*VENERDI’ 1 – SABATO 2 – DOMENICA 3 DICEMBRE’017*
*@ Vag61 - Spazio libero autogestito in via P.Fabbri 110*
*Su la testa! Festival della letteratura antifascista*
Tre giorni di *incontri, libri, musica, cibo, socialità, un’assemblea e un
convegno*
*Con Adelmo Cervi, Leonardo Bianchi, Resistenze in Cirenaica, Wu Ming 1,
Davide Conti, Valerio Renzi, Maddalena Cammelli, Guido Caldiron, Banda
POPolare dell’Emilia rossa, Nodo sociale antifascista e altr*…*
*SU LA TESTA!*
L’Europa dei vincoli finanziari e dei patti di stabilità, oltre ad essere
schienata sui diktat dell’ideologia liberista, ha subìto senza battere
ciglio i ricatti sul debito pubblico della Banca Centrale Europea e del
Fondo Monetario Internazionale. Queste scelte politiche dei governi
europei, insieme alla crisi, hanno trascinato interi settori delle
popolazioni del vecchio continente verso una disoccupazione di massa e una
precarietà generalizzata. Sono state imposte direttive tendenti allo stato
sociale minimo, in cui il salario indiretto dei precari e dei lavoratori,
sotto forma di diritti esigibili, è stato brutalmente massacrato. I perni
dello stato sociale (scuola, edilizia pubblica, assistenza, sanità e
previdenza), sono stati demoliti a colpi di piccone.
Il processo di unificazione europea, incentrato sull’unificazione bancaria,
con la sua macchina di compressione sociale, ha prodotto un effetto di
rigetto e di reazione nazionalistica che ha raggiunto livelli drammatici.
Insieme all’Europa finanziaria si è consolidata anche un’Europa fortezza
che prima ha alimentato le guerre commerciali e militari, poi ha risposto
all’esodo procurato di milioni di persone che fuggivano dalla guerra e
dalla fame con lager etnici, muri, fili spinati, respingimenti e
annegamenti di massa nel mare Mediterraneo. Da un lato, dunque, si è
prodotta un’apertura delle frontiere per i capitali, per le merci e per
l’informazione, dall’altro c’è stata una rigorosa chiusura per gli esseri
umani.
Marciando sulle peggiori pulsioni della popolazione, vengono agitati lo
spauracchio dell’invasione degli stranieri e l’ossessione del pericolo
musulmano, utilizzando retoriche populiste, fondate sull’antisemitismo,
sulla discriminazione delle minoranze etniche, religiose e sessuali, sul
fondamentalismo, sulla guerra alla società multiculturale, sul nazionalismo
estremo. Politiche che hanno prodotto una generalizzazione degli stati di
paura e di panico, la crescita dell’aggressività razzista, la difesa
arrogante del privilegio e il riaffacciarsi sulla scena di raggruppamenti
che si ispirano al fascismo e al nazismo. I/le migranti, i/le poveri/e,
i/le diversi/e, chi lotta per una diversa qualità della vita e della libera
scelta di disporre del proprio corpo, sono i “bersagli”.
Oltre a queste “spiacevoli eredità”, si è aperta anche la diga ad un’ondata
di destra che ha abbandonato i tratti marginali dell’estremismo dei gruppi
neo-fascisti e neo-nazisti e ha prodotto una nuova generazione di partiti
della destra radicale, capaci di condizionare, con numeri e percentuali
elettorali, il potere politico in vari paesi, se non addirittura di essere
determinanti o di finire a capo di coalizioni governative. Qualunque sia il
travestimento di chi alimenta razzismo, antisemitismo e xenofobia, dalla
“giacca e cravatta” ai bomber di Forza Nuova, dai fazzoletti verdi dei
leghisti alle tartarughe di CasaPound, dalle celebrazioni nostalgiche col
saluto romano di Lealtà e Azione ai comitati contro il degrado o contro
l’arrivo dei profughi, unica è la strategia: alimentare la paura sociale
per fare passare un grande disegno di restaurazione fondato sul ritorno al
predominio nazionale, sull’integralismo dell’assoluta libertà del mercato,
sull’identità di razza e sul fondamentalismo religioso.
