Provo a chiarire un po’ di cose.
Esistono diversi diritti sindacali nel pubblico impiego.
Quello di negoziazione spetta da sempre, a livello di comparto , alle organizzazioni rappresentative (ovvero che abbiano almeno il 5% di rappresentanza nel comparto). Nel singolo ente il diritto alla contrattazione integrativa nazionale spetta alle organizzazioni sindacali che hanno firmato il contratto nazionale di categoria. Da sempre.
La contrattazione integrativa territoriale o locale spetta, oltre che alle organizzazioni sindacali, anche alle RSU, unitariamente intese (del resto si chiamano Rappresentanze sindacali unitarie...).
Nel nostro settore, la ricerca, la contrattazione territoriale è da sempre poca cosa, soprattutto dopo gli interventi della legge Brunetta.
Con il CCNL firmato l’altro giorno si recuperano alcuni diritti di contrattazione e confronto a livello locale, come sull’orario di lavoro e la sicurezza, sui quali quindi avranno voce in capitolo anche le RSU. Inoltre per la prima volta è scritto nel nuovo CCNL che se l’ente è monosede (come ad esempio l’ISS, l’INAPP o l’INVALSI), alla contrattazione integrativa nazionale parteciperanno anche le RSU. Di più era oggettivamente difficile ottenere. Ci riproveremo col prossimo CCNL, che parte già dall’anno prossimo.
Queste regole servono anche a non far proliferare sindacati “di ente”, che sono il contrario della rappresentanza collettiva. Non hanno però, in 20 anni, impedito a sindacati diversi da CGIL, CISL e UIL di ottenere la rappresentatività a livello di comparto. Nel nuovo comparto hanno rappresentanza la CONFSAL, sindacato autonomo, e GILDA, sindacato dei docenti, associato all’ANPRI, sindacato di ricercatori e tecnologi. Negli altri comparti del pubblico impiego esistono varie organizzazioni sindacali rappresentative. L’idea del “sindacalismo in un solo ente” è sempre andata molto di moda all’Istat, dove abbiamo avuto prima LISISTAT (Libero Sindacato Istat), poi l’USI, che praticamente non esisteva altrove, quindi l’USB, che almeno in qualche altro ente aveva una presenza. Inoltre abbiamo - da quando ci sono le RSU se non erro - un eletto dell’UGL (ora Confintesa, scissione a destra dal sindacato della Polverini), che è da sempre l’unico eletto in tutti gli enti di ricerca. La tendenza alla frammentazione ha da sempre contraddistinto il nostro istituto.
Esiste poi un secondo tipo di diritto sindacale, ovvero quello all’ agibilità . Questo diritto è scollegato dalla firma del CCNL ed è in capo - da sempre - alle organizzazioni sindacali rappresentative (con almeno il 5% di rappresentanza a livello di comparto) e alle RSU. Il diritto all’agibilità comprende avere bacheche, aulette, la possibilità di inviare comunicazioni al personale, i permessi sindacali. E anche il diritto di indire un’assemblea.
L’USB, il sindacato nelle cui liste sei stato eletto 3 anni fa e che aveva preso 380 voti nelle RSU di Roma, mantiene ad oggi tutte le prerogative di agibilità sindacale. Può quindi - tra le altre cose - indire assemblea . Non conosco i motivi per i quali tu e gli altri eletti dell’USB non potreste quindi indire assemblea, presumo siano derivanti da problemi interni a quell’organizzazione.
Tutti gli eletti nelle liste dell’USB hanno cominciato a non venire più alle riunioni RSU meno di un anno dopo l’elezione, rendendo difficoltoso se non impossibile avere riunioni valide, eppure su alcune sue prerogative, come ad esempio quella delle sedi Istat di Roma, vicenda che ha tenuto banco negli scorsi anni, avrebbe potuto rafforzare l’azione collettiva.
