[Intergas] ma davvero li aiutiamo a casa loro?

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Szerző: Sandra Cangemi
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Címzett: intergas, ekonomi, 'Sandra Cangemi' via GAS del Parco, ComitatoStopTTIPMilano, Rodari Erica, amalia navoni, ersilia.monti@livecom.it, roberto cuda, silvana galassi
Tárgy: [Intergas] ma davvero li aiutiamo a casa loro?
AIUTIAMOLI A CASA LORO? UNA BALLA SPAZIALE

di Vittorio Agnoletto

“Aiutarli a casa loro” per anni è stato *lo /slogan/ della destra*. Ora
è diventato il mantra di quasi tutte le forze politiche
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/02/migranti-renzi-bene-stop-agli-sbarchi-il-pd-e-unito-tutto-non-si-puo-fare-e-insiste-aiutiamoli-davvero-a-casa-loro/3832165/>*da
Renzi
<http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/02/migranti-renzi-bene-stop-agli-sbarchi-il-pd-e-unito-tutto-non-si-puo-fare-e-insiste-aiutiamoli-davvero-a-casa-loro/3832165/>
al M5S*. Uno /slogan/ carino da pronunciare, ma che ha come unico
obiettivo *il tacitare la coscienza* di chi lo declama e di chi,
compiaciuto, lo ascolta: non siamo cattivi, né egoisti, anzi rispettiamo
gli insegnamenti evangelici dell’aiutare il prossimo, solo che decidiamo
noi dove e come.

Ma la realtà è ben diversa: nonostante gli accordi internazionali
sottoscritti prevedano di destinare all’aiuto pubblico allo
sviluppo*almeno lo 0,7% del Pil*, il nostro Paese nel 2015 ha stanziato
solo lo 0,22% del Pil
<http://www.lapresse.it/def-con-aumento-flussi-migranti-costi-fino-a-46-mld-euro-nel-2017.html>,
nel quale sono compresi pure i fondi rimasti sul nostro territorio
destinati a gestire il fenomeno migratorio.

*1. Vendiamo armi*

La principale preoccupazione dei nostri governi è stata quella di
incentivare *la vendita di armi in Africa*. Tra il 2013 e il 2014 è
stata organizzata la circumnavigazione dell’Africa della portaerei
/Cavour/, trasformata in un’enorme vetrina delle armi prodotte dalle
nostre industrie; per tale missione i vertici militari avevano perfino
cercato *l’appoggio dei missionari italiani* presenti nell’Africa
Sub-Sahariana, ricevendone ovviamente un netto diniego come mi è stato
personalmente raccontato in un colloquio a lato dell’incontro dei
Movimenti popolari organizzato da papa Francesco in Vaticano lo scorso
novembre.

Come spesso ricorda*Francesco Vignarca*, uno dei massimi esperti sul
mercato delle armi, i risultati non si sono fatti attendere e nel 2016
sono state autorizzate vendite verso Angola, Congo, Kenia, Sud Africa,
Algeria, Marocco, Ciad,
<http://www.dirittiglobali.it/2017/09/94326/> Mali, Namibia ed Etiopia
facendo carta straccia della legge 185/90 che vieta le armi a Paesi in
conflitto e a quelli che *non rispettano i diritti umani*. Facilitatori
in questi accordi sono stati i viaggi nel continente africano della
ministra Roberta Pinotti e dello stesso Matteo Renzi.

*2. Distruggiamo l’agricoltura locale*

Mentre si vendono le armi *si distrugge l’agricoltura* dei Paesi Sub-
Sahariani.

La distruzione di una parte importante dell’agricoltura sub sahariana è
diretta conseguenza degli accordi di Partenariato economico (Epa) che
l’Ue, in accordo con l’Organizzazione mondiale del commercio, ha imposto
all’Africa Subsahariana. *Gli obiettivi degli Epa* sono: rimozione delle
barriere tariffarie, difesa degli investimenti delle imprese estere,
liberalizzazione del settore dei servizi,*protezione dei diritti* di
proprietà intellettuale.

