2 art, dal manifesto di ieri, sui tempi che viviamo.
L'art di Portelli riguarda nello specifico Roma ma è emblematico di tante
situazioni in tutta italia , Lucca compresa (la frase finale ricorda molto
la vicenda delle Madonne Bianche.
alberto
*La salute ieri e oggi. Dal delegato di fabbrica alle mutue-benefit *
*Ivan Cavicchi
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https://ilmanifesto.it/archivio/?fwp_author=Ivan%20Cavicchi>*
*Edizione del 04.03.2017
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https://ilmanifesto.it/edizione/il-manifesto-del-04-03-2017/> *
*Mezzo secolo è trascorso e i mitici metalmeccanici sono passati dalla
salute non negoziabile (gruppi omogenei, mappe di rischio, delegato alla
salute) alle mutue integrative. Si afferma così, attraverso il lavoro, il
cosiddetto welfare aziendale.*
*Welfare aziendale, vale a dire una idea di contro-universalismo di classe
che al diritto alla salute (del quale si constata di fatto l’inesigibilità,
quindi l’utopia) preferisce, pragmaticamente, una forma di accesso
privilegiato ai servizi sanitari garantito attraverso il salario
demonetizzato.*
*Demonetizzare il salario significa che, un operaio, oltre ad una certa
quantità monetaria con la quale pagare l’affitto, fare la spesa, andare in
pizzeria, riceve anche benefit e perquisite, cioè servizi per perseguire
«obiettivi di ottimizzazione fiscale e contributiva, di fidelizzazione,
motivazione e attrazione delle risorse umane e di costruzione di una solida
e duratura corporate identity».*
*Benvenuti nella nuova ideologia del “premio totale” (total reward): la
salute non è più un interesse collettivo e, meno che, mai un diritto della
persona, ma è un valore di scambio individualmente negoziabile. Questa
volta siamo oltre l’indennità, oltre il litro di latte, oltre il problema
delle pause. Il salario demonetizzato è nel terzo millennio, un modo per
monetizzare la malattia.*
*Le mutue, nell’ideologia del total reward (si presuppone con un sistema
pubblico minimizzato), retribuiscono così le aspettative di salute delle
persone per cui esse non sono altro che un sistema di prestazioni ad
accesso privilegiato, definite da un nomenclatore.*
*Presto potremmo assistere alla rinascita del neo-mutualismo aziendale che
segnerà probabilmente il definitivo declino della sanità pubblica o meglio
la sua marginalizzazione. La famosa “seconda gamba”.*
*Perché?*
*Perché in questo tempo sta prendendo piede l’applicazione della legge di
stabilità del 2016 il cui decreto attuativo in materia di detassazione
prevede tutte le precondizioni per generalizzare attraverso i contratti
delle vere e proprie mutue sostitutive.*
*Il punto focale di questa detassazione è sostanzialmente uno: le aziende
previo accordo potranno detrarre il costo delle mutue dal costo complessivo
del lavoro. Cioè per loro il welfare aziendale è praticamente a costo zero.*
*Il governo oggi finanzia i datori di lavoro per svuotare l’art 32 della
Costituzione, per ridurre a pubblica carità la sanità pubblica, per
distruggere ogni parvenza di universalità e tutto questo in ragione di una
discutibile idea neoliberista di sostenibilità economica. E senza che
nessuno protesti.*
*La sua strategia sulla sanità è chiara: de-finanziarla per ridurre
l’incidenza della spesa sanitaria in rapporto al Pil, uso del terzo settore
per appaltare parti della sanità al volontariato e alla sussidiarietà, dare
corso ad un nuovo mutualismo usando strumentalmente la forte domanda di
servizi sanitari delle persone, disattesa a causa dello stato deplorevole
in cui versa la sanità pubblica.*
*Tutto questo: mentre cresce il numero dei cittadini che comprano
direttamente di tasca propria sul mercato prestazioni private altrimenti
definite out of pocket; mentre cresce l’abbandono sociale cioè il numero di
persone che non si possono permettere né la mutua, né l’assistenza privata
e purtroppo (se pensiamo ai ticket) neanche quella pubblica; mentre la
sanità pubblica tra eccellenze e miserabilità perde colpi falcidiata dai
tagli lineari, sempre più diseguale, deludendo suo malgrado le aspettative
sociali delle persone*
*Tuttavia non me la sento di accusare i metalmeccanici di tradimento perché
non me la sento di condannare chi, oggi, ad una sanità pubblica decadente,
preferisce altre alternative sfruttando i vantaggi della sua condizione di
lavoro. La realtà è quella che è.*
*In questa regressione salute/mutue c’è qualcosa che rimanda alle
difficoltà e alle incapacità della sinistra e del sindacato a leggere i
cambiamenti e a governarli con un pensiero riformatore all’altezza delle
sfide. Se oggi probabilmente saremo radicalmente controriformati dalle
mutue di ritorno è perché in tutti questi anni anziché ripensare la sanità
nei contesti che cambiavano reinventandola per adeguarla ad esempio ai
problemi dell’economia e a quelli relativi alla nuova domanda sociale, ci
siamo limitati a farne l’apologia, a rivendicare più soldi senza azzerare
le diseconomie riducendo la prevenzione ad uno slogan.*
*La mia idea di “quarta riforma” contesta radicalmente l’idea sciagurata di
sostenibilità di questo governo, è contraria ad un mutualismo di ritorno,
ma contesta anche la grande invarianza nel sistema sanitario che in questi
anni ha come ossificato l’offerta di servizi rendendola ancor più
inadeguata nei confronti dei nuovi bisogni delle persone.*
