Re: [Hackmeeting] Resistenza alle piattaforme

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Aihe: Re: [Hackmeeting] Resistenza alle piattaforme


On 05/19/2018 05:59 PM, CyberAntifa wrote:
> Con questa mail voglio lanciare una proposta di sviluppo di network
> alternativi di "resistenza" alle piattaforme che ci opprimono.
>
> Comincio con una serie di considerazioni che sono un po prolisse e forse
> un po noiose ma credo siano necessarie per capire bene le ragioni che
> rendono necessari tali sviluppi, se si vuole conservare un po di libertà
> in rete.
>
> Il social network è diventato la prigione dell'umanità.
> E' uno strumento di controllo globale sempre più pervasivo e intrusivo
> della nostra vita e nello stesso tempo è sempre più difficile
> rinunciarvi.
> Esso è uno strumento molto sofisticato che viene propinato gratis come
> una mega-utility gratuita ma le cui dinamiche portano a un verio e
> proprio processo di "accumulazione originaria", nel vero senso marxiano
> del termine, delle relazioni sociali tra tutti noi.
> Il social ha una molteplicità di funzioni tutte tendenzialmete negative
> e contro i nostri interessi tra le quali le seguenti:
> -impossessamento dei nostri contenuti (foto, filamati, testi, post,
> chat...) che al di la dell'utilità immediata di averli sempre a portata
> di mano tramite le app sullo smartphone diventa di fatto una attività
> estrattiva delle nostre informazioni e dati;
> -profilazione avanzatissima e super-selettiva, compiuta grazie a tale
> mole di dati immessa spontaneamente da tutti gli utenti, attraverso la
> quale i sistemi che governano i social rilevano i nostri gusti sia a
> fini di marketing, sia a fini di propaganda;
> -controllo completo di tutto ciò che facciamo e persino dei nostri
> pensieri e opinioni; questa funzione ha un aspetto preoccupante anche
> sotto il profilo direttamente repressivo: infatti una opinione espressa
> sul social, che se fosse detta tra un gruppo di amici in un bar sarebbe
> considerata una legittima libertà di espressione;
> un caso molto emblematico è stata la recente condanna di una compagna
> per la sua opinione espressa sul suo diario su FB sul sindaco di
> Ventimiglia in merito alla questione dei migranti.
>
> Tutto ciò dimostra che il social che tanto "magnanimamente" ci regalano
> in realtà sono una mostruosa piovra che risucchia le nostre vite e ci
> penetra sempre di più.
> Infatti fino a non molti anni fa (meno di 10) quando gli smartphone
> abbastanza potenti con banda larga mobile non erano nelle mani di tutti,
> ci collegavamo al social network via web dal pc fisso di casa e il
> social non ci stava addosso tutto il giorno.
>
> Adesso, almeno per la maggior parte degli utenti di internet, si
> comunica molto più via social che per contatto umano tra persone, qusto
> grazie alla tecnologia che ha messo nelle mani di tutti gli smartphone
> multimediali sempre online.
> Sono evidenti alcuni effetti di come il social influenza e domina il
> modo stesso di essere delle persone:
> -la creatività è a zero perchè il social decide le modalità di
> esprimersi (testi senza poter mettere la maggior parte delle
> caratteristiche dell'html, scritte formattate secondo uno schema rigido,
> un interfaccia che invita esplicitamente a modi di esprimersi con i
> selfies che siano il più sensazionalista o narcisistico possibile, per
> attirare l'attenzione);
> -lo spessore dei modi di esprimersi nei post e nei commenti si è
> livellato verso il più basso possibile anche per motivi pratici: di
> fronte a una valanga di commenti qualunquisti, razzisti, aggressivi e
> "di stomaco", ha molto più buon gioco la massa che si adegua all'andazzo
> generale sparando battute e insulti che via smartphone sono molto più
> agevoli rispetto a una riflessione seria per confutare tutto questo
> assordante rumore di fondo, fatto di belati e latrati generalizzati
> (ammesso e non concesso che ne valga la pena di discutere con un intero
> gregge globalizzato di capre qualunquite): sparare battutacce e insulti
> via smartphone richede 10 secondi, tempo che chiunque può avere in
> qualsiasi momento della giornata, mentre per fare un commento articolato
> bisogna possibilmente avere del tempo da dedicare e raggiungere un pc
> per non impazzire per ore a scrivere sul touch screen.
>
> I tag, le emoticons, gli "adesivi", le interfacce per postare foto e
> "selfies", le formattazioni ammesse del testo inserito (si può usare
> solo il carattere di FB su FB, di quella dimensione, di stile neutro,
> solo di colore nero, senza quindi poter usare tutto quello che ci offre
> l'HTML da 20 anni e passa) sono la vera e propria neolingua orwelliana
> digitale con cui si esprimono i millenials sempre con lo smartphone in
> mano.
> Proprio come nel romanzo 1984 di Orwell tale neolingua è strutturata per
> impedire la stessa formulazione di contenuti che esulano dal modo con
> cui il social vuole forzarci a esprimerci e comunicare.
> A rendere la cosa ancora più beffarda è il fatto che, mentre in 1984 si
> descriveva un mondo brutto, tetro ed angosciante che vedeva nel brutto
> televisore presente un po ouvunque lo strumento di controllo di massa,
> nel mondo attuale dove domina lo smartphone (e da qui a pochi anni
> domineranno dispositivi direttamente impiantati nel nostro organismo in
> grado di controllare anche biologicamente la nostra esistenza) tali
> strumenti, appunto gli smartphone hanno una capacità di controllo molto
> più spinta e sofisticata e soprattutto non sono i brutti televisori che
> si subiscono volenti o nolenti: basti pensare solo alle code che si
> formano per accaparrarsi l'ultimo modello di I-Phone a 800 euro o giù di
> lì!
> Hanno preso gli stumenti oppressivi e angoscianti dello scenario
