On 2017-06-06 17:44, yattaman wrote:
> Questione comunicato stampa e relativa cartella.
> Qualche riflessione generale e poi la mia proposta. Ho letto con
> attenzione gli ultimi scambi sull'identità di questo gruppo, in
> particolare quella lunga discussione sulla parola "controculture".
> E riparto dalle ultime osservazioni dolenti di elettrico, che -
> riassumo - diceva: chi di noi si fa le otto ore in ufficio, quando
> esce la spesa al supermercato e la serata a guardare film su Netflix,
> non dovrebbe annoverarsi nel conteggio dei rivoluzionari. Lo diceva
> con dispiacere, mettendocisi dentro per primo. Io condivido
> pienamente, e mi ci metto per secondo.
>
> Però la questione è un'altra. Io, come molti qui dentro, ho superato i
> 40. E c'è un'altra generazione che ha preso il nostro posto (o peggio,
> in realtà, che non l'ha preso). Negli anni novanta miracolosamente
> eravamo usciti dalla melma degli anni 80 - il deserto culturale
> universale dell'era reagan/tatcher - e berlusca che ne era il figlio,
> in questo ci ha persino aiutato coagulando tanto dissenso. Oggi non
> c'è più niente. Basta farsi un giro a scuola. È il tutti contro tutti,
> ha sfondato l'idea che ognuno deve arrivare per sé. La realtà oggi è
> la competizione - coadiuvata da massicce dosi di delazione - la lealtà
> all'autorità, l'accettazione della gerarchia, l'azzeramento della
> logica degli spazi comuni, del "pago quello che consumo", è il trionfo
> del brevetto come modo di pensare. Persino le parrocchie hanno messo
> le inferriate ai campi di calcetto. Era impensabile quand'ero ragazzo
> io che un 15enne si definisse di destra. Oggi i ragazzini si mettono
> le scarpe col tricolore, che ormai è dappertutto: sulle bottiglie di
> olio, sugli specchietti delle macchine, sugli asciugamani per il mare,
> sugli orologi, sulla granita del bar. Chi oggi ha vent'anni oggi è
> cresciuto immerso in questa roba qua.
>
> CONCLUSIONE. Fare discussioni di retroguardia sui termini è del tutto
> inutile. E' invece indispensabile cercare di riaggangiare una
> generazione che abbiamo perso. Vent'anni fa nessuno capiva niente di
> computer e noi facevamo l'alfabetizzazione e dentro questa
> alfabetizzazione ci mettevamo dentro i contenuti politici.
> L'alfabetizzazione in sé, come condivisione di sapere, era una pratica
> politica. Oggi email, privacy, virus, ecc. sono parole di uso
> corrente, tutti le capiscono. E su questo possiamo fare leva. Quindi
> la mia proposta è mettere fine alla commiserazione del "siamo vecchi,
> l'hackmeeting non se lo fila più nessuno e ormai pure noi usiamo un
> po' facebook" e tentare di lanciare una offensiva comunicativa.
> Linguaggio snello per agganciare anche la signora che dice "ah gli
> hacker, potevate dirlo subito", pochi concetti ma chiari, e andare
> oltre l'affascinante immagine degli smanettoni magnifici e maledetti -
> che è stata quella veicolata dai giornali - che oltre a essere
> fuorviante ormai è anche vecchia, inflazionata e non serve più ad
> aggregare nessuno, perché ci sono duemila altre occasioni di
> smanettare.
>
> Bene, tutto ciò premesso,
> questa è la mia proposta di comunicato:
>
>
>
> BOZZA COMUNICATO
>
> Le schiavitù volontarie della rete, che consumano ogni giorno un pezzo
> in più della nostra libertà, attraverso i social, le app, il gps, i
> servizi Google. E gli strumenti che esistono per sottrarsi a grande
> fratello universale. E' il tema al centro dell'Hackmeeting, il raduno
> annuale di hacker che giunge nel 2017 alla sua ventesima edizione e
> che si terrà quest'anno a Venaus, in Valsusa, dal 15 al 18 giugno.
> Quattro giorni di seminari, giochi, feste, dibattiti, scambi di idee e
> apprendimento collettivo, per analizzare assieme le tecnologie che
> utilizziamo quotidianamente, come cambiano e che stravolgimenti
> inducono sulle nostre vite reali e virtuali.
