[Lecce-sf] Rimozioni

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Autore: Silverio Tomeo
Data:  
To: social forum, città plurale, coordinamento antifa
Oggetto: [Lecce-sf] Rimozioni
MINIMIZZARE, RIMUOVERE, NEGARE

Il minimizzare è quell’artificio retorico per cui, a propria convenienza e
giustificazione, si minimizzano fatti di un certo ed evidente rilievo. Usato
anche nel discorso pubblico della politica, in chiave di quello che una
volta si chiamava opportunismo e adesso pragmatismo. Un esempio in chiave
locale? Che il movimento “Andare oltre” sia solo un accidente, un fatto
transuente, provvisorio, e non piuttosto un movimento neofascista che si
autorappresenta come trasversale e con il diritto di agire a tutto campo
nello squagliarsi della dialettica destra-sinistra.

Il rimuovere è un meccanismo studiato dalla psicoanalisi. Lo psiconevrotico
rimuove verità a lui sgradevoli e la guarigione consiste nel far tornare il
rimosso, elaborarlo, accettarlo. La rimozione nel discorso pubblico ha a che
fare con il potere di chi detiene l’ordine del discorso, di ciò che va detto
e di ciò che va interdetto. Un esempio in chiave locale? Va rimosso che
“Andare oltre” è un movimento politico provinciale (ma con ambizioni ben
maggiori) che agisce nel nuovo spazio fascioleghista, al di là della
circostanza di essere alleato, per adesso, con questo o con quello.

Il negare, meglio ancora il denegare, è la reazione psicotica a traumi, a
evidenze sgradevoli che si vogliono annullare e cancellare persino dalla
propria coscienza. Questo meccanismo è detto anche forclusione e non è
curabile col trattamento psicoanalitico. Nel discorso pubblico ha a che fare
con la retorica della più stolida facciatosta ed autocontraddizione in
termini. Un esempio in chiave locale? Sono pubblicamente alleato a un
movimento neofascista come “Andare oltre” che oscilla tra Salvini e
CasaPound, ma sono antifascista e di famiglia antifascista, e nego e non
rispondo su questo fatto di allearmi organicamente con queste frattaglie.

Negare la dialettica destra/sinistra, negare l’utilità del conflitto sociale
anche nella forma moderna dell’opposizione dei molti contro i pochi delle
élites, è negare i fondamenti della dialettica democratica moderna. Ignorare
la discriminante antifascista in politica è trasformismo meridionale. Una
cosa è il pragmatismo democratico e un’altra il pragmatismo senza
discriminanti.

Va affrontata la sfida del civismo riformista a Lecce, nel collasso delle
forme politiche dei partiti, ma senza minimizzare, rimuovere, denegare.
Senza ignorare la dura dialettica del reale che non consiste affatto nel
“solo così a Lecce si cambia”. Lecce diventa l’eccezione. Il laboratorio
dell’oltrismo. Il punto di ricaduta più notevole del trasformismo della
Regione Puglia.

Un ultimo e succinto accenno alla differente declinazione del concetto di
comunità. Per la destra la comunità è organicista, identitaria, gerarchica.
Per la sinistra è porosa, inclusiva, democratica. Fa specie che per
omaggiare la leccesità, vagheggiare un’ idea confusa di cambiamento,
giustificare commistioni improprie e innaturali, si parli di comunità con
linguaggio ambiguo, addirittura rivendicando una visione comune della città
e della nuova politica oltrista. La sinistra deve tornare in Comune,
ritrovando il linguaggio dei valori, dei beni comuni, della città futura da
costruire. E l’antifascismo è sempre la prima bussola per i naviganti, che
possono anche usare vele diverse, ma andando nella stessa direzione.

Silverio Tomeo.





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