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> La giornata di mobilitazione a l'Aquila è stata un bel successo. Ha visto il convergere di diversi collettivi e militanti da nord a sud - da Ivrea, Biella, Genova, Spezia, Milano, Bologna, Firenze,Roma, Napoli, Taranto e compagne de l'Aquila - per un raduno di circa ottanta presenze.
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> Tenuto conto delle difficoltà di trasporto (molte/i si sono sobbarcati due faticosi viaggi notturni) e di tempi necessari, il numero è considerevole. Ancor più quando si consideri il clima terroristico criminalizzante che lo Stato fa pesare attorno a Nadia, Roberto e Marco, militanti BR-PCC detenuti in 41bis.
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> Il primo appuntamento è stato in tribunale. Prima di fronte al palazzaccio, poi dentro l'aula dell'udienza (superando con decisione lo sbarramento poliziesco). Lì purtroppo abbiamo dovuto assistere a quest'altra forma repressiva che impone il collegamento via videoconferenza con la compagna in carcere. Presenza ridotta ad una minuta immagine, lontanissima, e censurabile automaticamente dai giudici. Comunque Nadia ha preferito depositare la sua dichiarazione-documento agli atti, per scritto dunque, senza intervenire. Presto si potrà leggere. E ancora, lo spettacolo osceno dell'apparato che perpetra la tortura del 41bis, a lamentarsi del disturbo arrecato dalle proteste di Nadia, contro l'invadenza di perquisizioni e deprivazioni. Che sofferenza per i torturatori !
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> Infine abbiamo fatto sentire la nostra presenza a Nadia, con slogan e striscione srotolato, in chiusura d'udienza. Un momento forte.
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> Contemporaneamente compagni/e di Torino ci comunicavano la riuscita del loro presidio di fronte al palazzo di "giustizia". Anche lì striscioni e volantini: "41bis = tortura di Stato" "Solidarietà ai/alle rivoluzionari/e prigionieri/e"
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> Quindi ci si e diretti al carcere. Anche qui dovendo superare gli sbarramenti polizieschi e la minaccia di denunce. Per un paio d'ore, abbiamo comunicato a gran voce, e musica, verso le/i prigioniere/i.
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> Il livello politico qualitativo della mobilitazione è stato buono. Si è data una base unitaria assai determinata nella difesa intransigente di chi si è fatto carico della lotta rivoluzionaria al più alto livello di prospettiva e di attacco. La loro difesa significa comprendere, rivendicare internamente al movimento antagonista, internamente alle espressioni di classe anche questi militanti e l'identità, i percorsi da essi/e portati avanti. In molti degli interventi, fatti all'altoparlante, risuonava la convinzione che, rispetto ad un sistema sempre più crudele e socialmente devastatore, un sistema la cui natura stessa è ormai modellata su strutture repressive e guerrafondaie, non si può che rispondere innanzitutto solidarizzandosi. Unire le forze di classe e svilupparle verso una prospettiva di scontro rivoluzionario. La rivoluzione come necessità imposta, innanzitutto da questo sistema capitalista-imperialista, assolutamente irriformabile e mortifero.
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> Sono state evocate anche altre situazioni di lotta e repressione, a cominciare da quelle carcerarie che, giù giù, fino ai centri di detenzione contro migranti e rifugiati, fanno pesare una cappa di piombo sulla realtà sociale proletaria e popolare. Per poi diffondersi nelle forme repressive di massa, sui posti di lavoro e nei quartieri. Più voci hanno così indicato la necessità di unirsi, di lottare insieme, di unire queste varie realtà dell'oppressione e dello sfruttamento, per trasformarle in forza e prospettiva di cambiamento.
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> D'altronde molte/i dei partecipanti sono impegnati sui vari fronti di lotta e contro le altre forme di repressione, quindi questa mobilitazione è proprio interna, parte di questa più ampia costruzione di solidarietà. Uno dei migliori aiuti che si possano portare a chi sta dietro le sbarre. Ci si lascia ridandosi appuntamento per i successivi presidi. E per la prossima udienza di questo processo alla compagna Nadia Lioce: il 4 maggio 2018.
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