Su questi tratti hanno costruito le loro fortune movimenti e partiti
ultranazionalisti. Da questo punto di vista, nazionalismo, xenofobia, paura
dei diversi non sono solo tratti identitari delle nuove destre. Sono anche
elementi alla base degli indirizzi politico/sociali delle nuove
legislazioni securitarie europee di cui il decreto Minniti/Orlando in
Italia è la declinazione concreta. E Bologna non fa eccezione, se pensiamo
alla recente applicazione da parte del Comune del Daspo urbano introdotto
proprio da queste normative: anche nella nostra città si criminalizzano il
povero e lo straniero, si agita lo spettro della sicurezza e del “decoro”,
si erigono muri anche sotto i portici. Così come non fa eccezione il nostro
quartiere, la Cirenaica, se c’è chi pensa di poterne attraversare le strade
sfregiando la memoria della Resistenza com’è avvenuto con la lapide
partigiana di via Bentivogli.
Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di organizzare “Su la testa!
Festival della letteratura antifascista”, che dall’1 al 3 dicembre propone
tre giorni di incontri, libri, musica, cibo, socialità, un’assemblea e un
convegno. Tre giorni per parlare di passato e presente, di nazionalismi e
populismi, di cultura e di iniziativa antifascista. Su la testa!
*Vag61 – Spazio libero autogestito*
*:: Venerdì 1 dicembre*
Serata a cura di Resistenze in Cirenaica
*– ore 18,30:* presentazione del libro di Davide Conti “Gli uomini di
Mussolini” (Einaudi Storia – 2017) [info
<
https://vag61.noblogs.org/post/2017/10/13/su-la-testa-festival-della-letteratura-antifascista/#more-10944>].
Dialogheranno
con l’autore Wu Ming 1 e Renato Sasdelli, autore di “Fascismo e tortura a
Bologna” (Pendragon, 2017)
– *ore 20*: cena sociale di autofinanziamento
– *ore 20.30*: presentazione del terzo volume de «I quaderni di Cirene», a
cura di Resistenze in Cirenaica. Il numero, interamente dedicato ai
«relitti fascisti» nelle nostre città (architetture controverse, monumenti
e toponomastica) include anche l’inchiesta di Wu Ming 1 “Predappio Toxic
Waste Blues”. Con la partecipazione di Davide Conti
*– ore 21.30*: reading/concerto sui relitti fascisti. Testi e voci di Jadel
Andreetto e Wu Ming 1. Musiche del Bhutan Clan
*:: Sabato 2 dicembre*
*– ore 15:* convegno “Nuovi fascismi e rigurgiti nazi, populismi e
nazionalisimi, in Italia e in Europa”, con:
Maddalena Cammelli (autrice di “Fascisti del terzo millennio. Per
un’antropologia di CasaPound”, edizioni Ombre Corte – 2015)
Valerio Renzi (autore di “La politica della ruspa”, Edizioni Alegre – 2015)
Guido Caldiron (giornalista che da molti anni si occupa di nuove destre e
di sottoculture giovanili; ha collaborato con radio e TV italiane e del
resto d’Europa e scrive per Il Manifesto e Micromega; tra le sue
pubblicazioni, ricordiamo: “Wasp – L’America razzista dal Ku Klux Clan a
Donald Trump”, “L’impero invisibile”, “La destra sociale”, “Populismo
globale”, “I fantasmi della République”, “Estrema destra” e “I segreti del
Quarto Reich”)
Nodo sociale antifascista (Bologna)
*– ore 18,30:* presentazione del libro “La gente” di Leonardo Bianchi
(Minimum fax – 2017), con l’autore e Wu Ming 1 [info
<
https://vag61.noblogs.org/post/2017/10/13/su-la-testa-festival-della-letteratura-antifascista/#more-10944>
]
*– ore 20,15:* cena sociale di autofinanziamento
* – ore 21,15:* chiacchierata con Adelmo Cervi (autore del libro “Io che
conosco il tuo cuore”, Piemme – 2014)
*– ore 22,15:* concerto della Banda POPolare dell’Emilia Rossa [info
<
https://vag61.noblogs.org/post/2017/10/13/su-la-testa-festival-della-letteratura-antifascista/#more-10944>
]
*:: Domenica 3 dicembre*
*– ore 10:* assemblea cittadina tra le realtà antifasciste bolognesi
+++ Corner libri: Libreria modo infoshop – Bologna
* * * * * * * * * * *
*Gli uomini di Mussolini (Einaudi Storia – 2017), di Davide Conti*
Alla fine della Seconda guerra mondiale molti tra i piú alti vertici
militari delle Forze armate italiane avrebbero dovuto rispondere di crimini
di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia e all’estero. A salvarli
furono gli equilibri della Guerra fredda e il decisivo appoggio degli
alleati occidentali grazie a cui l’Italia eluse ogni forma di sanzione per
i suoi militari. Diversi di loro furono reintegrati negli apparati dello
Stato come questori, prefetti, responsabili dei servizi segreti e ministri
della Repubblica e coinvolti nei principali eventi del dopoguerra: il
referendum del 2 giugno; la strage di Portella della Ginestra; la
riorganizzazione degli apparati di forza anticomunisti e la nascita dei
gruppi coinvolti nel «golpe Borghese» e nel «golpe Sogno» del 1970 e 1974.