Ora una parte di questi eletti si sveglia perché ci sono le elezioni RSU e decide di impostare la campagna elettorale su una questione complessa e delicata, pretendendo una riunione straordinaria per cambiare il regolamento, che all’epoca non fu contestato, perché evidentemente non ritenuto - allora - così fondamentale. Sono RSU all’Istat dal 2007 e nessuno ha mai posto questo fondamentale tema di “democrazia” prima di ora.
Non mi risulta che esistano in Italia regolamenti RSU che consentano a un singolo eletto di convocare un’assemblea. Penso lo stesso che si possano creare regole innovative, nel rispetto della norma e del buon senso. Nell’attuale regolamento ad esempio abbiamo introdotto la rotazione mensile del coordinatore, che non credo abbia precedenti, e la fruizione dei permessi RSU in modo autonomo da parte di ciascun componente.
Con alcuni paletti e regole chiare si potrebbe fare in modo da garantire il diritto di assemblea anche a una parte delle RSU. Ma pretendere che - dopo un passato recente fatto di attacchi - ci si riunisca straordinariamente per cambiare il regolamento è di per se un problema: le modalità con cui si “propongono” le cose non sono neutre.
Abbiamo scritto la lettera collettiva che abbiamo inviato lunedì, anche se ci siamo resi conto che praticamente tutti avevamo altri impegni lavorativi o personali al momento della riunione RSU di martedì. Avremmo potuto semplicemente fare finta di niente, come avete fatto voi di fronte a tutte le convocazioni RSU per lungo tempo. Abbiamo preferito scrivere, non ipocritamente, che il regolamento si cambia - se troviamo un accordo - con la prossima RSU.
Ricordo che nessuno di noi ha contrastato le pur strane assemblee di servizio convocate da due RSU a settembre scorso. La scorsa settimana sono stato uno dei primi a assentire a un’assemblea RSU sui diritti degli ex precari stabilizzati. In questi anni, sul campo, abbiamo sempre dato come FLC CGIL copertura assembleare a movimenti e gruppi di lavoratori all’Istat, senza per questo volere “sovradeterminare” l’assemblea. Credo che una soluzione corretta la troveremo anche nelle prossime settimane e mesi, a condizione che ci sia la voglia di trovarla e non solo quella di fare propaganda.
Provo a essere ancora più chiaro.
* Se chiunque vuole indire assemblea come RSU in questi mesi, personalmente darò la mia “adesione” al fine di arrivare alla maggioranza delle RSU via email, ovviamente fatti salvi motivi di ordine “morale” (non voglio appoggiare iniziative di stampo neofascista, ad esempio). Consiglio a chi volesse indire assemblea di farlo con un buon anticipo, perché in teoria le assemblee vanno comunicate all’amministrazione 3 giorni prima.
* Se verrà indetta una nuova riunione – ordinaria o straordinaria - delle RSU su questo argomento e potrò venire, sono pronto a discutere di questo tema senza problemi, da subito, forse più fruttuosamente che sulle mailing list.
* Se anche si arrivasse in tempi rapidi a una convergenza su una modifica al regolamento, sarebbe comunque una maggioranza risicata ad approvarlo, quando le elezioni sono alle porte. Non mi sembra una buona premessa per rinnovare un organismo che – ripeto – dovrebbe essere unitario. Quindi proporrei in ogni caso di rinviare la decisione a dopo le elezioni, con la nuova RSU eletta, che dovrà comunque discutere e approvare il suo regolamento.
Grazie a chi ha letto questa email per intero, buona giornata.
Lorenzo
Da: "Daniele D'ambra" <dambra@???>
A: "lodovici" <lodovici@???>
Cc: "Pacifistat Pacifistat" <pacifistat@???>, "istat iv viii" <istat_iv_viii@???>
Inviato: Lunedì, 12 febbraio 2018 20:07:49
Oggetto: Re: [istat_iv_viii] Difendiamo il diritto di assemblea
Incollo la mia risposta inviata anche alla ml dei precari:
Potrei dire di essere stupito, ma non è così.
