Segnalo.
Ciao
Lidia
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Oggetto: [SIM/Zapruder] È uscito "Zapruder " n. 45 – Hack the System
È in distribuzione il quarantacinquesimo numero del quadrimestrale «Zapruder. Storie in movimento. Rivista di storia della conflittualità sociale», reperibile nelle principali librerie in Italia e all’estero (a Barcellona presso la libreria italiana Le Nuvole).
Lo Zoom è dedicato al tema:
HACK THE SYSTEM
[copertina Zapruder n. 45]<
https://storieinmovimento.org/2018/04/23/quarantacinquesimo-numero/>La storia dell’hacking come lo conosciamo oggi ha origine negli anni ottanta e nei fenomeni controculturali che li attraversarono: di questa esperienza abbiamo tentato in questo numero di offrire una delle prime forme di narrazione corale disponibili nel contesto italiano (e non).
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https://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2018/04/copertina-45_web_taglio_grande.jpg]<
https://storieinmovimento.org/2018/04/23/quarantacinquesimo-numero/>
Hack the System, il n. 45 di «Zapruder» (gen-apr 2018)<
https://storieinmovimento.org/2018/04/23/quarantacinquesimo-numero/>
storieinmovimento.org
Hack the System, il n. 45 di «Zapruder», ci parla di hacking e in particolare della nascita e dell’evoluzione dell’hacktivism, cioè del nesso delle pratiche hacker con l’attivismo e la militanza politica.
Partiti con l’intenzione di affrontare la storia dell’hacking in una prospettiva globale, è diventata per noi dominante l’idea di affrontare la nascita e l’evoluzione dell’hacktivism, cioè del nesso delle pratiche hacker con l’attivismo e la militanza politica. Questo perché abbiamo preferito concentrarci su un percorso profondamente politico e peculiare del contesto italiano: nonostante la consapevolezza della non neutralità della tecnica, i movimenti italiani infatti riflettono da almeno tre decenni sull’uso sociale delle tecnologie digitali, dimostrando un particolare interesse per i nuovi media e per il loro uso ai fini di una comunicazione e una (contro)informazione libere e indipendenti. Nella costruzione del numero abbiamo seguito le reti dei protagonisti dell’hacking italiano e ci siamo avvicinati a coloro che, prima di noi, si erano interessati di queste storie. La linea di demarcazione tra gli uni e gli altri si è rivelata labile: per questo ci è impossibile distinguere con certezza quanto ci sia di emico (proveniente dall’interno) e quanto di etico (frutto di interpretazione) in questo numero.
Hack the System è una monade, da qualsiasi spiraglio lo si osservi restituisce il tutto.
SOMMARIO
EDITORIALE
Ilenia Rossini e Ivan Severi, Prove tecniche di trasmissione. Mediattivismo e “paranoia”
ZOOM
Rinaldo Mattera, Al largo dei bastioni di Orione. Cyberpunk e controcultura hacker
Alessio Di Marco, Tommaso Frangioni e Mario Venturella, Hackari e smanettoni. Geografie dell’hacktivism italiano
Maxigas e Autistici/Inventati, Circuiti di hacking. Manutenzione e riparazioni
Oriana Persico e Salvatore Iaconesi, Marta Cecconi, Arianna Magrini, Tommaso Cappelletti, The Electric Oytser Motel
LE IMMAGINI
Jacopo Anderlini, Hackit 98
Franco “Bifo” Berardi, [ epidemiC ]. L’insolvenza semiotica
SCHEGGE
Alice Corte con la consulenza tecnica di boyska, 404: file not found. Il caso di indymedia Italia
Diego Cavallotti, «La pantera siamo noi». Movimento studentesco e mediattivismo
Sebastiano Usai, «Hacking for People». Cybermilitanti e sinistra rivoluzionaria turca
Damiano Garofalo, Odio universale. La tecnologia come sistema di controllo in Black Mirror
LUOGHI
Marie-Christine Bureau e Michel Lallement, Forker alla Myne. L’esperienza di un bio-hackerspace
ALTRE NARRAZIONI
Marco Philopat, Hackerando «Decoder»
VOCI
Stefano Sansavini, «Ciò che voglio a chi voglio». L’esperienza di sTRANOnETWORK (a cura di Ilenia Rossini)
AvANa, Avvisi ai naviganti (@forteprenestino.net) (a cura di Federico Mazzini)
Ippolita, Giocare per de-programmarsi e riconquistarsi
INTERVENTI
Stefania Milan, Infrastrutture antagoniste e autorganizzazione mediatica
RECENSIONI
Maurizio “Graffio” Mazzoneschi (Ippolita, Tecnologie del dominio. Lessico minimo di autodifesa digitale); Ivan Severi (Rinaldo Mattera, Grillodrome. Dall’Italia videocratica all’impero del clic)
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