Il loro reinserimento diede corpo a quella «continuità dello Stato» che
rappresentò una pesante ipoteca sulla storia repubblicana. Attraverso
documenti inediti, Conti ricostruisce vicende personali, profili militari,
provvedimenti di grazia e nuove carriere nell’Italia democratica di alcuni
dei principali funzionari del regime di Mussolini.
Nel corso degli ultimi anni la storiografia si è occupata approfonditamente
dei crimini di guerra italiani all’estero durante il secondo conflitto
mondiale e delle ragioni storiche e politiche che resero possibile una
sostanziale impunità per i responsabili. Meno indagati sono stati i
destini, le carriere e le funzioni svolte dai «presunti» (in quanto mai
processati e perciò giuridicamente non ascrivibili nella categoria dei
«colpevoli») criminali di guerra nella Repubblica democratica e
antifascista. Le biografie pubbliche dei militari italiani qui
rappresentate sono connesse da una comune provenienza: tutti operarono, con
funzioni di alto profilo, in seno all’esercito o agli apparati di forza del
fascismo nel quadro della disposizione della politica imperiale del regime,
prima e durante la Seconda guerra mondiale. La gran parte di loro venne
accusata, al termine del conflitto, da Jugoslavia, Grecia, Albania, Francia
e dagli angloamericani, di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato
in Italia o epurato, nessuno fu mai estradato all’estero o giudicato da
tribunali internazionali, tutti furono reinseriti negli apparati dello
Stato postfascista con ruoli di primo piano. Le loro biografie dunque
rappresentano esempi significativi del complessivo processo di continuità
dello Stato caratterizzato dalla reimmissione nei gangli istituzionali di
un personale politico e militare non solo organico al Ventennio ma il cui
nome, nella maggior parte dei casi, figurava nelle liste dei criminali di
guerra delle Nazioni Unite.
*La gente. Viaggio nell’italia del risentimento (Minimum fax – 2017), di
Leonardo Bianchi*
Dieci anni fa usciva La casta, un libro che ridefiniva il discorso politico
italiano: la fine dei partiti tradizionali, l’odio per le élite in
generale, l’indignazione di chi si sentiva escluso e defraudato. Oggi quel
risentimento si è rovesciato in orgoglio: la fine della politica come la
conoscevamo non ha generato un vuoto, ma una galassia esplosa di esperienze
tra il grottesco, il tragico e l’apocalittico. Dai forconi alle sentinelle
in piedi, dai «cittadini» che s’improvvisano giustizieri alle proteste
antimigranti, La Gente è il ritratto cubista dell’Italia contemporanea: un
paese popolato da milioni di persone che hanno abbandonato il principio di
realtà per inseguire incubi privati, mentre movimenti politici vecchi e
nuovi cavalcano quegli incubi spacciandoli per ideologie. Leonardo Bianchi
ha scritto il miglior reportage possibile su un paese che non si può
raccontare se non a partire dalle sue derive, e l’ha fatto seguendo ogni
storia con la passione di un giornalista d’altri tempi, il rigore dello
studioso che dispone di una prospettiva e di un respiro internazionali, e
un talento autenticamente narrativo, capace di attingere a una ferocia e a
una forza profetica degne di un romanzo di James Ballard.
* Banda popolare dell’Emilia rossa*
Il 25 aprile 2011 nasce la Banda POPolare dell’Emilia Rossa in piazza
Grande a Modena.
Il nostro intento è stato fin dal primo momento fare politica
rivoluzionaria, militante ed anticapitalista attraverso una delle forme di
comunicazione più diretta, efficace ed emozionate che esistano, la
musica….senza naturalmente rinunciare alla “balotta”.
