jops:
>> bombo:
>>> io l'ho trovato interessante e c'e' da svegliarsi e pensare come
>>> fermarli.
>
>sarebbe bello fermarli, ma come fare se ANCHE la maggior parte degli
>spazi sociali si fa:
>1) pubblicita' su facebook (e' sai, senno la ggente non viene alle
>iniziative)
>2) profilare, e al momento non piovono ancora denunce, ma chissa' a breve
molto interessante la vicenda di cambridge analytica. La cosa che mi ha
colpito di più è che la notizia del giorno potrebbe essere derubricata
in un grande "sticazzi", invece pare che il mondo la percepisca come una
bomba. Intendo dire che le notizie su cambridge analytica e il suo
impatto deprecabile nel mondo (prima d'allora intonso, certo, come no)
della politica rappresentativa sono vecchie: a gennaio 2017 già
Internazionale ne parlava[0].
La notizia "nuova" sembra essere che i dati su cui il tutto si basava
erano stati ottenuto in modo forse illegale, forse truffaldino,
sicuramente poco etico. Perbacco, facebook traffica dati, che notiziona!
Io continuo a credere che la notizia bomba fosse la prima, quella cioè
che dimostrava ancora una volta la possibilità materiale di influenzare
laggente in modo pesantissimo, se si dispone di:
(1) capitale/dati
(2) possibilità di mandare messaggi mirati alla singola persona, non
semplicemente a contesti sociali (il certo posto di lavoro,
quartiere, città, fascia d'età)
(3) che questi messaggi cadano in un contesto sfavorevole alla
riflessione critica
per il punto (1) mi pare chiaro che la fine del capitalismo sarebbe una
soluzione, ma forse per ora un filo lontana dalle nostre possibilità,
quindi rimarrei su (2) e (3).
Prendo spunto da un articolo di cui recentemente si parlava anche su
media generalisti, cioè [1], con cose tipo "finalmente gli scienzzziati
spiegano perché crediamo alle fake news". Se non che secondo me questo
articolo (ma non solo questo) manca di chiarire che le tendenze che
abbiamo nel diffondere noi stessi contenuti poco attendibili (il
'credere' non c'entra nulla con la viralità) vanno contestualizzate
rispetto al mezzo che abbiamo davanti. Ovvero che se metti una falsità
su un quotidiano è meno probabile che quella diventi virale, perché il
mezzo ha altre caratteristiche che rendono importanti cose come la
coerenza, la spiegazione dei fatti, la completezza delle notizie, la
firma, l'attendibilità della testata... Un articolo richiede qualche
minuto per dargli una lettura anche rapida; un tempo che non è ammesso
sulle piattaforme che si autodefiniscono "social".
E quindi il problema di queste piattaforme mi pare anzitutto che
impongono un consumo di contenuti scevro dalla possibilità di
riflessione critica.
Il problema del condividere i contenuti su facebook, insomma, mi sembra
solo secondariamente un problema legale, mentre è in primis un problema
di modalità "comunicativa". Niente di intelligente può essere detto in
80 caratteri e senza contesto (cfr [2], da [3]).
Dobbiamo accettare che le nostre capacità critiche sono inferiori alle
armi del nemico quando accettiamo lo scontro in un campo tanto
sfavorevole. Siamo influenzabili più di quanto vorremmo ammettere.
Non si tratta di:
> dare del deficiente a chi prova a far passare un pò di
> comunicazione con i mezzi che ha a disposizione...
ma di non infantilizzare chi vogliamo che _riceva_ questi messaggi: se
trattiamo le persone che abbiamo intorno come delle "masse ignoranti",
esse non ci deluderanno, e si riveleranno delle masse ignoranti.
>Forse sara' uno dei tanti tentativi nel vuoto, ma il punto e', come far
>ripigliare almeno i/le compagn*?
forse con un'analisi che provi a dimostrare che facebook-come-mezzo
promuove un discorso intrinsecamente reazionario, quasi
indipendentemente dai contenuti che cerchiamo di mettere su quel mezzo.
[0]
http://ge.tt/61tYEIi2
[1]
http://ide.mit.edu/sites/default/files/publications/2017%20IDE%20Research%20Brief%20False%20News.pdf
[2]
https://www.clickz.com/wp-content/uploads/sites/2/cnt-import/clickz-db/IMG/322/212322/blitzlocal-chart-2.jpg
[3]
https://www.clickz.com/what-120-billion-facebook-impressions-can-tell-us/46470/
saluti e bici
--
boyska