*Ieri 27 gennaio si è celebrata, come ogni anno, la Giornata della Memoria,
di fatto estesa a più giorni con manifestazioni collaterali, dedicata alla
Shoah, il terribile eccidio di milioni di ebrei da parte del regime nazista
(e fascista) ma anche di altre realtà sociali quali ad es. i rom o gli
omosessuali. Di fatto la centralità della memoria è imperniata sulle
vittime ebraiche. *
*Mi sento di dover esprimere qualche opinione che ad alcuni risulterà
sgradevole.*
*Primo. Non mi pare negabile che questa celebrazione sia anche diventata
funzionale allo Stato di Israele per far dimenticare le sue politiche
razziste nei riguardi del popolo palestinese, e non solo. Di questo sono
pochi a parlare.*
*Secondo. La celebrazione viene promossa da governi, fra i quali il nostro,
le cui politiche sono chiaramente neo-coloniali (e il nostro ne abbonda con
le vecchie e ora nuove ‘missioni umanitarie’ in due paesi africani, la
Tunisia e il Niger, giunte al numero di 29 distribuite in 20 paesi),
coperte da ipocrisie e retoriche irritanti. Ho espresso nei giorni scorsi
il mio sdegno sul dibattito svoltosi alla Camera su queste missioni di
fronte a un ridottissimo nucleo di deputati (una quindicina) che dimostra
quale sia la sensibilità morale e la responsabilità politica dei nostri
parlamentari. Dibattito conclusosi col solo voto contrario dei 5 stelle e
di LeU. Da un lato celebriamo vecchi olocausti mentre dall’altro ne
alimentiamo di nuovi.*
*Terzo. Come ricorda il testo dello storico Antonio Moscato dal titolo
Memoria Intermittente sotto riportato (utile per una riflessione personale
e collettiva) il Presidente Mattarella, gliene diamo atto, ha scelto di
celebrare la giornata con un discorso storicamente più corretto e con le
presenza di rappresentanti anche di altre categorie allora perseguitate.
Quando anni or sono, come incaricato delle attività della Scuola per la
Pace della Provincia, chiesi di poter derogare dal programma della Giornata
della Memoria imposto dalla Regione Toscana, inserendo nel ricorso oltre
alle vittime della Shoah (parzialmente indicate nei soli ebrei) altri casi
eclatanti e attuali, mi fu risposto negativamente dall’allora assessore
regionale alla Pace e alla Cooperazione che ribadì che la Giornata della
Memoria era dedicata esclusivamente alle sole vittime ebree.*
*Quarto. Per inciso. In Yemen è in corso da anni, dimenticata, una delle
repressioni più tragiche contro popolazioni civili, condotta da paesi
‘amici’ e con largo impiego di armi e munizioni italiane. Ma con la
celebrazione della Shoah riteniamo di essersi ripuliti storicamente la
coscienza e di non avere altre ‘pendenze’ morali da affrontare.*
*Aldo Zanchetta*
*Memoria intermittente
<
http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2919:memoria-intermittente&catid=28:allordine-del-giorno-i-commenti-a-caldo&Itemid=39>
*
Sabato 27 Gennaio 2018 18:21
La giornata della memoria come tutti gli anni è stata concepita con alcune
caratteristiche che la rendono rituale e poco efficace nella spiegazione
della tragedia dello sterminio. Prima di tutto nella maggior parte delle
celebrazioni non si accenna neppure agli altri popoli finiti nei Lager
nazisti, e in particolare ai rom o sinti, e ancor meno alle vittime del
colonialismo europeo in Africa e nelle Americhe. Quest’anno
eccezionalmente, sono stati invitati alla cerimonia commemorativa al
Quirinale alcuni rappresentanti dei rom, ma senza alterare il messaggio
principale della giornata, che è quello dell’*eccezionalità* della sorte
riservata agli ebrei. Ad accennare ad altre tragedie che coinvolgono altri
sventurati è stata per fortuna Liliana Segre, riferendosi a quelli che
cercano di raggiungere l’Europa per sfuggire a condizioni insopportabili.
La Segre, va detto, ha aggiunto che era colpita che lo stesso Stato che la
aveva consegnata ai boia era quello che ora la nominava senatrice a vita.
Un accenno che è sfuggito a molti, ma ha imposto al presidente Mattarella
un discorso meno generico e più convincente di quelli a cui altri
presidenti ci avevano abituato.
Nell’insieme delle celebrazioni locali, a cui negli anni di insegnamento ho
spesso partecipato, avevo verificato che si ricorreva talvolta alla
“testimonianza” non di veri sopravvissuti (anche perché sono ormai pochi)
ma di esponenti della comunità ebraica più vicina, che a volte, oltre a
ricalcare lo schema interpretativo israeliano classico sull’eccezionalità
dello sterminio degli ebrei, minimizzavano la denuncia delle complicità di
importanti settori dell’apparato statale italiano nella ricerca e nella
consegna di ebrei ai nazisti. Mi riferisco non solo a polizia, carabinieri,
guardie carcerarie, ma anche ai funzionari delle ferrovie impegnati
nell’organizzazione delle partenze verso i campi di sterminio da binari
riservati, come il famoso 21 della stazione di Milano Centrale, collocato
nei sotterranei per effettuare l’imbarco sui carri merci lontano dagli
occhi dei normali cittadini. Insomma, la “banalità del male” denunciata
lucidamente da Hannah Arendt, in polemica con l’interpretazione prevalente
nel processo ad Adolf Eichmann. E naturalmente penso anche a tutti quelli
che in Italia collaborarono zelantemente col regime fascista anche negli
anni precedenti ai rastrellamenti nazisti, sia nell’applicazione di norme
razziste nei confronti delle popolazioni delle colonie (che precedettero di
ben cinque anni le leggi antiebraiche), sia nell’isolare e magari
rimpiazzare i pochi docenti universitari che nel 1931 preferirono perdere
la cattedra piuttosto che giurare fedeltà a un regime di sopraffazione. [Su
questo aspetto vedi qui
<
http://www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/antifascismo5.html>].
