03 FEBBRAIO - ASSEMBLEA REGIONALE

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Aihe: 03 FEBBRAIO - ASSEMBLEA REGIONALE
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*SECONDA ASSEMBLEA REGIONALE DEI COMITATI E DEI MOVIMENTI CONTRO LE GRANDI
OPERE INUTILI E IMPOSTE, PER LA GIUSTIZIA AMBIENTALE.*

*VERSO LA MOBILITAZIONE NAZIONALE DI ROMA DEL 23 MARZO.*

L’ 8 dicembre a Trebisacce, in occasione della IX Giornata Mondiale contro
le Grandi Opere Inutili e Imposte e per la Difesa del Pianeta ed in
concomitanza con diverse decine di piazze in tutta Italia, si è tenuta
un'assemblea pubblica regionale autoconvocata che ha messo al centro della
discussione le pratiche in difesa del territorio e l’urgenza di reagire
alle politiche di devastazioni e saccheggio perpetrate ai danni delle
nostre comunità a partire dall'urgenza di bloccare il devastante progetto
del III Megalotto della S.S. 106, le concessioni di ricerca estrazione di
idrocarburi in terra e in mare (in particolare le concessioni “Tempa La
Petrosa” sul Pollino fra Basilicata e Calabria e la perforazione di pozzi
esplorativi fra la foce del Crati e Casoni, entrambi Siti di Importanza
Comunitaria), la paradossale attività della centrale Enel a biomassa
operante nella Valle del Mercure in pieno Parco Nazionale del Pollino e il
più delirante progetto privato di una mega discarica di rifiuti speciali a
Cammarata, nel cuore del distretto agricolo d'eccellenza della Piana d
Sibari o, ancora, il mega progetto di ampliamento della discarica di Scala
Coeli.

In realtà molto più numerose sono le emergenze ambientali e territoriali
che flagellano la nostra regione. L’assemblea infatti, ha visto la
partecipazione di diversi attivisti provenienti da tutta la Calabria in
rappresentanza delle tante lotte in difesa del territorio e contro lo
sfruttamento e la devastazione delle nostre comunità locali.

Il quadro sociale uscito fuori dopo oltre 4 ore di assemblea è stato
chiaro: i territori calabresi e le sue comunità hanno pagato e continuano a
pagare un prezzo elevato in termini di malattie, inquinamento e
devastazioni ambientali e tutto ciò nonostante la Calabria non abbia mai
avuto uno sviluppo industriale che possa giustificare l’attuale scempio
ambientale e socio-sanitario.

La Calabria, negli anni, è diventata la pattumiera d’Italia e, nel
contempo, territorio vergine da sfruttare e conquistare (trivelle,
discariche, inceneritori, grandi impianti inutili e dannosi, depurazione,
accaparramento e privatizzazione delle risorse idriche, ecc.).

A fare cassa i soliti gruppi nazionali ed internazionali (Astaldi,
Impregilo, Cmc, Eni, Total, Veolia, ecc.); a farne le spese l’intera
comunità calabrese e, tra essa, le fasce sociali povere e precarie.

Nessuno “sviluppo” dunque, nessun posto di lavoro reale ma soltanto false
promesse elettorali; povertà, miseria e marginalità sociale oggi la fanno
da padrona nel Mezzogiorno. Non è un caso se la Calabria risulta tra le
Regioni più povere e depresse d’Europa e con livelli di accesso alle cure
ad alla sanità tra le peggiori dell’Unione.

Le numerose realtà presenti all’assemblea di Trebisacce hanno portato nel
dibattito le diverse urgenze ambientali e sociali in cui sono impegnate da
anni, convergendo assieme sulla necessità di porre al centro della prossima
agenda sociale alcune questioni dirimenti:

• tutto il territorio regionale, già abbondantemente flagellato dalla
mancanza di servizi essenziali legati soprattutto alla sanità e alla
viabilità, diventa di fatto territorio coloniale al servizio della
predazione neoliberista che non prevede alcuna ricompensa se non in termini
di inquinamento e malattie correlate, improduttività agricola e culturale,
disgregazione sociale e mistificazione identitaria;

• i circa 1,5 miliardi di euro di costi imputabili all'attuale tracciato
previsto dal III Megalotto della SSS106 e i tanti altri miliardi di euro
sprecati per altrettante grandi opere inutili e dannose sparse sul
territorio regionale, diventerebbero molto più utili e vicini alle esigenze
delle popolazioni se fossero investiti nel recuperare il grave dissesto
idrogeologico, per normalizzare la situazione sanitaria, per ripristinare e
migliorare la viabilità interna, interpoderale e rurale, per incrementare
le attività di valorizzazione e ricerca archeologica, storica,
naturalistica e antropologica e realizzare un'offerta turistica, culturale,
enogastronomica e naturalistica integrata ed ecosostenibile;

• ridare centralità alle forme della democrazia diretta, della
partecipazione attiva e dell’autogoverno dei territori come unico antidoto
alle pratiche capestro che hanno caratterizzato per decenni le politiche
regionali e nazionale: rivendicare, qui ed ora, la necessità che a decidere
sulla propria vita e sul proprio futuro debbano essere le comunità locali e
non una ristretta élite politica;