Mi aspettavo esattamente questa presa di posizione da parte di chi nei comunicati dice di non condividere la stretta autoritaria sulla rappresentatività delle RSU, ma che in realtà la vuole utilizzare a proprio comodo.
Si finge di non sapere che l'interpretazione della norma sulla possibilità di indire assemblee per la singola RSU è tutt'altro che chiara ed è una spudorata menzogna che si sia sfruttato un "buco normativo" perché ci sono decine di casi analoghi in altre amministrazioni fino a che "qualcuno" non ha spinto l'Aran a questo parere. E fingono quindi che chi oggi propone di cambiare regolamento sia uscito matto all'improvviso e non proponga una modifica alla luce di una novità normativa importante.
Lupi vestiti da agnelli.
Si dice che le norme sulla rappresentatività nel pubblico impiego funzionano. Infatti all'Istati si vede bene come sia così.
Nella contrattazione decentrata di secondo livello (quella che quindi riguarda l'Ente specifico) un sindacato con 380 voti non siede nemmeno ai tavoli e non ha accesso alla documentazione in trattativa, mentre un altro con appena 70 voti riesce da solo a far passare l'accordo sul salario accessorio dei dirigenti, regalando loro decine di migliaia di euro grazie ad un'autovalutazione del 100%.e compromettendo la possiblità di usare la cosa come leva per ottenere altro. La rappresentatività funziona BENISSIMO... per chi ha potere funziona alla grande.
Se ti pieghi supino a firmare il contratto e sei rappresentativo nel comparto, è del tutto irrilevante quanto tu sia rappresentativo nel tuo Ente.
Praticamente se ci fosse un sindacato in grado di prendere il 90% dei voti all'Istat ma senza rappresentatività di comparto non potrebbe in alcun modo trattare con l'amministrazione e tutto sarebbe delegato ad una serie di sigle sindacali che rappresenterebbero appena il 10% dei lavoratori istat.
Ma che meraviglia il concetto di democrazia della CGIL!
Un concetto di democrazia leggermente interessato e che praticamente esclude in partenza la possibilità di rappresentanza di qualsiasi organizzazione esclusi i confederali (visto che altri soggetti pur essendo rappresentativi nel comparto, non firmando il contratto non possono partecipare alle trattative).
Chiaro per chi DOVETE votare? Ovviamente per chi evoca a sé l'esclusività della rappresentanza.
Creando un perverso circolo vizioso: sono rappresentativo perché mi votano e mi votano perché sono rappresentativo.
Meraviglioso.
Il concetto fondamentalmente è "la democrazia siamo noi e poiché siamo democratici se volete possiamo concedervi l'autorizzazione tramite noi a presentare le vostre istanze":
Grazie mille. Troppo buoni. Scusate se abbiamo pensato che la democrazia sindacale dovesse tenjere in considerazione anche una rappresentatività di ente che a voi non fa comodo e che quindi rimuovete.
Scusate se abbiamo pensato che in una tornata elettorale si debba convincere con la forza degli argomenti e non con quella dei privilegi.
Scusate infine se ci siamo illusi che alla fin fine il semplice "diritto di assemblea" non vi togliesse chissà quali prerogative, ma stabilisse la semplice possibilità di riunirsi per tutti.
Pensate se si stava discutendo della possibilità di sedere ai tavoli, apriti cielo.
Evidentemente anche la possibilità di semplice riunione assembleare fa paura a chi riesce ad ottenere voti solo sulla base di privliegi e posizioni di rendita, perché di suo in termini di argomenti ha da offrire ben poco e ha paura di competere non alla pari, ma anche solo in netto vantaggio.
Alla CGIL va il mio saluto con la nostra faccia sotto i tuoi piedi e puoi muoverti quanto ti pare e piace e noi zitti sotto.
Firmato
Il tuo peccatore di prima con la faccia dove sappiamo
(Quasi Cit)