>
> Un festival (il programma su www.hackmeeting.org) dell'insegnamento
> reciproco, dello scambio gratuito e libero, tra stampanti 3D, circuiti
> elettrici, videoproettori, trasmettitori radio, schemi sulle
> vulnerabilità della rete e chiacchiere sulla sovranità tecnologica. Un
> evento che in vent'anni ha attraversato tutta l'Italia: Palermo, Roma,
> Milano, Parma, alcune delle città toccate. E che quest'anno sbarca a
> Venaus, comune valsusino simbolo della lotta No Tav, con cui condivide
> un approccio umanistico al progresso e la contestazione delle
> imposizioni che arrivano dalle autorità centrali sulle comunità
> locali.
>
l'approccio umanistico al progresso e' pero' problematico quanto quello
scientifico,
ammesso che abbia senso discutere di approcci umanistici e scientifici.
Io non citerei mai la parola progresso, perche' e' ambigua.
> Obiettivo: riportare la tecnologia sotto il controllo delle persone in
> un mondo in cui sta succedendo il contrario. "La rete - spiega Zeus,
> il portavoce virtuale dell'Hackmeeting - era una promessa di libertà,
> lo strumento che avrebbe reso orizzontali le relazioni. I cittadini
> non sarebbero più stati passivi consumatori della comnicazione di
> massa. L'hackmeeting nacque vent'anni fa per esplorare questa grande
> prateria libera e colonizzarla, creando strumenti di condivisione
> liberi e orizzontali".
>
Ma questa cosa della rete come promessa di liberta' non e' mai stata un
mantra
di hackmeeting, ed e' cmq poco chiara. Io punterei la questione piu'
sulla molto
prosaica questione di chi gestisce cosa e perche', dei meccanismi di
autoderminazione,
che a dire che la rete avrebbe creato orizzontalita' si passa per
ingenui, che
le relazioni sono tra le persone e non e' un problema isolabile nei
mezzi, ma di volonta'
e di capacita' di far andare le cose in un verso piuttosto che in un
altro.
Poi io non userei la parola colonizzazione che e' brutto, pure questa
cosa della prateria
e' brutta. Insomma sta frase di mr zeus e' tutta sbagliata secondo me e
si puo' eliminare
senza perderci niente.
> Oggi però "Internet è diventata un immenso strumento di controllo e di
> consumo. Grandi multinazionali che possono ricostruire ogni tuo
> spostamento minuto per minuto degli ultimi tre anni, datori di lavoro
> che possono rintracciarti in ogni momento e a cui devi rendere conto
> del tuo tempo, comunicazioni di lavoro a cui rispondere a ogni ora del
> giorno e della notte, pubblicità ritagliata sul tuo profilo personale
> che cataloga e pesa ogni dettaglio delle tue abitudini, dei tuoi
> interessi, delle tue simpatie". Una tendenza esplosa con l'arrivo dei
> social, "un enorme gabbia nella quale tutti guardano tutti, in cui
> ciascuno è spinto a cercare l'empatia e il favore del prossimo
> impacchettando la propria giornata in pillole vendibili, in un
> automarketing sociale continuo, che ha creato un contesto generale in
> cui in cui la verità ha lasciato il posto al consenso e la lapidazione
> è diventata una pratica continua".
>
> "E l'unica cosa di cui si preoccupa la politica - è l'accusa - è
> favorire e supportare la corsa dei ragazzi al grande sogno
> californiano. Trovare l'app, l'idea geniale, che ti mette a posto per
> la vita, facendoti diventare il prossimo Zuckerberg. Una specie di
> lotteria, come i talent in tv, in cui chi partecipa spera di essere
> notato e di essere estratto dal mazzo".
>
> "Perciò l'Hackmeeting - sottolinea - è una realtà indispensabile oggi
> e la sua missione è molto più urgente di quanto non lo fosse vent'anni
> fa: aiutare le persone, in particolare i più giovani, che in questa
> realtà dell'iperconsumo superconnesso ci sono nati, a capire meglio la
> tecnologia, cosa ci sta dietro, come funziona e come si governa". A
> ritrovare la "logica della condivisione dei saperi" e l'importanza del
> gratuito: il mettersi a disposizione della comunità. Insomma,
> conclude, l'hackmeeting "è un'occasione per rallentare, per vedere le
> cose con gli occhi di chi siede in seconda classe, non ha fretta e fa
> amicizia con gli altri passeggeri".
> _______________________________________________
> Hackmeeting mailing list
> Hackmeeting@???
> https://www.autistici.org/mailman/listinfo/hackmeeting