*Oggi tornano le mutue anche perché il mutualismo, nonostante tre riforme
sanitarie, non è mai morto. Sono anni che il servizio sanitario nazionale
in realtà è una super mutua per cui oggi il dato politico vero è che la
super mutua si sfarina in tante piccole mutue come era mezzo secolo fa.*
*Se Bauman dice che la crisi sociale genera nuove forme di solidarietà
contro la precarietà (Stato di crisi 2015) bisogna rispondere che la mutua
dei metalmeccanici dimostra che, la stessa crisi, se non è governata con un
pensiero riformatore (cioè se il mutualismo quale paradigma resta
sostanzialmente invariante), spinge la solidarietà a riorganizzarsi in
forma egoistica e corporativa contrapponendo i deboli ai forti esattamente
come tanto tempo fa.*
*Piovono chiusure sui centri culturali *
*Alessandro Portelli
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https://ilmanifesto.it/archivio/?fwp_author=Alessandro%20Portelli>*
*Edizione del 04.03.2017
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https://ilmanifesto.it/edizione/il-manifesto-del-04-03-2017/> *
*Dopo il 19 luglio 1943, Roma è di nuovo sotto bombardamento. Ma stavolta
sono bombe intelligenti – intelligenti al quadrato, che colpiscono
selettivamente l’intelligenza della città. In nome della legalità e
dell’economia di mercato.*
*Il bombardamento di sgomberi e chiusure, multe esorbitanti, folli
arretrati, concessioni non rinnovate, fa deserto di realtà di lavoro
sociale come il Celio Azzurro o il Centro culturale curdo Ararat,
esperienze storiche di lavoro culturale come la Scuola di musica di
Testaccio
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https://www.ilmanifesto.it/roma-la-scuola-di-musica-popolare-di-testaccio-e-sotto-sfratto/>,
il Circolo Gianni Bosio, la Federazione italiana di musica antica,
concessioni non rinnovate, occupazioni storiche, assegnazioni deliberate e
mai eseguite, che hanno salvato dal degrado e dalla rovina edifici
abbandonati e offerto servizi che le istituzioni non potevano o non
volevano dare, centinaia di esperienze, migliaia di persone che sono il
sale della democrazia partecipata, dell’intelligenza collettiva, della
bellezza sociale di questo paese.*
*In questo disastro confluiscono due schiaccianti “convergenze parallele”.
La prima è il disastro della politica. Da quando la scomparsa di ogni
progetto e idealità ha trasformato la politica in pura gestione del potere
e spalancato così le porte alla corruzione fino alla tragedia di Mafia
capitale, ogni decisione politica è diventata sospetta. Così, gli
amministratori anche perbene (ce ne sono molti) non se la sentono di
prendersi responsabilità di niente – non possono o non osano dire “questo
progetto mi interessa, lo sostengo” oppure “questa associazione è utile
alla città, lasciamola lavorare”. Invece – spesso anche per la debolezza
politica e culturale e la mancanza di orgoglio di tutto un ceto politico
emergente – finiscono per proteggersi dietro procedure puntigliose e regole
di gestione falsamente neutrali.*
*In questi giorni, in ogni “tavolo” di trattative, ci sentiamo ripetere
dagli assessori di turno che loro vorrebbero ma “gli uffici” non glielo
permetterebbero, i dirigenti non firmerebbero mai. Uffici e dirigenti sono
peraltro a loro volta bombardati da pressioni, autentiche minacce che con
aggressivo eccesso di zelo provengono – come denuncia una diffida firmata
legale da decine di associazioni – da dirigenti locali della Corte dei
Conti che brandiscono la spada di Damocle del fatale “danno erariale”. Il
risultato è che il governo della città sta nascosto dietro scrivanie
invisibili: quella famosa arrogance of office su cui monologava secoli fa
il principe Amleto. La seconda convergenza è l’ideologia di mercato: non è
concepibile un uso di un bene di pubblica proprietà che sia diverso da
quello di “metterlo a reddito” come se fosse una proprietà privata.*
*Lasciamo perdere la Costituzione – l’articolo 9, l’articolo 41; ma – come
ci ricordava in un’assemblea di questi giorni, il rappresentante
dell’Associazione dei vigili urbani in pensione, paradossalmente sfrattato
dai vigili urbani in servizio – persino lo statuto della cosiddetta Roma
Capitale prevede usi di pubblica utilità sociale e culturale diversi dalla
messa sul mercato (altre città hanno provato ad attrezzarsi in modi meno
persecutori). Non solo per paura ma anche per ideologia, tutte le pratiche
di questi anni e tutte le prospettive sventolate in questi giorni ruotano
attorno a bandi e regolamenti che di fatto escludono il volontariato, le
idee nuove, tutto quello che non possieda una struttura e una visione del
mondo di tipo aziendale.*
*Tutto questo, infine, si traduce in un’altra faccia del declino della
democrazia: lo spostamento del potere dalle sempre più pavide
rappresentanze elette e dai cittadini partecipanti a burocrazie esenti dal
controllo e portatrici di un’inflessibile ideologia del denaro. In nome di
un’astratta legalità che solo occasionalmente coincide con la giustizia,
incapaci o non intenzionati a colpire seriamente le violazioni e gli abusi
dei potenti e dei ricchi, se la prendono coi deboli.*
*Nel frattempo, tanti degli spazi “recuperati”, lungi dal produrre il
millantato reddito, verranno restituiti all’abbandono e al degrado in cui
si trovavano prima che il volontariato e la passione li salvassero e li
rendessero utili. Anche questo è un danno – culturale e anche “erariale”.
Ma la legalità è salva.*