[foa_Boccaccio003] GIOVEDI' 28 SETTEMBRE 2017 Cineforum @ FO…

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Autor: monzantifascista
Data:  
Para: FOA Boccaccio 003 - Monza
Assunto: [foa_Boccaccio003] GIOVEDI' 28 SETTEMBRE 2017 Cineforum @ FOA Boccaccio, via Rosmini 11, Monza
MUNDIALITO 2017: A TUTTO CAMPO CONTRO RAZZISMO E POLITICHE SECURITARIE!
Sabato 23 settembre si è disputata la sesta edizione del MUNDIALITO
SOCIAL CAMP sul campo sportivo "Enrico Bracesco" presso la FOA Boccaccio
003 di via Rosmini 11: come già avvenuto nelle scorse edizioni, anche
quest'anno abbiamo registrato un grande successo di partecipazione, con
16 squadre iscritte e più di duecento partecipanti alla giornata di
sport popolare.
Chi ha vinto la coppa ha poca importanza, ciò che conta è che ancora una
volta sul campo di gioco si sono incrociati vissuti ed esperienze molto
diversi, la frenesia del gioco è stata scandita da idiomi e dialetti
provenienti da tutti i continenti, mentre i momenti comuni "a gioco
fermo" sono stati caratterizzati da comunicazioni tradotte in almeno tre
lingue. Denominatori comuni di questa incredibile varietà e ricchezza
culturale sono stati il rispetto reciproco, la capacità di autogestirsi
dentro e fuori dal campo, la collaborazione nella costruzione e nella
gestione della giornata, ma soprattutto il rifiuto istintivo per quelle
forme di razzismo, fascismo e sessismo che oggi trovano una declinazione
istituzionale nelle politiche securitarie sviluppate sia a livello
nazionale che a livello locale.

CONTINUA A LEGGERE IL COMUNICATO E GUARDA IL FOTORACCONTO DELLA GIORNATA
QUI:
https://boccaccio.noblogs.org/post/2017/09/26/mundialito-2017-a-tutto-campo-contro-razzismo-e-politiche-securitarie/

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GIOVEDI' 28 SETTEMBRE 2017 Cineforum @ FOA Boccaccio, via Rosmini 11,
Monza
Ore 20.30 Cena popolare e a seguire "I diavoli" Ken Russel (1971)

"I diavoli", quarto film del regista inglese Ken Russell, ricostruisce
le vicende storiche che a Loudun, nella Francia del 1634, portarono al
famoso processo per satanismo e alla condanna del prete Urbain Grandier,
vicenda che ispirò un libro di Aldous Huxley e un dramma teatrale.
Dietro le accuse di stregoneria e di patti demoniaci in realtà si
nascondeva un processo politico voluto dal cardinale Richelieu, per
abbattere una delle ultime zone di convivenza religiosa tra cattolici e
protestanti (Ricordiamoci che siamo nel pieno della Controriforma).
L'abate Grandier ne era il garante, essendo anche succeduto
temporaneamente al morente governatore Saint Marthe e avendo ricevuto da
Luigi XIII in persona il permesso all'autogoverno della città. Per
colpirlo furono utilizzate delle testimonianze raccolte in un convento
di suore guidate dalla priora Jeanne de Belcier (soprannominata Giovanna
degli Angeli), personalità in apparenza algida, ma probabilmente in
preda all'ossessione sessuale nei confronti dalla figura carismatica di
padre Grandier. La priora fu la sua principale accusatrice in seguito al
rifiuto del sacerdote di diventare confessore della comunità delle
Orsoline. Gli eccessi di cui fu accusato Ken Russell (in Svezia l'opera
fu immediatamente ritirata «per sacrilegio dei valori religiosi e
spirituali») trovano in realtà riscontro nei documenti e nelle cronache
del tempo: un caso emblematico di un periodo buio ed intollerante nella
storia della Chiesa, quando l'inquisizione ebbe un nuovo impulso
all'inizio del XVII secolo.
Sfrenato e violentissimo, Russell (cattolico, si badi bene), mai più
così perfetto nel mediare tra il suo furore visionario e la pregnanza di
una messinscena che accumula tutto e in cui tutto è fuori dalle epoche,
fa passare un urlo che, per quanto assordante, è sempre intonato ed
emesso nei Tempi. La Storia si concede al travestitismo ma sotto il
lustrino, grattato l'ombretto, il discorso è di limpidezza esemplare:
dietro la relatività della depravazione e della dannazione, al suono
ambiguo delle Sacre Scritture, il Potere percorre qualsiasi strada per
raggiungere i suoi scopi. E i diavoli? Sono le armi di cui si serve la
Chiesa. E la Chiesa? E' l'arma imbracciata dalla peggiore Politica. Ieri
come oggi.
E il Diavolo dov'è? Sorpresa: il Diavolo non esiste. I Diavoli, a
dispetto del titolo, è un film laico fino al midollo. Il maligno che
impregna le menti delle suore è semplicemente una loro creazione, data
dall'alienazione e dalla mancanza di sesso. Il maligno che obnubila i
personaggi politici della storia è semplicemente la loro fame di potere.
Quello che guida le reazioni incoerenti del popolino, di volta in volta
sbeffeggiante/ipocrita/servile, è la paura. Tutti istitinti primordiali
e incontrollabili.
La complicità repressiva di Stato e Chiesa è mostrata in tutta la sua
violenza con toni realistici e allo stesso tempo distorti come ad
esempio nella scena della caccia al "corvo protestante" dove Luigi XIII
si diverte a impallinare dei poveracci travestiti da uccelli neri; nelle
sequenze farneticanti sulla peste di manzoniana memoria, oppure nelle
visioni morbose di suor Giovanna prigioniera all'interno del convento
ricostruito in modo asettico con rivestimenti bianchi.
L'impatto visivo è ancora oggi potente, grazie anche alle scenografie di
Derek Jarman che si ispirò a Metropolis. Su richiesta del regista si
cercò di realizzare un'ambientazione che andasse oltre le solite
meticolose ricostruzioni storiche dei film in costume, optando per una
scenografia "moderna" e per diversi aspetti anacronistica.
I diavoli di Russell (e di Huxley, ancor prima), sono figli della natura
umana, della corruzione morale e del blasfemo abbraccio tra il potere
religioso e quello politico. Non c'è possibile catarsi per l'umanità
dipinta nel film di Russell: quel che rimane al termine dell'oltraggioso
capolavoro di Russell è un indigesto e disturbante miscuglio di desideri
carnali e debolezze spirituali, di persecuzione politico-religiosa e
morte: qualcosa di troppo umano da tollerare.
Il film fu presentato alla mostra del cinema di Venezia del 1971 e
subito si scatenarono le polemiche fino a chiedere la testa del
neodirettore Gian Luigi Rondi, colpevole di averlo ammesso al concorso e
addirittura a rischio di scomunica. L'Osservatore Romano attaccò il film
definendolo "un lungo e convulso spettacolo di sadismo, di sesso, di
violenza." Giovanni Raboni, all'epoca critico del giornale cattolico
L'Avvenire, fu licenziato in tronco per averne scritto una recensione
positiva. In Italia la procura di Verona ne ordinò il sequestro, atto
che fu poi smentito dal tribunale di Milano, mentre gli attori Vanessa
Redgrave che Oliver Reed furono addirittura dissuasi a rimetterci piede
con la minaccia di tre anni di carcere.