Ma c’è un altro aspetto che viene dimenticato: lo sterminio degli ebrei fu
possibile per la complicità di molti governi “democratici”, in primo luogo
evitando fino alla fine della guerra di denunciare lo sterminio in atto, di
cui sia funzionari della Croce rossa, sia sacerdoti cattolici polacchi
avevano dato notizie precise tempestivamente attraverso il Vaticano e il
governo svizzero. Ne avevano parlato sia Walter Laqueur, Arthur Köstler ed
altri, sia un importante saggio di pochi anni fa di Theodore S.
Hameron, *Perché
l’Olocausto non fu fermato. Europa e America di fronte all’orrore
nazista, *Feltrinelli,
Milano, 2010, che in cinquecento pagine riporta molte testimonianze e
un’interpretazione sconvolgente: dopo l’arrivo di Hitler al potere, e
soprattutto per effetto della grande Depressione, anche in Germania e
soprattutto nei paesi dell’Europa Orientale (Polonia, Paesi Baltici,
Ungheria e perfino la Cecoslovacchia, ancora guidata dalle sinistre)
cresceva l’antisemitismo di una parte degli strati popolari. D’altra parte
negli stessi anni Henry Ford distribuiva ai suoi operai il famoso falso
della polizia zarista, *I protocolli dei savi di Sion.* Si veda una
recentissima ricostruzione della vicenda di quel libro infame:
http://www.storiastoriepn.it/i-protocolli-dei-savi-anziani-di-sion/
Di conseguenza anche il governo degli Stati Uniti pur diretto da Roosevelt
sinceramente convinto di dover arrivare a un conflitto con Giappone e
Germania, aveva bloccato le immigrazioni ebraiche (nel quadro di una
riduzione più generale delle quote di immigrazione dovuta alla crisi). Fino
al 1933 le correnti migratorie ebraiche che provenivano dai paesi più
deboli e più colpiti dalla crisi, si erano dirette soprattutto in Germania,
e ora puntavano sulla Francia o la Gran Bretagna, ma le forze di governo in
quei paesi, pur denunciando l’antisemitismo hitleriano, rifiutavano di
accogliere profughi ebrei, per “non rafforzare i pregiudizi antisemiti
della popolazione”. Lo stesso farà la Svizzera, che accoglierà solo una
piccola parte dei richiedenti asilo di origine ebraica, selezionando quelli
più ricchi e ed escludendo quindi la massa degli ebrei dell’Europa
Orientale, troppo visibili per l’abbigliamento, la pronuncia, la povertà.
Particolare abietto, molti dei rifiutati avevano un conto in Svizzera in
cui in tempi migliori avevano depositato i loro risparmi, e sarà necessaria
una lunga controversia giudiziaria per far riconoscere ai discendenti
superstiti il diritto a recuperare in parte le somme incamerate dalle
banche. Lo aveva denunciato il deputato svizzero socialista Jean Ziegler in
uno dei suoi coraggiosi libri.
Gran parte dei morti nelle camere a gas avrebbero potuto essere salvati, se
non fossero stati respinti da una parte all’altra di un confine: ad esempio
migliaia di ebrei polacchi che si trovavano in Germania furono respinti
verso la Polonia tra il 1937 e il 1938, e rinchiusi in campi provvisori al
confine, come i migranti di Calais o di tanti altri accampamenti di oggi.
La responsabilità non era solo della Germania e della Polonia (che non era
meno antisemita) ma di tutti i paesi che dicevano di essere democratici e
denunciavano il nazismo e l’antisemitismo, ma non mossero un dito per
salvare quegli sventurati, per timore di portare acqua al mulino della
propaganda nazista.
Ma si arrogarono poi il diritto, a guerra finita, di appoggiare il progetto
di Stato Sionista facendo pagare ai palestinesi colpe che erano non solo
della Germania nazista ma di tutti gli stati democratici che avevano chiuso
le porte in faccia al 90% degli ebrei richiedenti asilo. Ma questa è altra
storia, di cui abbiamo parlato spesso e che ci è stata ricordata poco fa da
un bel testo di Gilbert Achcar: Achcar: all'origine del progetto sionista
<
http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2915:achcar-allorigine-del-progetto-sionista&catid=7:medio-oriente-e-mondo-arabo-islamico&Itemid=17>
E sul fascismo, che era difficile affrontare in questo spazio, non posso
che rinviare a un mio testo che avevo quasi dimenticato: Fascismo vecchio e
nuovo
<
http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_docman&task=cat_view&Itemid=2&gid=41&orderby=dmdatecounter&ascdesc=DESC>
(a.m.)