[NuovoLab] Chi ha finanziato Giorgia Meloni

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著者: Antonio Bruno
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Esclusivo: ecco chi ha finanziato Giorgia Meloni
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Esclusivo: ecco chi ha finanziato Giorgia Meloni
Tra le donazioni più generose ricevute dalla leader di Fratelli d'Italia c'è quella di Ylenia Lucaselli. Che così è stata accolta a braccia aperte nel partito. E ora è neoparlamentare con un ruolo in una multinazionale americana
DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
04 ottobre 2018




Fratelli d’Italia, ma anche degli Stati Uniti. Non solo perché Giorgia Meloni ha abbracciato con entusiasmo il movimento lanciato dall’americano Steve Bannon, quello che mira a creare la rete internazionale dei populisti-sovranisti contro l’Europa dei “poteri forti, delle multinazionali e dei burocrati”. Fratelli d’Italia strizza l’occhio all’America trumpiana anche perché il contributo di gran lunga più generoso al partito è arrivato da nomi che riconducono a una multinazionale made in Usa: messi insieme Ylenjia Lucaselli, Daniel Hager e la Hc Consulting Srl hanno infatti regalato al piccolo partito nazionalista 200 mila euro . Hager e Lucaselli sono marito e moglie. La famiglia di Hager è azionista della Southern Glazer’s Wine and Spirits, la più grande azienda statunitense della distribuzione di vini e alcolici (secondo stime di Forbes nel 2016 ha fatturato 16,5 miliardi di dollari e distribuito 60 milioni di bottiglie di vino italiane negli States).

Una multinazionale americana che finanzia un partito sovranista italiano? Succede anche questo nel tortuoso mondo del neonazionalismo. E non è l’unica contraddizione, perché la Southern Glazer’s è da poco entrata anche nel business della cannabis legale in Canada, settore che in teoria Meloni e i suoi vedono come fumo negli occhi. Ma d’altra parte come dire di no a 200 mila euro.
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La leader di Fratelli d’Italia, da sempre in prima linea contro la burocrazia europea, ha fondato vicino a Bruxelles un movimento politico che potrà essere finanziato dall'Unione. Allo stesso indirizzo è stata registrata anche una fondazione amministrata da estremisti di destra indagati per spionaggio a favore della Russia

La stessa Lucaselli lavora per il gruppo americano: avvocato, appassionata di vino biologico e made in Italy, lo scorso 4 marzo è stata eletta alla Camera proprio con Fratelli d’Italia. Una new entry la cui unica esperienza in politica risale alle Regionali di Puglia nel 2010: candidata con il Pd a sostegno della sinistra con Nichi Vendola. All’epoca l’avvocato non ebbe grande successo. Oggi invece siede in Parlamento con i sovranisti che guardano ai dazi di Trump con ammirazione.

Certo, c’è da dire che Lucaselli ha avuto il notevole vantaggio di correre da numero uno nei listini proporzionali in Emilia Romagna. Del resto è stata molto generosa con i suoi nuovi compagni di avventura politica: a suo nome ha versato 90 mila prima delle elezioni. Una cifra che fa impallidire un pezzo da novanta del partito qual è Ignazio La Russa, che ne ha versati molti meno nello stesso periodo.

Ai denari firmati Lucaselli vanno poi aggiunti i restanti 110 mila euro: 95 mila euro donati a nome del marito e 15 mila arrivati dalla loro società italiana di logistica, la H.c. Consulting di Livorno. L’intento politico di Lucaselli e del suo partito è di difendere i prodotti dell’agroindustria nostrana. C’è però da capire, vista la sua vicinanza alla multinazionale, nell’interesse di chi lo faccia. Dei produttori di vino italiani o della società statunitense che li distribuisce oltreoceano? Un mix di interessi che, comunque la si guardi, resterebbero delusi dall’eventuale imposizione di dazi sulle importazioni minacciato dall’amato Trump.

Scorrendo l’elenco dei finanziatori ufficiali di Meloni troviamo poi un’altra sorpresa, questa più coerente con gli ideali del suo partito. Fratelli d’Italia ha infatti ricevuto un bonifico da 20 mila euro, poco prima delle elezioni del 4 marzo, da Vincenzo Onorato . È l’armatore napoletano che controlla le compagnie Moby, Tirrenia e Toremar, punite dall’Antitrust con una multa da 29 milioni per abuso di posizione dominante sulle rotte verso la Sardegna.

Due settimane dopo il voto, sul profilo Facebook di Meloni è apparso un post a proposito dell’armatore: non per ringraziare della donazione, ma per schierare il partito a favore della controversa pubblicità delle compagnie di Onorato. Quella che invitava i passeggeri a scegliere solo le società che impiegano personale italiano.

Espresso