Condivido la critica e le analisi fatte da CyberAntifa, dovrebbe essere
posto piu' l'accento sulle metodologie comunicative, sulle dinamiche di
comunicazione / informazione.
Se infatti partiamo da presupposto che la comunicazione e informazione "
"libera" " non è possibile nei social a livello strutturale (poi un
sigolo può farlo personalmente cercando e mageggiando ma non sta lì il
punto), fare resistenza interna nel social perde completamente di
valenza, nel senso che magari possiamo evitare (fino a un certo punto)
la profilazione o essere coscienti di come funziona personalmente, ciò
però non porta a costruire niente a livello di comunicazio e informazione.
Adagiarsi sugli allora di dire "tanto è comodo e funziona" perché riesco
a pubblicizzare eventi e farci venire gente è anche lì un tranello,
funziona perché il social è fatto per fare pubblicità[1], ma di sicuro
non per creare discussioni politiche o in generare riflessioni critiche.
Il 20/05/2018 23:36, blackflag ha scritto:
> On 05/19/2018 05:59 PM, CyberAntifa wrote:
>> La nostra possibilità sta piuttosto nelllo sviluppo di pratiche e di
>> strumenti per usare la rete secondo i nostri desideri e le nostre
>> utilità.
>> Il punto di capire le "nostre ultilità" non è per niente banale, anche
perché presuppone avere una critica chiara degli altri strumenti e saper
diffondere la propria critica, quindi aver analizzato cosa sono le
diverse tipologie di comunicazione e informazione.
> semplicemente risponderti: "e Indymedia"?
Si beh... ma non mi sembra un cattivo punto di
partenza, se vogliamo avere delle alternative condivise bisognerebbe
coltivare uno "spazio" come indymedia è stato.
Probabilmente dobbiamo anche capire che la divisione "utente" e
"fornitore di servizio" è da superare (questo strumenti di comunicazione
distribuiti /P2P lo rendono possibile), con ciò vorrei dire che non
dobbiamo "salvare" le persone da facebook o avere come obbiettivo primo
far migrare la maggior quantità di persone in un nuovo strumento di
comunicazione in cui loro sono semplicemente utenti più coscenziosi. Per
ora cercherei di creare delle alternative serie, con serie voglio dire
che portano dietro una critica il più possibile radicale
all'informazione e alla comunicazione, e non che si fermino a dire "mo'
non mi profilano più i dati, fanculo cambridge analytics" o " va che
bello ora non dipendo più da un azienda che ha tutti i miei dati
centralizzati nel loro server".
> Ora, visto che siamo la societa' dell'informazione e il limite di
> Shannon lo abbiamo
> passato gia' da un po', ti direi di fare proposte concrete, applicabili
> e verificabili.
> E' vero ciò che dici! D'altra parte proporre una nuova piattaforma
supermegapotente che potenzialmente ti fa fare tutto ciò che sono le
nostre necessità rispettando il più possibile i nostri principi, può
anche essere inutile se non c'è una comunity o delle persone che mettono
in discussione ciò che si trovano davanti e non capiscono come
"usarla"(non nel senso d usabilità). Credo, nella mia ignoranza, che sia
difficile avere delle proposte concrete che quindi siano anche
verificabili o che diano una "soluzione" se abbiamo le idee ancora vaghe
sul problema.
Quindi il primo punto secondo me è ripartire a farsi delle domande alla base "tipo Indymedia" ma nella situazione odierna, magari siamo stanchi di farcele... però non ne siamo mai giunti ad una da portare avanti su cui strutturare delle piattaforme alternative che hanno avuto "successo".
[1]Non è neanche vero del tutto che funziona per fare pubblicità. Solo
attraverso la profilazione dell'utente, "affinità" ecc.. i parametri
insomma dell'algoritmo, viene scelta la diffusione. Se l'informazione ha
rilevanza viene dosata e spesso nei "soliti" giri, far sì che le
informazioni davvero si diffondano serendipicamente(poi.. vogliamo
davvero questo) vuol dire lavorare di olio e gomito facendo like,
commenti, mettendo immagini, e mantenedo la pagina attiva (nel senso di
facebook, se si riempie la pagina di pippozzi di 300 righe per
l'algoritmo è marginale). Questo per dire che la "condivisione" o la
diffusione di una pagina non è gratis sui social (anche perché se si
vuole avere un certo range di diffusione bisogna davvero pagarlo con i
soldi). A questo punto magari è meglio trovare un modo alternativo di
diffondere notizie ed eventi magari facendosi un po' il culo ed evitando
la falsa comodità dei SN.