[Precari_roma] 25 NOVEMBRE 2016 ORE 9.30 PIAZZA DI MONTECITO…

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Subject: [Precari_roma] 25 NOVEMBRE 2016 ORE 9.30 PIAZZA DI MONTECITORIO PRESIDIO E SIT IN CONTRO VIOLENZE SULLE DONNE E DISCRIMINAZIONI SUL LAVORO comunicato sindacale e invito a parlamentari e informazione


Comunicato sindacale e avviso per lavoratrici, lavoratori di sciopero (ai sensi articoli1, 14 e
25 Legge 300/1970 e per informazione obbligatoria ai sensi L. 146/90 e itnegrazioni)
CON PRESIDIO E SIT IN il 25 novembre dalle ore 9.30 a piazza di Montecitorio,
con delegazioni di lavoratrici provenienti da Palermo, Taranto, l'Aquila...Roma e altre località
con INVITO A CONFERENZA STAMPA E
INVITO A PARLAMENTARI A ESSERE PRESENTI LA MATTINA IN PIAZZA PER DIALOGARE CON LE
DELEGAZIONI DI LAVORATRICI...in attesa della manifestazione nazionale del 26 sempre a Roma

PER DIFFUSIONE, DIVULGAZIONE, PUBBLICAZIONE, su organi di informazione, comunicazione
e radio stampa - grazie

Comunicato sindacale per affissione e divulgazione nei luoghi di lavoro - artt. 1, 14 e 25 S.L. e L. 146/90

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CONTRO
la VIOLENZA sulle DONNE e le discriminazioni sul lavoro

Venerdì 25 novembre: sciopero!

Sabato 26 novembre: manifestazione a
Roma!

(COMUNICATO SINDACALE per affissione AI SENSI ART. 25 L.300/70)

Le
Donne del Fronte di Lotta No Austerity sostengono attivamente lo sciopero del
25 novembre (indetto da Slai Cobas per il sindacato di
classe e Confederazione Usi) e le manifestazioni contro la violenza sulle
donne del 26 novembre 2016 (a Roma ci sarà la manifestazione principale, ma
sono previste iniziative anche in altre città d'Italia, tra cui Milano).

Lo sciopero generale, in
coincidenza con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è
stato proclamato in tutti i settori lavorativi pubblici, privati e cooperativi
e riguarderà tutte le lavoratrici e i lavoratori a tempo indeterminato, a tempo
determinato, con contratti precari e atipici.

Da gennaio ad oggi troppe
donne sono state uccise in Italia da uomini che affermavano di amarle. La
violenza sulle donne è una tragedia che si fa più profonda nei momenti di crisi
economica, come quella in cui stiamo vivendo, quando tutti i diritti sono messi
in discussione, si chiudono gli spazi pubblici (consultori, scuole, asili,
ospedali, centri culturali) e al contempo le donne sono spinte fuori del mondo
del lavoro e ricondotte al mero ruolo di mogli e madri all’interno delle mura
domestiche; la libertà delle donne, le
scelte delle donne, sono continuamente
ostacolate e giudicate. I nuovi strumenti di comunicazione di massa (web) si
aggiungono a quelli meno recenti (giornali e tv) e usano spesso il corpo delle
donne a fini pubblicitari proponendolo come mero oggetto di consumo, umiliando
il genere femminile e contribuendo a far crescere nella società una mentalità
maschilista.

La violenza maschile sulle donne può e deve essere respinta. Per respingerla è necessario mettere in
discussione il sistema economico su cui si regge, il capitalismo, sistema
economico che non esita a sfruttare e umiliare ai fini del profitto tutti gli
individui della società che per la loro situazione fisica o sociale sono più
facilmente ricattabili (bambini, immigrati, donne).

Mentre si assiste al femminicidio quotidiano delle donne
con governi praticamente muti, al contempo si assiste alla messa in discussione
delle leggi che tutelano il diritto d’aborto in nome della tutela della vita.
Noi diciamo che chi sostiene di difendere la vita attaccando le leggi sull’aborto
in realtà cerca solo di limitare la vita e la salute delle donne. Le leggi sull'aborto molto restrittive, infatti, non sono
associate a tassi d’aborto più bassi. Il tasso è di 37 aborti ogni mille donne
in età riproduttiva nei Paesi in cui è vietato completamente o permesso
soltanto per salvare la vita delle donne, rispetto al 34 per mille di quei
Paesi dove l'aborto è praticabile su richiesta. Questa, che solo in apparenza è
una piccola differenza, in realtà ci parla di come la depenalizzazione, non
solo riconosce alla donna il diritto sul suo corpo, ma abbassa il numero
d’aborti perché le leggi restrittive producono interventi sanitari non sicuri,
portando a complicazioni e a morti che potrebbero essere evitate fornendo
servizi pubblici, gratuiti e trasparenti. Le iniziative come il “Fertility day”
del Ministro Beatrice Lorenzin, sono un esempio di come il governo italiano,
mentre attacca i diritti delle donne con la privatizzazione, nei fatti, dei
servizi pubblici, delle scuole e della sanità, spinga ed incoraggi le donne a
ritornare al ruolo di fattrice di figli di memoria fascista. Una donna, quella
proposta da queste campagne in cui si esalta il ruolo di madre, che, sotto lo
stretto controllo della gerarchia maschile, possa svolgere un ruolo per la
continuazione della “razza italiana”. Tutto questo è proposto mentre in Italia
le donne muoiono ancora di parto (circa 50 donne l’anno).

E’ necessario cambiare la nostra società, l’economia e la cultura.
E’una battaglia che deve essere condotta dalle donne e dagli uomini insieme.
E’una battaglia che deve essere condotta dalle lavoratrici e dai lavoratori,
dalla stragrande maggioranza della popolazione che non vive di profitti ma del
proprio lavoro e che non ha nulla da perdere nel mettere in discussione questo
sistema basato sulla paura, la precarietà e la violenza.

Non è un problema di donne contro gli uomini ma
un problema che parla a tutta l’umanità.

Lottiamo per arrivare ad una società in cui non sarà più
necessario la giornata del 26 novembre contro la violenza sulle donne!

Donne in Lotta No Austerity www.frontedilottanoausterity.org

L’USI, che ha proclamato lo sciopero
generale per il 25, aderisce all’iniziativa che si terrà alle ore 9,30 con un
presidio sit-in
a PIAZZA MONTECITORIO

Fotinprop. USI sede legale LARGO G.
VERATTI 25 ROMA
fax 06/77201444 Email: usiait1@???