Re: [Campagnaresistenza] chiarimenti

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Autor: Osservatorio Repressione
Data:  
Para: campagnaresistenza@autistici.org
Asunto: Re: [Campagnaresistenza] chiarimenti
Care/i Compagne/i
Nel 2007 un gruppo di compagne e compagni, provenienti da diverse esperienze di militanza politica, hanno dato vita all’osservatorio sulla repressione con l’obiettivo di seguire i casi di repressione sociale nel nostro paese e portare all’attenzione la pervasività dell’attacco repressivo e preventivo che si muove contro il semplice dissenso sociale.

Lo abbiamo fatto e lo facciamo con l’umiltà e la consapevolezza della necessità di unificare le lotte esistenti, di non dividerle in lotte buone o cattive, di dare forza nel rivendicare la libertà di movimento e il diritto di resistenza.

Nei mesi scorsi nell’interloquire con Paola e Alfredo si era pensato a come l’Osservatorio sulla Repressione potesse sostenere la vostra campagna. Si era pensato di “usare” il nostro sito come un luogo aperto, di dibattito su come “estendere e rafforzare resistenze”. Nonostante noi continuiamo a pensare e rivendicare che il “diritto di resistenza” sia tutt’altro che un “cedimento” alle “istituzioni borghesi” abbiamo convenuto di recepire la vostra proposta di lavorare alla costruzione di una pagina sul nostro sito con un banner che riportasse la dicitura “Le lotte non si arrestano, Rafforzare ed estendere resistenze”.

Ripetiamo che per noi l’importante è che il tutto possa produrre un vero dibattito e coinvolgimento di tutte le realtà che, oggi, nel nostro paese costruiscono lotte, conflitto e vertenzialità diffuse e che possa produrre una proposta unitaria per come scardinare l’apparato penale e l’impalcatura giustizialista costruita negli ultimi decenni. Un luogo aperto di confronto, uno strumento che possa dare voce alla vostra campagna e confrontarsi con altre già avviate e in cantiere, come ad esempio con #IoStoConChiResiste lanciata dal movimento No Tav, con “Libertà di pensiero, libertà di dissenso” lanciata dai blocchi precari metropolitani e dal movimento di lotta per la casa, cosi come con il lavoro che stiamo tenendo in questi mesi con il Legal Team Italia, i Giuristi Democratici, Antigone e A Buon Diritto al fine di portare all’attenzione del Cedu (Centro Europeo Diritti Umani) l’uso disinvolto di misure restrittive della libertà personale quali arresti domiciliari, obblighi di dimora e di firma, e dei fogli di via che colpiscono gli attivisti sociali.

Crediamo che sia un lavoro molto impegnativo, ma che ci possa, almeno, permettere di impostare un discorso largo in una fase in cui c'è un vuoto tutto politico nella gestione di questi tempi difficili, dove chi ha la responsabilità delle decisioni si dimostra incapace di fronte alle sempre più pressanti richieste di welfare e diritti, in cui la gestione di questo vuoto è tutto delegato a polizia e magistrati, dove il dissenso, la proposta e la pratica di alternativa debbono essere zittiti in tutti i modi. Siamo davanti alla più profonda cecità della politica istituzionale di fronte alle istanze poste dai movimenti che in tutta Europa e nel mondo rivendicano democrazia, welfare, dignità. Si è giunti ad affidare alle forze dell’ordine la gestione delle crisi. Questo significa che la politica ha abdicato ai suoi compiti fondamentali e fondativi in favore di una società disciplinare dove la protesta non è più un diritto ma un fastidio e chi la attua è un “nemico della società”. Sempre più spesso i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta, che a questo punto non è più tanto giudicato per ciò che ha commesso, ma per quello che rappresenta nei confronti della società: un diverso, un disadattato, un ribelle per vocazione e dunque necessariamente un nemico a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie, o accentuando nei suoi confronti la funzione repressiva-preventiva (daspo, domicilio coatto, fogli di via, ecc..), o sospendendogli alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annientamento attraverso la negazione di diritti inderogabili. E’ quello che alcuni giuristi denunciano come uno spostamento sul piano del diritto penale da un sistema giuridico basato sui diritti della persona ad un sistema basato prevalentemente sulla ragion di Stato. La risposta alle sfide globali non può e non deve essere delegata al manganello nelle piazze, alle sentenze dei giudici, all'arbitrarietà delle decisioni di un questore. Il diritto ad avere diritti è costituito in primis dalla libertà: di pensiero, di critica, di organizzarsi, di dissentire, di resistere, di praticare alternative reali.

Per questo crediamo che dei punti di partenza ce ne siano parecchi, la necessità di un intervento sociale coordinato è chiara ma, forse, non percepita a sufficienza; ma soprattutto, a nostro avviso, l'intervento deve essere complessivo rispetto agli argomenti, non concentrato o focalizzato solo su alcuni punti.