Il nome ed il simbolo della nostra banda traggono palesemente origine da
una distorsione un po’ sarcastica e un po’ Warholiana del nome di quella
famosa Banca emiliano-romagnola che oggi rappresenta uno dei simboli del
capitalismo e della degenerazione del cosiddetto “modello emiliano”, un
modello ormai rosso solo a parole…ma in realtà manco a parole.
La Banda è un gruppo proletario composto da delegati Rsu Fiom delle più
importanti fabbriche metalmeccaniche di Modena, tra cui Ferrari, Maserati,
Terim e Crown, un insegnante, un disoccupato in cerca di fortuna, un
musicista precario e uno che più di precario di così non si può e da una
studentessa in attesa chimerica di futura occupazione (“fragile desiderio e
mai niente di più”). Definiamo il nostro genere musicale col termine
“internazionalista” perchè è e vuole essere fuori da qualsiasi schema
predefinito che non siano l’unità e solidarietà delle classi subalterne
anche in ambito musicale ed artistico oltre ogni frontiera. Abbiamo
all’attivo due dischi totalmente autofinanziati ed autoprodotti,
Rivoluzione Permanente (2013) ad oggi oltre 1500 copie CD vendute e Viva la
lotta partigiana (2016) ad oggi circa 1000 copie CD vendute,in cui uniamo a
brani inediti di nostra composizione canzoni di lotta tradizionali del
movimento operaio riarrangiate in diverse chiavi che ne esaltino il testo
ma anche l’energia musicale. Facciamo altresì tesoro di importanti ricerche
in materia di canzoni popolari come quelle svolte da Gianni Bosio e
dall’istituto De Martino negli anni sessanta. La sillaba “POP” di
“POPolare” nel nome della Banda è un chiaro quanto umile riferimento ed
omaggio agli “Area”, Band rivoluzionaria cui NON ci rifacciamo (non ne
saremmo in grado) in termini di stile perchè assolutamente inimitabili e
non più riproducibili ma cui ci rifacciamo in quanto a spirito e a carica
sovversiva e anticapitalista.
Mai come in questa nostra epoca è necessario alzare la testa e difendere
con orgoglio le tradizioni di lotta del movimento operaio anche dal punto
di vista culturale e artistico. Da troppi anni stanno cercando di
cancellare l’identità del proletariato. Con orgoglio e in ogni ambito
dobbiamo impedirlo e continuare a sostenere che è la classe operaia il
motore di questa società ed è la classe operaia che può guidare l’umanità
all’abbattimento del capitalismo per costruire una società nuova, diversa,
migliore; una società comunista! Per questo oggi più che mai sono attuali
le ragioni e gli ideali della Resistenza.
La Banda POPolare dell’Emilia Rossa si ispira nel costruire la propria
produzione artistica ad un principio di fondo ben espresso da Karl Marx “il
denaro deve essere solo un mezzo per l’arte che deve essere il fine e non
viceversa”.
Chiariamo a scanso di equivoci che non ci interessa “diventare famosi” e
per questo non accettiamo di suonare ovunque ci chiedano di andare. Non
suoniamo in feste di partiti o movimenti che appoggiano la linea di
Marchionne, il liberismo, votano la cancellazione dell’art.18, la
privatizzazione di ogni bene pubblico, la TAV ecc. Gli ideali vengono prima
di tutto e noi non siamo in vendita…
Il nostro motto è quello di Andrè Breton:
Indipendenza dell’arte – per la rivoluzione.
La rivoluzione – per la liberazione definitiva dell’arte
I membri della Banda popolare dell’Emilia rossa:
Francesca Parlati, studentessa precarissima (Tastiera e Voce)
Giuseppe Violante, Rsu Fiom Maserati (Batteria)
Matteo Parlati, Rsu Fiom Ferrari (Basso)
Marco Pastorelli, Rsu Fiom Crown (Percussioni autoprodotte)
Valerio Chetta, musicista a ore (piano e Hammond),
Jean Pierre Cronod (Violino),
Massimo Caruso, musico-Logo (chitarre)
Paolo Brini, Comitato Centrale Fiom (Voce)
Link:
https://vag61.noblogs.org/post/2017/10/13/su-la-testa-
festival-della-letteratura-antifascista/
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