[Campagnaresistenza] resistenza a sfratti e repressione

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Autore: Centro doc. Movimenti
Data:  
To: Campagnaresistenza
Oggetto: [Campagnaresistenza] resistenza a sfratti e repressione
Riportiamo questo significativo comunicato. La lotta che si sviluppa va
proprio nel senso che anche noi auspichiamo. Questo ci sembra dovremmo
estendere e coordinare. Vedere il seguito di queste iniziative  a Torino
sul sito macerie.autistici    Una sfida continuamente tentata
<http://www.autistici.org/macerie/?p=32344>


Diario <http://www.autistici.org/macerie/?cat=25>

<http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/is-mir.jpg>

<http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/barricate.jpg>

[image: barricate.jpg]
<http://www.autistici.org/macerie/wp-content/uploads/barricate.jpg>

L’operazione della settimana scorsa
<http://www.autistici.org/macerie/?p=32285> aveva ancora una volta
l’obiettivo dell’allontanamento di compagni e compagne dalle lotte in un
contesto urbano specifico, investito dagli effetti delle nuove politiche di
riqualificazione. Una violenza specifica che va a inserirsi in un processo
generale di guerra di classe dall’alto mossa da pubblici amministratori,
manager dalla faccia più o meno *liberal*, burocrati e tecnici della
repressione. Una guerra, questa, che in maniera sempre più sottile quanto
massiccia colpisce chi è l’ultimo anello nella catena di produzione, chi è
poco profittevole o chi continua ostinatamente a organizzarsi per una
controffensiva.

Oltre all’arresto di Silvia, Stefano, Antonio e Daniele, è stato notificato
anche il divieto di dimora nel comune di Torino ad altri compagni, i quali
stanno violando la misura e non intendono farsi cacciare, tantomeno
restando inerti.

Vi proponiamo di seguito il loro comunicato.

*Il possibile è solo l’insieme delle situazioni che ci si presentano
davanti oggi.*
*È necessario tenerlo bene a mente quando attraversiamo strade costellate
da frammenti di ripetizione dell’identico solo apparentemente cangianti, da
neon di sirene che lacerano le rètine, dalle vite costrette all’inerzia
della sopravvivenza senza mai intravedere l’altrove.*
*Ma ciò non è il risultato di un gioco a somma zero: c’è nella miseria
generalizzata chi ha un ruolo gestionale o di responsabilità, chi progetta
o mette in atto i rapporti di dominazione, e chi invece deve costituire il
bacino di manodopera da spremere. Sono queste le condizioni di esistenza e
riproduzione del capitalismo stesso. Anche se di questi tempi, soprattutto
nei contesti urbani d’avanguardia, i governanti vorrebbero far credere il
contrario, non esiste nessuna orizzontalità e la cittadinanza attiva, la
partecipazione dal basso e mescolanza sociale di cui si riempiono la bocca
hanno il solo scopo di eliminare dalla testa delle persone l’idea stessa di
conflitto e di lotta contro i vari dispositivi di sfruttamento.*


*L’apocalisse della quiete a cui vogliono relegarci non è però un
tuttotondo.Lo dimostra il fatto che le persone non siano sempre disposte a
subire silenti e che nella nostra piccola esperienza di lotta in alcuni
quartieri a nord di Torino abbiamo potuto sentire in tante persone un po’
di odio galvanizzante contro padroni e governanti. Solo un sentore piccolo
- ben poco, si dirà - ma abbastanza per continuare ostinatamente a
organizzarsi insieme.*


*Questo ha le sue conseguenze a cadenza frequente, come qualche giorno fa
in cui i tutori dell’ordine hanno arrestato Daniele, Stefano, Silvia e
Antonio, e notificato a noi il divieto di dimora a Torino per aver fatto un
picchetto contro uno sfratto. Non staremo qui a raccontare di come è andata
quella mattinata perché non ci sarebbe niente di succoso da annoverare, ma
ci interessa sottolineare come non solo per queste strade, non solo in
questa città, la morsa della legge è sempre più stretta attorno a chi
decide di lottare: arresti, allontanamenti coatti dal luogo di vita, misure
restrittive, avvisi orali e la sorveglianza speciale.Le misure cautelari
sono scattate stavolta perché il Gip Loretta Bianco ha ratificato
l’impianto accusatorio del PM Padalino basato sul reato di violenza a
pubblico ufficiale. Niente di nuovo, è un buon passepartout nelle azioni
repressive di ogni risma anche perché la figura del pubblico ufficiale, con
l’esternalizzazione dei servizi, è diventata onnipresente.*







*Come agire e continuare a lottare di fronte a operazioni così cadenzate e
pesanti?Non crediamo che si possa e neanche che si debba capire quali sono
gli equilibri tribunalizi. Il diritto - lo sappiamo bene - non è una
struttura rigida, ciò che lo sostiene è quell’insieme di norme che
impongono un certo vivere comune; se è vero che non può esaurire
l’esplicarsi delle forme di potere sugli individui, è uno strumento
fondamentale attraverso cui si passano al vaglio le condotte delle persone
affinché i rapporti sociali continuino a riprodursi secondo le esigenze
economiche capitalistiche. Un’illusione nauseante e pericolosa, dunque,
quella di cui talvolta si legge che vorrebbe andare a cercare una soluzione
alla repressione dialogando con le toghe meno accanite.Dal canto nostro a
questi dialoghi preferiamo cercare di rincarare la dose in strada e nelle
lotte cosicché sia la forza, che lì scaturisce, ad approntare il
contropiede e impedire che ogni passetto conflittuale sia immediatamente
punito. È un sentiero percorso non solo da noi, non solo qui.È una sfida
continuamente tentata e che non è certo facile da ingranare alla prima.Per
questo non possiamo far altro che continuare imperterriti a lottare
nonostante le offensive della controparte, in primis quelle nei quartieri
in cui viviamo. Ad Aurora e Barriera di Milano i nuovi investimenti diffusi
tracciano la strada per la cacciata della popolazione indigente e di chi
cerca di mettere i bastoni tra le ruote ai progetti della riqualificazione.
Sala rossa, piccoli politicanti, tribunale e nuovi investitori come
Lavazza, Sanpaolo, Baricco ci stanno provando in tutti i modi a “bonificare
il terreno”: arresti, sgomberi, allontanamenti coatti, retate, il distacco
dell’acqua a interi palazzi in morosità, sfratti e pignoramenti sono
ascrivibili a una progettualità ampia di rivalorizzazione urbana di questo
pezzo di città.Non ci faremo cacciare via e con un divieto di dimora in
tasca continueremo a stare in queste strade, violando la misura imposta e
continuando a farlo ogni qualvolta i dettami tribunalizi arriveranno per
allontanarci dalle lotte.Molto probabilmente la polizia a breve verrà a
notificarci l’aggravamento di misura con l’arresto ma fino ad allora
staremo nei luoghi che ci siamo scelti a combattere contro il possibile.*

*I colpiti dal divieto di dimora a Torino*

macerie @ Dicembre 7, 2016
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