*“C’ERA UNA VOLTA SULLE RIDENTI COLLINE DI …… “. HOOPS, SBAGLIATO! *
*RICOMINCIAMO … …*
*Un po’ di storia*
La storia che sto per raccontare non è di ieri ma di
oggi e si dipana nei terreni che circondano una villa storica con parco e
territorio agricolo di ben 160 ettari, il tutto incastonato nelle colline
che circondano una famosa città toscana. Nella sua lunga storia, dal
cinquecento ad ieri, questo ‘ben di Dio’ è passato di mano in mano fra
storiche e ricche famiglie finché una di queste, nel 1964, ne ha fatto dono
alla Provincia in cui esso è situato territorialmente, diventando bene
comune della popolazione che in questo territorio abita. I politici gestori
della Provincia, abili in altre cose, per sfortuna non hanno molta pratica
di aziende agricole per cui la srl, creata allo scopo di gestire il bene,
non ha avuto vita fortunata. Così, dopo aver accumulato un debito di 1,5
milioni di euri, la srl nel 2009 è stata posta in liquidazione e le
coltivazioni abbandonate a se stesse, in attesa di un nuovo più diligente
proprietario che avrebbe dovuto scaturire da un’asta pubblica, indetta
dalla Provincia nel 2012 ma andata però deserta. Mmmmh …
Col passare degli anni, gli oltre 10mila ulivi sono
stati ricoperti da rovi e grovigli di edere, le vigne ingiallite e le altre
culture scomparse. Anche la Villa, inclusa fra quelle della zona
riconosciute dall’UNESCO beni culturali dell’umanità, priva di manutenzione
ha cominciato ad accusare il peso degli anni. Mi pare ch una volta la legge
richiedesse agli amministratori di beni pubblici di curarli con la
“diligenza del buon padre di famiglia” ma, come si sa, la famiglia è oggi
un’istituzione un po’ ammaccata.
Questo accade in un territorio dove l’amore dei
cittadini per il proprio territorio, radicato nei secoli, tuttora
sopravvive, ragion per cui è credibile quanto la giornalista Anna Fava ha
scritto meritoriamente su *Il Fatto Quotidiano* del 17 novembre
scorso: “*Quando
vivi in un piccolo paese – spiega Matteo, uno degli occupanti di Mondeggi
Bene Comune – e vedi per anni migliaia di ulivi abbandonati, puoi fare una
sola cosa: prendertene cura*”. “*L’iniziativa di occupare la terra non è
partita dai giovani o dagli studenti – racconta ancora Matteo – ma dagli
anziani. Loro hanno spinto i giovani a organizzarsi e a prendersi cura di
Mondeggi*”. …… “*Le istituzioni – dice Stefano, pensionato – ci vedono come
ladri di olive, ma gli ulivi stavano morendo, soffocati dai rovi e
dall’edera, ma noi però ne abbiamo salvati circa 7 mila e tanti pensionati
come me hanno ritrovato il senso del vivere in comune*”.
Ah, dimenticavo! Il territorio è quello fiorentino, e la
Fattoria è quella di Mondeggi, ai bordi del Chianti. Di fronte a tale
abbandono, nel 2014 essa è stata presa “in custodia” da un piccolo gruppo
di cittadini -spalleggiati da un più ampio Comitato di appoggio e dalla
solidarietà di abitanti della zona. Questi “custodi” (il gergo politico
preferisce la dizione “occupanti abusivi”) istallatisi in una (oggi due)
delle ormai malandate case coloniche della proprietà, hanno intrapreso il
recupero delle attività agricole e trasformato il luogo di aggregazione
sociale e di attività sociali, quali la Scuola Contadina e il progetto
Mo.T.A., di cui i lettori pazienti potranno sapere di più fra poco, assieme
ad altre cose. E’ nata così l’esperienza di gestione condivisa di
“Mondeggi Bene Comune” o, se preferite, “Fattoria senza padroni”.
Ma quella dell’aggregazione sociale promossa da
cittadini autonomi e del recupero dal basso di beni comuni abbandonati non
è logica che aleggi nelle stanze del cosiddetto “Palazzo”, e i dirigenti
della Città Metropolitana di Firenze, che ne respirano l’aria viziata dei
luoghi chiusi, subentrati nella titolarità della proprietà dopo la
dissoluzione delle Province, dicono di voler “ristabilire la legalità”. E
come? Riprendendo il progetto di vendere il bene tramite asta pubblica che,
come in genere accade per aste in seconda battuta, hanno valore di partenza
ben ribassato rispetto al precedente e, in questo caso, ancor più rispetto
al valore che l’oggetto d’asta avrebbe avuto se diligentemente curato. L’
asta verrà indetta il prossimo dicembre, dopo aver già provveduto nella
scorsa estate alla vendita dei beni mobili della Villa e delle attrezzature
agricole della fu srl. Chi sa all’Unesco che penserebbero se lo sapessero …
.