Ancor prima che gli Epa entrassero in vigore, il Programma per lo
sviluppo delle Nazioni Unite (l’Undp), aveva ammonito l’Ue che tali
accordi avrebbero provocato il crollo del Pil delle nazioni africane (in
parte significativa sostenuto dai dazi doganali) e *il collasso di ampi
settori* dell’agricoltura africana non in grado di competere con le
grandi*multinazionali europee* sostenute dai sussidi che ogni anno la
Commissione europea elargisce loro.

Tutto ciò si è drammaticamente realizzato e i mercati delle grandi
metropoli africane, a cominciare da *Nairobi*, sono invasi da prodotti
agricoli europei.*Decine di migliaia di contadini* sono così
rimasti*senza lavoro*, costretti ad abbandonare la terra.

*3. Ci impadroniamo delle loro terre*

Contemporaneamente, nell’Africa Sub Sahariana e non solo, si è
sviluppato il fenomeno del /land grabbing/, l’accaparramento delle
*terre fertili* da parte di grandi multinazionali o di Stati quali la
Cina. Al 2015, considerando solo gli accordi stipulati *dopo il 2000*
<http://landmatrix.org/media/filer_public/ab/c8/abc8b563-9d74-4a47-9548-cb59e4809b4e/land_matrix_2016_analytical_report_draft_ii.pdf> –
e solo quelli relativi ad appezzamenti di terra superiori ai 200/ettari
(ha) e con un acquirente finale internazionale – erano oltre 44 milioni
gli ettari oggetto di /land grabbing/. Di questi 44 milioni di ettari
circa *il 50% sono collocati in Africa*. Di questi, solo l’8% è rimasto
destinato totalmente a colture alimentari; il restante 82% è destinato,
almeno in parte, ad altro, ad esempio alla *produzione di biocarburanti*
eccetera.

*Le industrie italiane* partecipano al fenomeno del /land grabbing/ per
un totale di 1.000.000/ha quasi tutti in Africa.

Il fenomeno del /land grabbing/ quindi produce: espropriazione delle
terre, cacciata dei contadini e delle loro famiglie, sostituzione della
*produzione di cibo* fino ad ora destinato al consumo locale con
prodotti non finalizzati all’alimentazione umana e con produzioni
agricole fondate su monoculture destinate a mercati globali, lontani
dalle zone di coltivazione.

Ne consegue un grave*impoverimento delle popolazioni* ivi residenti,
abbandono della propria regione con fenomeni migratori inizialmente
interni al proprio Paese e in seguito con migrazioni internazionali
rivolte verso il Mediterraneo.

*4. Follia e ignoranza preparano la tragedia*

Potrei dilungarmi sull’accaparramento delle*ricchezze del sottosuolo,*
fenomeno alla base di molte delle guerre per procura oggi in atto nel
continente africano. E’ sufficiente ricordare il conflitto che in Congo
in vent’anni ha prodotto *milioni di morti*. Una guerra che ha le sue
ragioni nelle ricchezze del Paese: coltan e cassiterite stanno alla base
dell’industria /hightech/ mondiale. Un esempio di come evolve *il
colonialismo nell’era della globalizzazione*.

Ecco come “li stiamo aiutando a casa loro”. Nessuno, fra i tanti leader
politici che quotidianamente ripetono in modo ossessivo tale slogan, ha
mai avanzato *proposte precise* sui temi qui indicati. Ammesso che
sappiano di cosa si sta parlando.

Il fenomeno delle migrazioni è strutturale e trova le proprie ragioni
nell’enorme divario della *distribuzione della ricchezza* e nelle feroci
politiche di saccheggio.

O si ha il coraggio di intervenire con trasformazioni radicali che
modifichino in profondità le attuali politiche, oppure andremo incontro
nel prossimo futuro ad una*tragedia collettiva di dimensioni
inimmaginabili*.