Ultime due piccole considerazioni:

Nell’estate 2013, come osservatorio sulla repressione, contribuimmo ad aprire una discussione attorno ad alla proposta di “amnistia sociale”. La nostra idea era quella di un tentativo di definire un orizzonte prim’ancora che una soluzione concreta, affinché si potesse elaborare una strategia che individuasse il nodo centrale dello scontro che veniva costituendosi, ovvero l’attacco alla legittimità stessa di un dissenso fattivo, alla possibilità che dei movimenti potessero esistere e mettersi di traverso, inceppando un sistema sempre più oligarchico. Diventare il volano di un fronte da allargare per scardinare le ultradecennali stratificazioni dell’emergenza. Quel dibattito si è arenato, in molti hanno inteso quella proposta come un "cedimento allo Stato repressivo", mentre le dinamiche repressive oltre ad essersi inasprite hanno allargato il loro fronte colpendo indiscriminatamente tutte le lotte sociali e i movimenti si sono trovati in grosse difficoltà, senza strumenti, senza aver mai intaccato di un millimetro le strategie repressive che mirano ad isolarli e sconfiggerli.

A riguardo il nostro No al Referendum, rivendichiamo il nostro essere stati tra gli attori principali nel costruire il fronte del “No Sociale” . Una lavoro che ci ha visti interloquire e confrontarci con tante realtà sociali che ha permesso di fare entrare nel vivo del dibattito politico i temi sopra evidenziati. Lo abbiamo fatto pubblicamente e con un nostro intervento ripreso anche da altre realtà sociali di movimento. (http://www.osservatoriorepressione.info/lopposizione-al-neoautoritarismo-passa-anche-no-alla-riforma-costituzionale/)

In conclusione, ribadiamo, a fronte di tutto ciò, l'urgenza di una presa di coscienza e di parola quanto più larga possibile a sostegno dei protagonisti delle lotte sociali colpite dalla repressione ed il sito dell’osservatorio vuole essere un luogo aperto di dibattito, riflessioni e divulgazione.

Saluti

Italo e Haidi



[http://www.osservatoriorepressione.info/wp-content/uploads/2014/11/logo_oss_21.jpg]
www.osservatoriorepressione.info<https://webmail.aruba.it/ext_aruba/classic/html/www.osservatoriorepressione.info>
________________________________
Da: CampagnaResistenza <campagnaresistenza-bounces@???> per conto di davanzo.alfredo--- via CampagnaResistenza <campagnaresistenza@???>
Inviato: mercoledì 14 dicembre 2016 23.08.58
A: campagnaresistenza@???
Oggetto: [Campagnaresistenza] chiarimenti

Cerchiamo di capirci.
La questione del titolo di campagna "Rafforzare, estendere resistenza", e del documento-appello, è incentrata sulla nostra mailing list. Siamo ancora nella fase del dibattito e della definizione fra i gruppi, e singoli, che mostrano un interesse. Alla prossima riunione nazionale potremo tirare una prima somma, e decidere se formalizzare un comitato promotore e la campagna stessa. La cosa importante è partecipare al dibattito e capire se, nelle proprie realtà locali si può aggregare, partecipando alle mobilitazioni già in corso (o da costruire).

Quanto alla diffusione più ampia del testo e della proposta, certo che va bene, però tenendo conto degli inevitabili problemi politici (per questo dall'inizio scegliemmo di focalizzarci solo su poche realtà organizzate, ricevendo peraltro anche dei No).
Lo vediamo anche con i dubbi sollevati riguardo l' Osservatorio. E qui bisogna capirsi meglio: la dinamica che proponiamo è di unità nella lotta, su una base comune di contenuti, un'unità di tipo frontista. Non un'unità politico-ideologica.
E' chiaro che ci sono delle delimitazioni, dei paletti. Ma un po' di differenze bisogna accettarle. Per esempio, siamo fuori dalla logica elettoralista, ma l'adesione di molti organismi, di movimento, al NO referendario può essere capita se resta un atto episodico, legato a quel contenuto (adesione comunque criticata da noi). Altra cosa è uno schieramento con partiti e campagne elettorali, sistematico: questo si inaccettabile. Ma questo è un discorso valido anche verso altre posizioni, certi estremismi anarchici, o certi dogmatismi settari.

Il dibattito e la disponibilità a fare fronte, infatti, si vedono poi nell'interazione. L'Osservatorio ha raccolto le osservazioni fatte sul tema dell'Amnistia sociale, e ha rimosso questa presenza diventata contraddittoria con la nostra campagna.
Ecco perché chiedeva di rimpiazzare banner del sito e testo-proposta con i nostri.
Questo non significa che dibattito e iniziative debbano passare per il suo sito. Come partecipante alla campagna, si, come qualsiasi altro organismo partecipante. Però il nostro perno è questa mailing list.
Quanto ad un blog specifico, mi sembra prematuro, visto che gli scambi fra noi sono ancora cosi lenti.

C'è la realtà delle mobilitazioni, come quelle fra Torino e la Valle, che continuano a progredire (malgrado, ma anche grazie, al confronto serrato con la repressione).  Penso che noi dobbiamo sviluppare il fronte attorno queste esperienze avanzate,  sapendo comporre le differenze "sostenibili".
                                                                                           Passo parola, alfredo