Ma ci sarà pure “un giudice a Berlino”, come si chiedeva
Brecht, o a Firenze, come osa sperare lo scrivente, che ricordi che il
mandato dei pubblici amministratori è quello di gestire i beni pubblici con
la “diligenza del buon padre di famiglia” e osi fermare questa vendita
prima che il suo ricavato, come or ora detto sicuramente inferiore al
valore reale (fra l’altro in parte ripristinato grazie agli “occupanti
abusivi”), comporti per la comuniità una perlorodita definitiva di valore?
E magari risponda alla domanda che i custodi di Mondeggi hanno posto in un
recente documento: di quale legalità stanno parlando i dirigenti della
Città Metropolitana? “Della loro o della nostra”?
*La parte di storia dimenticata dagli amministratori della Città
Metropolitana *
Essendo la srl Mondeggi e Lapppeggi un bene pubblico praticamente
abbandonato dal 2009, ci fu chi in zona iniziò a porsi delle domande,
suggerite anche dalla campagna nazionale promossa dalla rete Genuino
Clandestino col lemma Terra Bene Comune. Così nel 2012 nacque il Comitato
Terra Bene Comune Firenze e nel 2013, presso la facoltà di agraria della
città, si tenne un’assemblea partecipata di cittadini in cui si discusse
sul ruolo delle comunità locali nel rilancio dell’agricoltura contadina, la
sovranità alimentare e la promozione di un ritorno alla terra specie dei
giovani. Ne nacque una rete fra vari soggetti: il Collettivo della facoltà
di Agraria, la rete dei Gruppi di Acquisto Solidale, alcuni centri sociali,
realtà associative, contadini e attivisti del territorio, rete dalla quale nel
2013 nacque un Comitato contro l’alienazione di Mondeggi, che prese il nome
di *Verso Mondeggi Bene Comune*, con lo scopo di “sensibilizzare e
coinvolgere la comunità locale in una riflessione condivisa circa il
destino di Mondeggi”. Nel 2014 un gruppo di cittadini occupò uno dei
casolari, lasciati andare in rovina, e iniziò il recupero agricolo della
proprietà. Successivamente, attraverso una serie di discussioni
assembleari, venne elaborata la *Carta dei Principi e degli Intenti* su cui
da allora vengono modellate le attività di Mondeggi.
Grazie ai “custodi” (una quindicina attualmente quelli ormai stabili), a
volontari, a contadini e abitanti del posto e gruppi di abitanti della
città, dopo tre anni e mezzo il recupero delle vecchie colture e l’avvio di
nuove procede in modo significativo, senza fini di lucro, e la “Fattoria
senza padroni” è diventato un centro di aggregazione sociale importante non
solo a livello locale, come conferma il recente seminario tematico *Autonomia
e territori in *lotta tenutosi il 18 e 19 novembre, ultimo di una serie di
incontra nazionali e anche internazionali. Circa 7.500 degli oltre 10mila
ulivi sono di nuovo in produzione; 8 ettari di vigneti, recuperati, sono
stati convertiti da coltivazione chimica a coltivazione biologica; 15
ettari di terreno vengono seminati a rotazione con grani antichi; 350
alberi da frutto di varietà tradizionali sono stati piantati a seguito
della campagna “adotta un albero”; si è avviata una promettente
coltivazione di zafferano; gruppi di giovani hanno avviato laboratori di
apicoltura, erboristeria, birrificazione, panetteria.
E ancora: la Scuola Contadina e il Mo.T.A. . La *Scuola Contadina*, libera,
gratuita e autogestita, alla quale collaborano esperti e docenti della
facoltà di agraria di Firenze, dove si pratica lo scambio gratuito dei
saperi e in cui professori, agronomi, esperti e contadini tengono lezioni e
laboratori sull’agricoltura e sulle autoproduzioni. Il Mo.T.A., (acronimo
di *Mondeggi Terreni Autogestiti*) è <<nato per stimolare l'accesso alla
terra e per coinvolgere in modo più attivo gli abitanti del territorio. Il
progetto si basa sull’affidamento in custodia a chi ne fa richiesta di
circa 150 appezzamenti di orto e particelle da 35 olivi. Attualmente,
almeno 300 persone hanno aderito al progetto e strappato dall’abbandono una
consistente porzione della tenuta intorno a un casolare divenuto luogo di
aggregazione>> (da un documento del Comitato). Infine anche attività
educative aperte alle visite di scolaresche.
