Re: [Hackmeeting] report assemblea

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Autore: Accattone
Data:  
To: hackmeeting
Oggetto: Re: [Hackmeeting] report assemblea
Parole che fa piacere leggere.
E top-quotare...
:-)
Grazie per aver reso pi? bella la mia giornata.
Un abbraccio,
Accattone
On 05/12/2018 15:28, [1]pinke@??? wrote:

     saro' lunga. perdonatemi. ma non c'ero all'assemblea a napoli.
     e invece ci tenevo molto a dire la mia.
     a volte si vede molto bene la pagliuzza del potere esercitato dagli
     altri e non ci si accorge della trave di potere che esercitiamo noi
     stessi.
     mi tocca pure fare citazioni bibliche, pensate come sto messa.
     vi racconto un esempio.
     qualche anno fa a firenze, all'emerson, abbiamo imbastito una lotta
     per ottenere un giardino autogestito nel nostro quartiere. un
     quartiere assediato dal cemento e dalla speculazione edilizia, dove
     mancano spazi collettivi. un quartiere che peraltro inizialmente
     aveva risposto con molto entusiasmo e aveva partecipato alla lotta
     con noi. piano piano, per varie ragioni complesse, questa lotta si
     e' affievolita, e' scemata, ha perso di importanza. quel giardino
     non l'abbiamo mai conquistato. ecco, per me questo e' stato e rimane
     un nodo in gola, un qualcosa di irrisolto e frustrante.
     ho insistito tanto con la mia assemblea, ho puntato i piedi fin
     quasi al limite del forzare. fin quasi. perche' poi fortunatamente
     mi sono accorta di cosa stavo facendo: stavo cercando di imporre al
     resto del collettivo una mia visione strategica che consideravo
     necessaria. mi sono girata e ho visto che dietro non avevo nessuno e
     allora ho capito che quel giardino era meno importante del mio
     collettivo.
     ecco. a volte capita. e mi sembra a volte capiti anche qui dentro,
     ed e' secondo me una dinamica da analizzare e schivare.
     io ho vissuto la questione del "quest'anno ad urupia si / quest'anno
     ad urupia no" con disagio. ho sentito piu' volte che si cercava di
     imporre un ragionamento teorico senza ascoltare davvero cosa
     dicevano le persone con cui si parlava. ho percepito un gran
     tagliare corto su obiezioni che io reputavo cruciali e
     un'insinstenza di cui non capivo l'urgenza. e il fatto che una cosa
     risulti urgente per un* e non per l'altr* dovrebbe far riflettere
     che forse il discorso non e' condiviso allo stesso modo. la
     conseguenza non puo' essere che questa condivisione venga forzata.
     mi sono anche stupita del fatto che alcun* consideravano come gia'
     presa una decisione sui cui invece erano stati posti molti dubbi che
     non avevano trovato risposta nel corso dell'anno.
     c'e' un'altra cosa che mi mette molto a disagio, e in cui invece mi
     sto imbattendo spesso:
     i punti di vista imposti attraverso una didattica verticale.
     si considera importante un discorso (di nuovo) e ci si convince che
     sia necessario farlo "imparare" anche agli altri e le altre. si
     usano vari metodi, i regolamenti burocratici, l'insistenza, la
     retorica, e la didattica verticale.
     i regolamenti burocratici: se qualcun* ha scritto un decalogo chiaro
     e rigido e' evidente che il discorso e' importante e _deve_ trovarci
     d'accordo.
     l'insistenza: ripetere il mio discorso molte volte insistentemente,
     e' come dire che l'altr* non l'ha capito, che non ne ha colto
     l'importanza. si mette l'altr* in una posizione di inferiorita', di
     discente o di colpevole incomprensione.
     la retorica: si usano molte argomentazioni, si inonda di parole
     l'altr*, non lo si ascolta mai veramente, perche' il suo ruolo e'
     ancora una volta quello passivo di discente.
     la didattica verticale: si mette l'altr* nella condizione di
     sentirsi in difetto, di dover imparare qualcosa che non sapeva. come
     se la propria opinione fosse un "sapere" da impartire e far
     imparare, e non un discorso da affrontare e conquistare insieme.
     tutto questo genera tensione, mette a disagio, crea frizioni.
     perche' anche se e' fatto con le migliori intenzioni del mondo (il
     discorso che si considera veramente veramente importante e che tutt*
     devono capire) finisce col diventare un esercizio di potere dell'una
     sull'altra.
     ecco, invece secondo me alle cose si dovrebbe arrivare insieme. con
     i tempi di tutte e la fatica collettiva che questo comporta. perche'
     ognun* di noi ha il suo portato di esperienze, la sua visione del
     mondo, le sue sensibilita'.
     e quando a quel discorso che si voleva far apprendere didatticamente
     ci arriveremo invece insieme sara' in modo bellissimo e duraturo,
     perche' lo avremo fatto infilandoci dentro ognun* qualcosa di
     nostro.
     riportando tutto a una dimensione meno astratta:
     alla plenaria di genova erano stati esposti molti dubbi sulla
     proposta di urupia. che poi erano in parte gli stessi dubbi espressi
     nell'anno precedente. in primis si era chiesta una conoscenza
     reciproca e reciproca vuol dire reciproca. non vuol dire che c'e' un
     mediatore o una mediatrice che vanno in missione esplorativa e
     lavorano al posto del resto del collettivo e gli altr* "fanno a
     fidasse".
     questa conoscenza reciproca in quest'anno non c'e' stata, le
     affinita' e i legami da stringere tra il mondo dell'autogestione
     rurale e quello dell'autogestione acara sono un discorso teorico
     affascinante, ma astratto per tutt* quell* che non l'hanno vissuto.
     proprio perche', appunto, questa conoscenza reciproca non c'e'
     stata.
     per cui il rischio di sentirsi ed essere percepiti come ospiti a me
     pare ancora chiaro e pesante.
     e, tanto per essere chiara, lo dico pur conoscendo molto bene
     mondeggi (per esempio).
     ecco. perche' vorrei che si capisse che la questione importante per
     me e' come si fanno le cose e come si cresce insieme, non se fare o
     meno l'hackmeeting a urupia (che alla peggio veniva un po' meno
     bello del solito e pazienza).
     vi abbraccio anch'io
     per davvero, perche' ci sono pochi ambiti dove ci si puo' sentire
     libere di affrontare insieme le cose con questo livello di
     complessita'.
     _______________________________________________
     Hackmeeting mailing list
     [2]Hackmeeting@???
     [3]https://www.autistici.org/mailman/listinfo/hackmeeting


--


"L'anarchismo non ? la visione, basata su congetture, di una societ? futura, ma
la descrizione di un modo umano di organizzarsi radicato nell'esperienza di vita
quotidiana, che funziona a fianco delle tendenze spiccatamente autoritarie dell
a nostra societ? e nonostante quelle"

Colin Ward

References

1. mailto:pinke@inventati.org
2. mailto:Hackmeeting@inventati.org
3. https://www.autistici.org/mailman/listinfo/hackmeeting