> orwelliano e che apparivano come tali, li hanno di molto potenziati e li
> hanno resi attraenti, cool, troppo fighi, tanto che tutti corrono a
> comprarseli.
>
> C'è qualche possibilità di sottrarsi almeno in parte a tutto questo.
> Rinchiudersi come degli eremiti fuori dalla rete è del tutto inefficace
> per cambiare lo status quo.
> Se da un lato non c'è possibilità di vincere contro i padroni del mondo
> digitale sempre più reale mettendosi sullo stesso piano allo stesso modo
> non batteremo mai l' "industria 4.0", il "capitalismo 4.0" e il "potere
> 4.0" mai con una sorta di "luddismo 4.0".
>
> La nostra possibilità sta piuttosto nelllo sviluppo di pratiche e di
> strumenti per usare la rete secondo i nostri desideri e le nostre
> utilità.
>
> Ci sono tuttora vari progetti in piedi di social alternativi, come per
> esempio Diaspora* che introduce una novità interessante che è quella di
> poter creare dei nodi (pod) autogestiti e permette anche di hostarli
> sulla darknet (ce ne sono vari).
> Questo progetto si distingue anche per il fatto di offrire anche una app
> per Android, cosa che la maggior parte degli sviluppi alternativi non
> offre.
> Non ha avuto grande seguito, nonostante sia stato lanciato da 6 o 7 anni
> probabilmente per un difetto di impostazione di fondo: esso si ripropone
> come una alternativa a FB e ne riproduce alcuni dei suoi difetti
> maggiori, a partire dal fatto che anche esso gestisce in maniera
> centralizzata i profili utente.
> E' vero che esso non è un "moloch" che risucchia tutto in un unica
> entità sopra di noi come fa FB e gli altri social ed è altresì vero che
> si tratta più che di un network di un arcipelago di nodi ogniuno dei
> quali sceglie o meno con chi federarsi, ma il concetto è sempre lo
> stesso: uno si registra e consegna in qualche modo il proprio essere
> digitale ai gestore del nodo scelto.
> E' una sorta di arcipelago digitale che concorre contro il pianeta
> Facebook con mezzi, contenuti e funzionalità incommensurabilmente più
> ridotte.
> Diaspora* ha una cosa interessante che FB non ha vale a dire il fatto di
> avere un impostazione federale e ha un miliardo di cose in meno che FB
> ha: è semplicemente utopistico pensare di vincere la lotta o anche solo
> conquistarsi una nicchia significativa agendo sullo stesso piano.
>
> Il nocciolo della questione, se vogliamo pensare a un network
> alternativo e concettualmente diverso dai social mainstream totalitari
> non sta tanto nel contrapporre un arcipelago di nodi autonomi o
> federati, più o meno democratici, da contrapporre al centralismo
> totalitario globale dei social, ma piuttosto nel creare un sistema di
> intercomunicazione (meglio se distribuito e ancora meglio con i nodi in
> darknet) dove le identità degli utenti sono in mano agli utenti stessi.
>
> Nel network che immagino io non ci si registra creando così un identità
> che resta in pasto al network, ma l'identità viene creata da noi stessi,
> resta in mani nostre, memorizzata nel nostro pc, nel nostro smartphone
> (anche se è poco consigliabile) o in un cloud, meglio se in forma
> cifrata e possibilmente evitando i servizi mainstream (Google, Microsoft
> & Co.).
> In questo modo è possibile creare una molteplicità di identità (avatar)
> con cui affaciarci in rete.
>
> La prima e la più semplice implementazione di un network con tali
> caratteristiche è un sistema di chat dove non si fa login, ma ogniuno
> chatta lasciando il messaggio anonimo oppure legando il messaggio alla
> propria identità tramite un sistema di firma (cifratura dell'hash del
> messaggio con una chiave privata in possesso di chi scrive).
> A questo punto chi scrive ha in mano queste opzioni:
> -lascia anonimo il messaggio;
> -lega il messaggio alla una delle proprie identità tramite un sistema di
> firma (cifratura dell'hash del messaggio con una chiave privata in
> possesso di chi scrive);
> -se vuole cancella il messaggio dalla chat e se vuole lo lascia
> memorizzato solo nel proprio dispositivo locale o vice-versa;
> -se vuole non lo cancella ma lo slega dalla propria identità rimuovendo
> la firma.
>
> Questo è solo una delle applicazioni che possono essere create in questo
> modo, possono essere benissimo sviluppati blog o addirittura social veri
> e propri (più complicato per le tante funzionalità da implementare):
> nulla di innovativo ma con la differenza fondamentale che l'utente tiene
> la propria identità, non chi gestisce i servizi.
>
> Un impiego secondo me molto figo di un sistema come questo può essere
> quello creare un gruppo il cui tema è quello di informare chi è
> collegato sulla presenza di eventi "alternativi", tipo feste spontanee e
> autogestite per la città (a volte capitano dove c'è gente militante e
> che non è schiava dei locali e della movida commerciali) oppure sulla
> presenza di guardie, pattuglie, controllori sui mezzi pubblici, ecc.
>
> Viene naturale controbattere che le chat anche sul telefonino esistono
> da anni, ma come già detto sono piattaforme fuori dal nostro controllo
> gestite da entità tendenzialmente ostili alle nostre libertà.
> Anche Telegram, una piattaforma ritenuta erroneamente più "libera" delle
> altre dal momento che anche essa necessita della creazione di un account
> personale per chattare e lega tale account al proprio numero di
> cellulare, a questo fine non è particolarmente indicata.
> L'unica cosa in più che offre in termini di privacy è quella di usare la
> cifratura end-to-end, ma non esiste alcuna garanzia che essa non usi
> backdoors con cui spiarci.
> E' molto più probabile il contrario, come in tutte le cose fatte di
> altri che non fanno parte di un qualcosa di condiviso.
>
> Spero di aver messo sul tavolo abbastanza idee per discutere e magari
> sviluppare.


