Re: [Hackmeeting] [off topic] Apprendimento richiede solitud…

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Autor: Null
Data:  
Para: hackmeeting
Asunto: Re: [Hackmeeting] [off topic] Apprendimento richiede solitudine. Apprendimento richiede dialogo. Da dove cominciare? Dalla prima. Per ora.
Grazie della risposta.

On 2016-11-05 15:53, blackflag wrote:
> Penso che l'autogestione sia il trasformare il "voi" in "noi", penso
> anche che in una 3 giorni non puoi trovare "maestri/e" che ti insegnano
> le cose ma solo stimoli per approfondire degli interessi.


Ho passato tanti anni nella mia vita scrivendo, vivendo e ragionando in
"noi" per poi scoprire che non ho mai fatto veramente parte di nessuno
di quelli noi. Probabilmente sono io che non sono capace, chi sa. Ma
devo solo affrontare il fatto che e' cosi'. Che io sono IO. Mi fa molto
male ammetterlo, ma e' cosi'. Mi risulta anche difficile essere
semplicemente io, in un mondo cosi' buio, con tutti gli strumenti sia
tecnici sia teorici da costruirmi da sola. Senza sostegni. E' difficile.
Ma per me e' meglio che illudermi.

Per anni orbitavo. Inutilmente. E mi facevo raccontare favole, e
accumulavo la confusione nella mia testa.

Sorridevo, davo ragione, socializzavo, aspettavo di avere strumenti per
stabilire un dialogo piu' significativo.

Non pretendevo insegnamento, cercavo sempre di cavarmela da sola. Sai
quanti RTFM o quello che era mi sono beccata negli anni '90? Lo so come
funziona. Ma almeno negli anni '90 le cose erano chiare, almeno dove
stavo io, altrove. O sei dentro, o sei fuori. O ce la fai a stare al
passo, o ti si fa capire che non e' per te. O sei solo amichetta con cui
parlare che ne so dei film, e ridere di cose stupide, e parlare di cose
della vita quotidiana ecc., o sei un tecnico con cui parlare di cose
tecniche. Io non ero un tecnico. Ma almeno lo sapevo. Non sapevo niente
dell'uso consapevole. Ma almeno mi rendevo conto. Gli unici discorsi
teorici che potevo fare sulla tecnologia erano deliri cyberpunk. Ma
almeno mi era chiaro.

Poi Hackmeeting. Dove in teoria avrei potuto contare. Essere degli
organizzatori. Essere dei nostri. Tutta una situazione post-questo
post-quello, tutti i miei interessi in un posto solo.

Di sicuro ho sbagliato tutto nell'interazione.

OK, anch'io potevo comportarmi meglio, quello di sicuro. Sull'imparare,
per esempio. Non volevo pappa pronta, ma non sapevo come muovermi da
sola, e, peggio ancora, non sapevo di non sapere.

Per esempio, ogni volta che vedevo un talk o leggevo qualcosa di
interessante cercavo di studiarmi poi l'argomento a casa e mi perdevo.
Ok non fare maestri, ok che non si da la pappa pronta, ci sta. Ma non
bisogna nemmeno illudere le persone che la sperimentazione e la
consapevolezza informatica sono facili da raggiungere da soli, che sia
una cosa per forza affrontabile, fattibile. Specialmente di questi tempi
quando non cominci a 10 anni e poi la tecnologia cresce mentre cresci
tu, ma ti trovi tuffato da subito in una complessita' assurda.

La mia priorita' iniziale non era nemmeno quella di diventare brava
tecnicamente. Volevo solo partecipare allo scambio di idee che mi
sembrava interessante. Poi mi sono messa in testa sia che per
partecipare al dialogo bisogna essere tecnici, mi sentivo inadeguata
anche, piu' debole, anche nelle dinamiche. E poi pensavo anche che
quell'apprendimento tecnico mi avrebbe fornito strumenti per la
comprensione del mondo in generale, mentre invece ora scopro che se
passi tutto il tempo al computer o a studiare le materie scientifiche
fai veramente fatica a trovare del tempo anche solo per leggere dei
libri su altri argomenti.

