Re: [Lecce-sf] l'ordine del dicorso

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Autore: Arrigo Colombo
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To: la mailing-list del Lecce social forum
Oggetto: Re: [Lecce-sf] l'ordine del dicorso
Caro Silverio,

ti ringrazio delle riflessioni che sviluppi, e che devono essere meditate. Per parte mia credo che il problema maggiore sia la crescita della Sinistra, che è il partito del popolo; mentre il popolo non lo capisce e si affida a tutti i cialtroni più o meno disonesti, credendo di far bene e star meglio. La Sinistra salentina (ma anche la nazionale) dovrebbe capire che c'è un grosso lavoro da fare, in cui impegnarsi davvero, ed è la formazione e crescita politica popolare. Una crescita autentica in cui in cui impegnarsi a fondo, attraverso i circoli di partito, ma con un lavoro porta a porta. Ne parlerò per parte mia con Salvemini.

Un saluto fraterno da Arrigo




> Il 31 marzo 2018 alle 8.05 Silverio Tomeo <silvtome@???> ha scritto:
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>     Quella in atto a Lecce è solo una ristrutturazione ancora più a destra della destra, in sintonia con quella nazionale....I fans e i supporter di Salvemini non possono capirlo, o fanno finta, e cercano di imporre un "ordine del discorso" da cui viene rimosso il ruolo di Delli Noci con "Andare oltre" (che è di tutta evidenza pubblica) e il gioco delle tre carte di Marti, un discorso dove si ribadisce il ruolo salvifico del sindaco non più zoppo ma ormai del tutto funzionale alla ristrutturazione della destra, un discorso corrivo che propugna la "situazione data" come ineluttabile, che andrebbe pragmaticamente vissuta e già così risolta. Bisogna far saltare quest'ordine del discorso, questa retorica argomentativa che elude la politica come etimologia dell'agire nella polis, quest'idea da fazione cittadina pre-politica che tutto accetta e tutto digerisce in nome del realismo, del "bene comune" della città, concetto agostiniano a cui la modernità oppone da secoli l'interesse generale e da decenni la tutela dei beni comuni....Per non parlare del concetto assai ambiguo di "comunità", sparso ai quattro venti, in senso quasi organicistico piuttosto che poroso e democratico. Ogni discorso critico viene tacciato da questi teorici della politica localistica ed eccezionalistica come sabotaggio, diserzione, attentato al cambiamento, alla discontinuità, a una concezione futuristica, in realtà a un mood populista e soft, asettico, apolitico, anfame (come diceva il comico Guzzanti), dell'agire pubblico. La costruzione dell' "ordine del discorso" non ha un autore, in questo caso, ma probabilmente più d'uno: dall' entourage dell'ex tutto Giovanni Pellegrino agli ex dipendenti della macchina amministrativa della giunta Salvemini-padre, dai rimasugli dei partiti dell'ex centrosinistra a chi tiene il filo diretto con Michele Emiliano, che dà scandalo in chiave nazionale con il suo populismo da dottor Ballanzone, sino ad alcuni giornalisti locali che arzigogolano sull' interdetto da imporre, che organizzano una "società di discorso" da sovrapporre al libero discorso pubblico e alle argomentazioni logico-razionali. Per chi fosse privo di buone letture "l'ordine del discorso" (i meccanismo sociali del controllo e di esclusione della parola) è il titolo del testo della lezione inaugurale al Collège de France nel 1970 di Michel Foucalult.

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>     Silverio Tomeo

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