La comunità di Mondeggi rappresenta attualmente un significativo
esperimento di democrazia dal basso, basato sulla partecipazione ad
assemblee aperte e inclusive, superando il principio della delega e della
maggioranza che impone il proprio volere alla minoranza, adottando il
metodo del consenso. L’organizzazione assembleare è articolata su diversi
livelli in coordinamento tra loro, che vanno dall’Assemblea Plenaria, a
quella Agricola e del progetto Mo.T.A.. Per essere fatto da occupanti
abusivi tutto questo non è male.
Ma il dialogo con i dirigenti della Città Metropolitana non decolla. Per
dialogare, la Città Metropolitana chiede che i “custodi” si diano una
struttura legale con responsabili ben identificati. I custodi invece,
istruiti dai casi in cui poi la magistratura si è mossa contro questi
“rappresentanti legalizzati”, non vogliono cadere nel trabocchetto e
rispondono che la responsabilità è collettiva e solidale. Del resto uno dei
valori a cui gli occupanti si attengono è la totale orizzontalità delle
decisioni e delle funzioni svolte, e in luogo delle approvazioni a
maggioranza esercitano il principio del consenso, più laborioso certamente
ma di valore democratico infinitamente superiore.
A livello Nazioni Unite sono occorsi 61 anni, dopo la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani (individuali) del 1949, per riconoscere
l’esistenza di Diritti Collettivi, propri dei popoli indigeni del mondo! Ma
oggi infine sono riconosciuti! E a Napoli, ad es., al sindaco De Magistris
sono bastate tre delibere articolate per riconoscere la gestione collettiva
dei beni dell’ex Asilo Filangeri.
Non così a Firenze, una delle culle del pensiero umanista, malgrado alcuni
giuristi, a proposito del “caso Mondeggi”, abbiano ricordato la funzione
sociale della proprietà pubblica (e non solo quella), riconosciuta dagli
art. 41/42/43 della Costituzione. Quest’ultimo in particolare dice
testualmente: <<*A fini di utilità generale la legge può riservare
originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo,
allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti,
determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi
pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed
abbiano carattere di preminente interesse generale*>>. E probabilmente
coloro che donarono Mondeggi alla Provincia di Firenze avevano in mente una
destinazione sociale del bene.
Più esplicito l’ex vicepresidente della Corte Costituzionale, Paolo
Maddalena, quando ha inviato ai custodi e al Comitato una lettera in cui ha
ricordato che quando un bene pubblico viene lasciato nell’incuria, esso
torna nella <<disponibilità del popolo che è l’originario proprietario
collettivo a titolo di sovranità.>> Va anche ricordata la dichiarazione di
solidarietà firmata nei mesi scorsi da circa 400 docenti universitari e
ricercatori di varie discipline e di varie università sia io italiane che
estere.
Mi pare quindi pertinente la domanda da cui siamo partiti, formulata nel
documento citato: <<per la Città Metropolitana bisogna “ripristinare la
legalità”: ma stanno parlando della nostra o della loro?>>. La legalità di
chi ha causato un danno alla comunità mal gestendo beni pubblici o di chi
li sta custodendo e rivalorizzando, con l’aggiunta di un significativo
contorno di attività sociali?. Peccato che il famoso “giudice a Berlino
taccia, che il tempo del bando di vendita si avvicini rapidamente e la
situazione rischi di arrivare a un punto di non ritorno.
Aldo Zanchetta
PS Giovedì scorso a Firenze si è manifestato a favore di Mondeggi bene
comune e contro la sua privatizzazione. Essendo l’ultimo giorno previsto
perché chi fosse interessato all’acquisto tramite asta pubblica presentasse
la propria “manifestazione di interesse”, anche i “custodi” di Mondeggi
hanno presentata una propria manifestazione di interesse.
Alcuni amici lucchesi che hanno visitato Mondeggi nei mesi scorsi e
giudicata estremamente interessante la modalità con cui questo “bene
comune” viene gestito, hanno deciso di riunirsi col nome di “Amici lucchesi
di Mondeggi” sia per sostenere questa esemplare esperienza sia per
promuovere a Lucca una riflessione sulle possibilità di identificare e
promuovere esperienze di gestione di beni comuni sul nostro territorio.
Essi sono: Alberto Micarelli, Aldo Zanchetta, Antonella Giusti, Brunella
Fatarella, Laura Ferri, Elisa Frediani, Elvio Raffaello Martini, Patrizio
Marchi. Chi fosse interessato all’iniziativa può rispondere a questa mail
fornendo nome, cognome e numero di telefono, in vista di una riunione
programmatica.ù
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