• promuovere processi che vedano protagonisti gli abitanti dei territori, i
comitati popolari, le organizzazioni sociali e le comunità locali nella
costruzione di mobilitazioni in difesa del territorio e della salute, per
la riappropriazione sociale dei beni comuni, per una nuova economia sociale
territoriale che metta al centro dell’agire l’autogestione, l’autogoverno e
forme sperimentali di democrazia diretta, allontanando dal proprio agire
quotidiano il meccanismo della delega e delle scorciatoie elettoralistiche.
Tutto ciò è la base per la costruzione di una nuova soggettività che sappia
mettere in campo un’economia socialmente ed ecologicamente orientata,
partendo dalla condivisione collettiva su cosa, come, dove e per chi
produrre; che si riappropri della ricchezza sociale prodotta per garantire
redistribuzione e investimenti socialmente utili; che faccia della
partecipazione sociale diretta l’humus per una nuova società;

• la necessità di inquadrare qualsiasi lotta condotta all’interno dei
nostri territori in una dinamica di contrasto e opposizione attiva rispetto
alle strategie politico-economiche che trovano espressione nei cosiddetti
trattati commerciali di “libero scambio” (TTIP, CETA, ecc.), accordi
transnazionali il cui unico scopo è quello di garantire libertà di azione e
di espansione alle grandi corporazioni, legando le prospettive di profitto
all’abbattimento di quelle che vengono denominate “barriere non tariffarie”
(ovvero i diritti e le garanzie a tutela del cittadino, del lavoratore, del
consumatore e, non ultimo, dell’ambiente).La ratifica di tali accordi – è
stato sottolineato durante l’incontro sia dal rappresentante del movimento
Stop TTIP Calabria che da quello della Coldiretti – comporta un rischio
altissimo per il benessere delle comunità locali, sia in termini di
sfruttamento del territorio, sia in quanto espropriazione di autonomia
decisionale. Anche su questo punto l’atteggiamento del governo si sta
dimostrando particolarmente ambiguo, per non dire schizofrenico, con la
proclamazione a gran voce (si veda la campagna elettorale del M5S) della
propria contrarietà a simili trattati, in contraddizione con il recente via
libera concesso dal MiSE all’accordo UE-Giappone e con l’assenso espresso
rispetto al patto con il Vietnam;

• la presenza di una delegazione lucana di ritorno da Riace, dopo tre
giorni di studio e solidarietà nel paese della locride ha permesso di
legare l'analisi delle vicende del cosiddetto “modello di accoglienza” di
Riace a quella dei temi propri della giornata. Riace fa paura non solo
perché ha saputo declinare il problema dell'accoglienza in un'opportunità
di crescita comunitaria a partire dalla considerazione paritaria dell'altro
in un processo virtuoso che ha annichilito le gerarchie e l'odine semantico
che inquadra le persone fra quelle che danno e quelle che ricevono... Riace
fa paura perché questo incontro paritario è potuto accadere sulla base di
un'autorganizzazione e di un'autogestione delle risorse naturali,
produttive e culturali del luogo che hanno portato il paese a essere, oltre
a un modello di accoglienza (termine abbastanza critico e politicamente
ambiguo per chi scrive), un tentativo reale di economia circolare
ecosostenibile;

• l'ostinata non accettazione e opposizione a qualsiasi discorso falsamente
ecologista che risulta sempre funzionale a interessi di parte o di natura
elettorale: da un lato infatti, il discorso di amministratori locali e
regionali che si pavoneggino parlando di sviluppo e difesa dei territori
esponendo però - di fatto - le popolazioni al saccheggio sanitario,
ecologico, paesaggistico e delle risorse produttive e culturali;
dall'altro, l’ecologismo opportunista dell’attuale governo Giallo/Verde e,
nella fattispecie, del M5S che non intravede alcuna contraddizione nel
votare compattamente un dispositivo come il D.L. Salvini che nega la
protezione umanitaria a persone che molto spesso sono costrette alla fuga e
a rischiare la propria vita in conseguenza anche di immani disastri
ambientali e climatici prodotti nelle loro terre dalle multinazionali e dai
Governi del mondo capitalista occidentale. Un Governo – è giusto ricordarlo
- che con la stessa disinvoltura promette l’elemosina di un reddito di
cittadinanza finanziato, in accordo con l’UE, con 18 miliardi di
privatizzazioni di beni pubblici;

• l'urgenza, espressa a più riprese durante l’assemblea, di ridare vita e
forza a un coordinamento regionale di realtà impegnate a difesa del
territorio, contro le grandi opere inutile ed imposte e per la giustizia
ambientale, che sappia produrre una mappatura delle crisi e dei conflitti
ambientali in Calabria, che sappia analizzare e produrre una strategia
comunicativa efficace e un'alternativa di proposte e soluzioni.

La convinzione che ha spinto le diverse realtà ad autoconvocarsi a
Trebisacce è che non esiste nessun tipo di avanzamento delle lotte contro
la crisi, l’austerità e la devastazione territoriale senza la creazione di
un rapporto di forza reale, fatto di corpi in carne ed ossa, di uomini e
donne che divengono forza sociale impattante proprio nei processi di
autorganizzazione.

È con questo spirito che le diverse realtà regionali si autoconvocano
domenica 3 FEBBRAIO 2019 a Rende (ore 16:00 | Spa Arrow – Via Panagulis)
con la volontà di riprendere un percorso - mai del tutto abbandonato - ma
soprattutto per riprendersi il proprio futuro, qui ed ora!

*Terre di Calabria, 16.01.2019*

*I COMITATI, I MOVIMENTI E LE REALTÀ SOCIALI CALABRESI CONTRO LE GRANDI
OPERE INUTILI ED IMPOSTE E PER LA GIUSTIZIA AMBIENTALE*

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*Gennaro MONTUORO*