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UN BILANCIO E UN POSSIBILE SVILUPPO
Quando nella primavera 2016 lanciammo la proposta di campagna “Rafforzare
ed estendere resistenza” eravamo consapevoli di operare su un terreno non
certo facile, per il livello qualitativo ed estensivo della repressione, e
per la mancanza di una risposta nostra, adeguata ai livelli di attacco del
nemico. Senza riprendere le molteplici ragioni delle debolezze del fronte
di classe, la realtà ci dice che le posizioni più avanzate faticano a
trovare punti di unità, dentro chiare discriminanti, nella lotta contro la
repressione.
Non che queste non esistano, ma fanno fatica ad affermarsi, a collegarsi
tra loro, diventando pratiche diffuse. Le pratiche di rifiuto delle misure
restrittive, e delle soluzioni di “monetizzazione” dei licenziamenti di
rappresaglia, così come forme di politicizzazione dei processi, vanno
giustamente nel senso di un’assunzione più coerente e di prospettiva dello
scontro. Un ultimo esempio ci viene dallo scontro ad Amburgo, e dagli
sviluppi politici attorno alla prolungata detenzione di una trentina di
compagn*.
Mentre altri soggetti si stanno muovendo, proponendo iniziative di
carattere federativo, ma ancora marcate da certi connotati legalistico
costituzionali, a prospettiva elettoralista. È il caso in particolare del
programmato Convegno contro la repressione a Bologna, ruotante attorno alla
piattaforma “Eurostop”. Area che si sta caratterizzando anche nel cercare
un filo di continuità col ”passato” (il Convegno è anche celebrazione di
quello tenuto 40 anni fa, appunto a Bologna), ma intrattenendo rapporto con
istanze inaccettabili come quelle della così detta “soluzione politica”
(per il ciclo rivoluzionario 70/80). Inaccettabili perché, oltre a tutto
ciò che significano per il “passato”, esse svolgono un ruolo recuperatore,
di contenimento, rispetto alle lotte attuali e ai loro possibili sviluppi
in senso classista.
La proposta di avviare un confronto per la costruzione di un fronte di
classe non ha avuto le risposte da noi auspicate. L’interesse manifestato
non è stato sufficiente ad avviare quanto prospettato. Le ragioni possono
essere diverse, tra queste la nostra carenza a non aver a sufficienza
stimolato il confronto, o se si vuole, per nostra giustificazione, una
generale carenza nella propensione di molt* compagn* ad assumersi
responsabilità in prima persona nelle battaglie politiche, investendo
energie perché gli elementi positivi, nel dibattito possano affermarsi.
*Le riflessioni e i contenuti di quella proposta restano per noi validi.*
Essi sono purtroppo confermati dallo sviluppo in senso autoritario e del
permanere di posizioni politiche che consideriamo deleterie e dannose
rispetto agli interessi di classe.
Pensiamo che il lavoro di confronto di questi mesi non debba essere
disperso, così come le relazioni ed i rapporti costruiti. Secondo noi, essi
vanno mantenuti e, se vogliamo, sviluppati e rafforzati. Sviluppati nello
scambio rispetto le esperienze nel lavoro locale, dove ciascuno di noi è
impegnato. Un lavoro che, per quanto ci riguarda, ha come obiettivo la
costruzione di ambiti di lavoro unitario. Tendenti a unire le forze, come
le esperienze dei movimenti NO-TAV e in generale di difesa del territorio,
quelle nella logistica e sull’internazionalismo; oltre, naturalmente, alle
esperienze contro la repressione delle lotte e per la difesa dei
prigionieri.
Probabilmente è il caso di cambiare la forma di aggregazione che abbiamo
cercato di favorire, ma sempre incentrandola su quei contenuti
fondamentali: puntare a sviluppare l’unità di lotta ed un fronte di classe,
guardando e privilegiando quest’interesse generale. Mettendo da parte
interessi di gruppo, di corrente, autoreferenziali. Ciò che può avanzare se
le forme e i metodi dei nostri interventi corrispondono a dei contenuti
strategici di classe, allo sviluppo degli obiettivi nel senso
dell’antagonismo e dello scontro generale, non confinandosi ai limiti
sindacal corporativi, o di rivendicazioni o anche “antagonismi” settorialie
perciò infine recuperabili dalla rete istituzionale. *Interesse generale e
prospettiva.*
Perciò proponiamo di ridiscutere i rapporti, e i loro possibili sviluppi,
fra gli organismi che si sono coinvolti in questo tentativo di Campagna.
Pur prendendo atto dell’impossibilità, al momento, di proseguire nella sua
proposta.