAP e la rete SNAM, le Grandi Navi e il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto,
il MUOS in Sicilia, la Pedemontana Veneta, oltre al al tira e molla sul
petrolio e le trivellazioni, con rischio di esiti catastrofici nello Ionio,
in Adriatico, in Basilicata ed in Sicilia.
Giustizia sociale è giustizia climatica

Le catastrofi naturali non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti
nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in
basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata
messa in sicurezza dei territori.
È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove devastazione e
cementificazione distruggono l’ambiente e la natura, ma è vero anche negli
agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati in cui persino i rifiuti
diventano un business redditizio.
È vero non solo dal nord al sud dell’Italia, ma anche dal nord al sud del
nostro pianeta.

Milioni di migranti climatici sono costretti a lasciare le proprie terre
ormai rese inabitabili e vengono respinti sulle coste europee.
Nel nostro paese terremotati e sfollati vivono in situazioni precarie,
carne da campagna elettorale mentre le risorse per la ricostruzione non
sono mai la priorità per alcuna compagine politica.
Quando le popolazioni locali, in Africa come in Europa, provano ad opporsi
a progetti tagliati sui bisogni di multinazionali e lobby cementifere, la
reazione dello Stato è sempre violenta e implacabile.
L’unica proposta “verde” dei nostri governanti è di scaricare non soltanto
le conseguenze, ma anche i costi della crisi ecologica su chi sta in basso.

Noi diciamo che se da una parte la responsabilità di rispondere al
cambiamento climatico è collettiva e interroga i comportamenti di ciascuno
di noi, dall’altra siamo convinti che i costi della transizione ecologica
debbano ricadere sulle spalle dei ricchi, in primis le lobby che in questi
anni si sono arricchite accumulando profitti, a discapito della
collettività e dei beni comuni.

Il sistema delle grandi opere inutili e il capitalismo estrattivo sono
altrettante espressioni del dominio patriarcale che sollecita in maniera
sempre più urgente la necessità di riflessione sul legame tra donne,
soggettività LGBTQIP*A, corpi e territori e sarà uno dei temi portato nelle
piazze dello sciopero transfemminista globale dell’8 marzo.

E’ giunto il momento di capire di cosa il nostro paese e il nostro pianeta
hanno davvero bisogno.
Si comincerà davvero a dare priorità alla lotta al cambiamento climatico
solo alle seguenti condizioni:

– cessando di contrapporre salute e lavoro come invece è stato fatto a
Taranto, dove lo stato di diritto è negato e chi produce morte lo può fare
al riparo da conseguenze legali.

– riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili, del gas e rifiutando
che il paese venga trasformato in un Hub del suddetto gas,

– negando il consumo di suolo per progetti impattanti e nocivi e gestendo
il ciclo dei rifiuti in maniera diversa sul lungo periodo (senza
scorciatoie momentanee) con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini

– praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico
autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e spinto dal
mercato

– abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose e finanziando
interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza
idrogeologica e sismica dei territori , bonifiche, riconversione
energetica, educazione e ricerca ambientali)

– garantendo il diritto all’acqua pubblica

– implementando una nuova Strategia Energetica Nazionale riscritta senza
interessi delle lobbies

– Trovando una soluzione definitva per le scorie nucleari, insistendo sul
disarmo e la riducendo le spese militari

I nostri territori, già inquinati da discariche fuori controllo,
inceneritori e progetti inutili, sono inoltre attaccati e messi a
repentaglio da monoculture e pesticidi che determinano desertificazione e
minano la possibilità di una sempre maggiore autodeterminazione alimentare.

E’ necessario che le risorse pubbliche vengano destinate ad una buona
sanità, alla creazione di servizi adeguati, al sostegno di una scuola
pubblica e di università libere e sganciate dai modelli aziendalisti, ad un
sistema pensionistico decoroso, ad una corretta politica sull’abitare e di
inclusione della popolazione migrante con pari diritti e dignità.

Siamo ancora in tempo per bloccare le grandi opere inutili e inutili
Siamo ancora in tempo per contrastare il cambiamento climatico
Siamo ancora in tempo per decidere NOI il nostro futuro!
<https://www.autistici.org/mailman/listinfo/h2o>
--
*Gennaro MONTUORO*