[Hackmeeting] #deletefacebook, elitario e superficiale

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Autor: vecna
Data:  
A: hackmeeting
Assumpte: [Hackmeeting] #deletefacebook, elitario e superficiale
Stare fuori da facebook, perché facebook è una merda, è una cosa che
individualmente si può apprezzare, ma non è una soluzione realistica,
funzionante, equa né tantomeno affronta i problemi in cui il social
network monopolista ci ha messo. Ora torniamo su queste tre parole
chiave

Non Realistica ?

Più ti sforzi, più hai risorse e dedizione, e più puoi starne senza. Ma
servizi tipo blablacar, Tindr, e ogni altro che delega la gestione degli
account con “fai login su facebook”, ti obbligano ad averne uno. Diventa
un po’ uno standard de-facto, funge da validazione dell’identità; Come
un’infrastruttura che in qualche modo ha già verificato la tua
genuinità. Che non sei un bot, che non sei un account bloccato per
cattivo comportamento, che hai altri amici che ti “autenticano”. Non è
sicurissima, ma da agli occhi di chi crea un servizio, è il meno peggio.
Quando ci troviamo davanti alla scelta, ci troviamo a gestire un
compromesso, ma se non è pianificato adeguatamente, il compromesso sarà
gestito male.
Come fare in teoria? usando NUOVI email, numero di telefono,
nome/cognome. Questi sono dati speciali, molto ricorrenti e duraturi,
usati come indice al quale far ruotare attorno metadati. Se ne abbiamo
vari, ecco che i profili stilati sui nostri comportamenti saranno
diversi tra loro. Naturalmente non avrebbe senso se facessimo le stesse
attività, stesse amicizie, da più account diversi… quello che ci rende
unici è l’appartenenza a cerchi sociali e ad aree di esperienza comuni,
ma con una combinazione unica. Io sono l’unica persona al mondo che sta
in contatto con il mio nucleo famigliare e scrive di libertà digitali.
Allora il profilo che riservo alla mia famiglia sarà uno dedicato, per
il semplice scopo di lasciarli scollegati. E se applichiamo la stessa
riflessione ad ogni sfera sociale sufficientemente duratura, ci diventa
chiaro come diversificare.
E anche se ci fosse da pagare pochi euro per una sim card diversa,
seppure associata alla tua vera identità, l’informazione sarebbe nelle
mani del servizio telefonico, (magari al tuo stato), ma solo a meno di
un data breach anche a Facebook o agli advertiser.
Il compromesso dovrebbe essere affrontato un modo scientifico.
disegnando le proprie cerchie sociali e capendo come staranno separate,
facendo la lista dei browser (e/o container, jailroot, vpn) ed fare la
propria identità a pezzi in compartimenti stagni. Qubes OS fa questo in
modo nativo.
Specie per chi il compromesso lo giustifica con “devo fare
comunicazione”, prende senso un account dedicato, magari condiviso, che
fa attività solo attorno ad un topic ed ha amicizie non realistiche.

Funziona? ma di quale problema stiamo parlando?

1) è l’esistenza di un’intelligenza centralizzata che decide cosa si
vedrà e cosa no? ma non lo stai risolvendo, rimarrà a fare danni attorno
a te.
2) è che i tuoi dati non sono nelle sue mani ? tra il facebook pixel e
metadati che le tue cerchie immettono, c’è roba sufficiente a descrivere
il tuo profilo, devi comunque avere un approccio difensivo e di
compartimentalizzazione.
3) che le dinamiche di facebook sono malate? lo sono, starne fuori fa
solo bene, ma è un dato di fatto che le persone attorno a noi ne sono
immerse e che Fb prende più potere più utenti ha.. quindi va gestito,
giudicato, criticato e dove possibile ostacolato, deformato. Va capito
prima di tutto

E la sua iniquità?

Solo una persona con un soddisfacente situazione
lavorativa-familiare-sociale, che sta già sistemato, non deve cercare o
lottare per nulla di nuovo. Ora immagina a trasferirti in un posto in
cui conosci nessuno o pochi, o ad essere in una situazione precaria in
cui offerte di lavoro appaiono in gruppi, in chat, da necessità espresse
sui social. Star fuori da facebook è un privilegio che non tutti possono
permettersi.

Analisi come https://0xadada.pub/2018/05/01/against-facebook/ sono un
riferimento utile a far capire le dinamiche che dobbiamo conoscere,
criticare, ma riconosciamo gli effetti positivi e chiediamoci se
sappiamo garantire un equivalente.
Qualcuno si sente pure bene a dire che le masse sono pecore, che se la
sono cercata e sono così ciechi da starsene fatti di dopaminlike, ma non
possiamo negare che la forza della rete che tanto ci ha affascinato ed
emozionato sono le stesse forze che vengono congregate ed exploitate da
Fb. E le ha rese accessibili, comode, e ha abilitato milioni di persone
che non avevano queste possibilità (con conseguenze gravi, ma non si
torna indietro, dall’automobile al cavallo). Internet con il suo stack
di protocolli faceva funzionare la comunicazione tra computer, mentre
facebook ha messo un layer in più, facendo comunicare le persone.

E spesso la vera domanda è quella che identifica un po’ il
tecnoattivismo che si fa.

pillola blu: ti interessa raggiungere una consapevole autodifesa, sei
già sulla buona strada se hai capito tutti i termini strambi che ho
messo in questa mail. stai lontano da facebook, e convinci anche le
persone attorno a te, o ne pagherai un po’ di isolamento sociale.

pillola rossa: stai combattendo per un sistema migliore? posto che non
si torna indietro e ogni traguardo sarà un piccolo passo con indicatori
umani, non solo da traguardi tecnici, quelle che seguiranno sono un paio
di email con possibilità a breve termine e idee a lungo termine. le
pratiche spingono nella direzione dell’open web, sul dare controllo alle
persone e chiarire quali responsabilità hanno i protocolli. Prima di
andar sul pratico mi sembrava giusto fare un preambolo per spuntare la
prima arma del lobbismo di facebook, che suona esattamente così: “se non
ti piace, puoi anche non starci, nessuno ti obbliga”.