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Tárgy: [CSSF] ANCHE LA BIBLIOTECA DI GALATINA CELEBRA IL"GIORNO DELLA MEMORIA"
Con una delle pellicole più celebri del regista Woody Allen
ANCHE LA BIBLIOTECA DI GALATINA CELEBRA IL "GIORNO DELLA MEMORIA"

Sarà proiettato "Zelig", film del 1983







Lunedì prossimo, 30 Gennaio, alle ore 19, presso la Biblioteca "P. Siciliani" di Galatina (in p.zza D. Alighieri, 51), sarà proiettato il film "Zelig", di Woody Allen. La serata rientra nelle iniziative organizzate dall'Amministrazione Comunale e dalla "LiberMedia sas" (che gestisce la Biblioteca) nell'ambito del "Giorno della Memoria".

La scelta di proporre questo film in questa circostanza può apparire certamente inusuale, se non azzardata. L'intento, però, è quello di mostrare al pubblico, attraverso il lavoro di Woody Allen, la capacità della cultura ebraica di voler e saper ironizzare su tutto: anche sulla propria storia, nelle sue pagine più drammatiche. Woody Allen rientra, perciò, a pieno titolo, nella grande tradizione del "sense of humour" ebraico, e questo film ne è un intelligente, acuto ed esilarante esempio.

Nel film (girato nel 1983 e che vede protagonista lo stesso W.Allen, con Mia Farrow), viene raccontata (con taglio apparentemente documentaristico) la vita di Leonard Zelig, detto il "camaleonte", campione di conformismo. Talmente conformista da assumere ogni volta sembianze, modi, anche professione, simili a quelli dell'interlocutore del momento (diventa nero in mezzo ai neri, un medico in mezzo ai medici, nazista tra i nazisti, e così via). Di lui si prende cura una psichiatra che presto s'innamorerà. Satira al vetriolo, quella di Woody Allen, che riesce a superare anche una bella scommessa "tecnica": saldare senza apparente soluzione di continuità i brani di cinegiornale con quelli ricostruiti, presentando il tutto sotto forma di report giornalistico.

Questa, a titolo di esempio, è solo una delle tante, folgoranti battute del film: "Ho 12 anni. Vado alla sinagoga. Chiedo al rabbino qual è il significato della vita. Lui mi dice qual è il significato della vita. Ma me lo dice in ebraico. Io non lo capisco, l'ebraico. Lui chiede 600 dollari per darmi lezioni di ebraico".

La pellicola, dunque, si presenta come una parodia idiosincratica di un documentario degli anni Venti-Trenta. E, sebbene il "documentario" dia tutta l'aria di essere ispirato a fatti realmente accaduti, in realtà la storia è inventata e i personaggi sono fittizi. "Zelig" di Woody Allen può essere considerato come uno dei maggiori esempi di "trasformismo" nell'ambito del cinema.

La vicenda si snoda a partire dal 1928. Leonard Zelig è l'uomo del momento, vittima di un'ignota malattia che si manifesta nella trasformazione psicosomatica dei tratti in conseguenza del contesto in cui l'individuo si trova. Ricoverato in ospedale, Leonard Zelig viene seguito dalla dottoressa Eudora Fletcher, una psichiatra che cerca di scoprire le radici dello strano fenomeno nell'inconscio del paziente. Il "camaleontismo" di Leonard Zelig si trasformerà, però, in una moda: verrà affidato alla sorellastra che cercherà di trasformarlo in un fenomeno da baraccone. La dottoressa Fletcher, tentando di proteggerlo, finirà per innamorarsene. I due decideranno di sposarsi, ma Zelig, turbato dagli scandali montati dalla stampa, fuggirà in Europa. Eudora lo ritroverà a Monaco Baviera, alle spalle di Adolf Hitler, durante un'adunata nazista. Fuggiti dalla Germania, verranno accolti trionfalmente in patria.

Il Leonard Zelig di Woody Allen è un uomo che "non ha un sé, né una personalità. E' letteralmente l'immagine "proiettata" degli altri, uno specchio che restituisce alle persone la propria immagine". Queste le parole di Bruno Bettelheim (notissimo psicoanalista austriaco, che nel film interpreta se stesso): "Se Zelig fosse psicotico o solo estremamente nevrotico, era un problema che noi medici discutevamo in continuazione. Personalmente mi sembrava che i suoi stati d'animo non fossero poi così diversi dalla norma: forse quelli di una persona normale, ben equilibrata e inserita, solo portata all'eccesso estremo. Mi pareva che, in fondo, Zelig si potesse considerare il "conformista" per antonomasia".                                                                                                                                                   (Gabriele De Blasi)




(v. Imperat. Adriano 10/b, Lecce, 338 4771579)