O per accaparrarti gli insulti alla qualunque.
Ma poi che è il limite di Shannon? E' questo [1]? E che vuol dire? che
diciamo cose più interessanti e pregne di informazioni di quello che
possenti mezzi dell'IT ci permettono? Mmmmmm.. mah.


Io continuo a pensare che servirebbe una piattaforma più strutturata dei
thread delle mail, una wiki ad esempio, per sperare di arrivare a
qualche punto, per sperare di trarre qualche conclusione dalle migliaia
di byte che si sono susseguiti negli ultimi 2 anni rispetto al tema
facebook e social network.
Mi sembra di rileggere continuamente le stesse mail, non so se sono
sempre le stesse persone che fanno il rewording eppoi le rinviano o se
facciamo come i pesci rossi che arrivati dall'altra parte della boccia
si chiedono in che direzione è il mare.

Quindi vi chiedo:
c'è qualcuno che si cimenterebbe assieme a me in un percorso di
documentazione delle discussioni e estrazione delle idee, che siano
buone o cattive, da inserire poi in una wiki o che ne so?
Lo so che non è una prospettiva emozionante, ma secondo me è necessario
fare le case di mattoni e non di cioccolata.

Mare tu che c hai da fa?

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Shannon%E2%80%93Hartley_theorem







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> Hackmeeting@???
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