> Per il fatto che ti sei sentita piu' o meno accolta, penso dipenda
> dalle
> persone che hai incontrato. Appiccicare l'ettichetta di "Hacker" alle
> persone che incroci e predentere che siano quello che vorresti, forse
> non e' un ottimo inizio.


Non ho mai appiccicato l'etichetta "Hacker" a persone. Figuriamoci,
evitavo sempre di usarla perche' significa sempre cose diverse. Piu' ci
penso piu' la trovo difficile da gestire. Ha un carattere tutto suo e
alla fine porta in direzioni strane o almeno io avverto questo rischio.

Ne ho mai preteso niente. Sempre li a sorridere e a cercare di capire le
battute. Poi magari ho solo scelto male le mie frequentazioni, ci sta
anche. Magari e' un problema solo mio. Ma puo' capitare anche ad altri.

Anche ora non pretendo niente, ma racconto la mia storia, nella speranza
che sia utile. Magari invece il vero Hackmeeting non c'entra niente di
tutto questo, e' nel mio caso ho sbagliato tutto io. Meglio ancora.

La parola "Hacker" non la uso di solito. L'ho usata, questa volta in
particolare, di proposito, perche' volevo fare un cenno ad alcune
complicazioni intorno a questa parola, e alcune questioni relative ai
percorsi anche molto diversi tra di loro, di chi ha a che fare con
aspetti diversi di quella parola. Ma forse non ha nessun senso accennare
a cose cosi' difficili cosi' male, e devo smetterla con il sperare che
mi si capisce bene se scrivo male e tra le righe, questo si e' molto
probabile.

Grazie di aiutarmi a chiarire. Sono sicura che se io avessi cominciato a
incontrare e interaggire per prima con delle persone magari diverse da
quelle che mi sono capitate avrei avuto un'esperienza completamente
diversa. Infatti quando scrivo di Hackmeeting scrivo solo di quello che
ho visto io, che magari e' piu' un'esperienza solo mia che la totalita'
dell'evento, mi rendo conto. Magari per tanti altri e' andata bene.

E' buffo che parli del diritto alla non socialita'. Lo capisco bene. Io
faccio molta fatica a socializzare, ma ho sempre finto di essere
socievole per non essere rifiutata. Ma non serve. Prossima volta
socializzo solo su cose concrete, faccio domande, chiedo spiegazioni, e
con l'idea che i progetti sono una cosa, e le simpatie e chiacchiere
un'altra diversa, separata.

> Mi va bene che tu puntualizzi che forse la socialita' dovrebbe venire
> prima della tecnica, ma forse ci sono delle persone che non amano la
> socialita' e meritano di non essere incolpate per questo.


Forse si, forse no. Quello a cui ci tengo non e' cosa viene prima, cosa
dopo, ma che sia molto chiaro cosa succede. Di chiarire le cose e'
dinamiche. Prima, o dopo, ma in modo chiaro. O di rendere chiaro che non
puo' essere chiarito, che ne so.

Io infatti non sto colpevolizzando nessuno per la non-socialita',
sarebbe anche assurdo in una mail dove mi rivendico il mio diritto alla
non-socialita'.

Mi rendo conto che ho sbagliato io nel comportarmi.

E che ci sono tante persone ad Hackmeeting che non conosco, proprio,
zero, quindi figuriamoci incolparle di qualsiasi cosa.

Nessuno mi doveva niente, e' chiaro. Nessuno mi deve niente nemmeno ora.
Ma rimango comunque dell'idea che qualcosa e' andato storto in tutto
questo, in questa interazione, anche se fatico a spiegare persino a me
stessa cosa.

Piu' chiaro?

> Concludendo non ho capito il senso della mail, se volevi mandarci a
> fanculo, potevi scrivere "Faffanculo". Se volevi proporre di avere piu'
> accoglienza ad Hackmeeting, potevi scrivere "Perche' non rendiamo
> Hackmeeting piu' accogliente?". Sul ragionamento ci potevo anche
> stare...


Infatti, questo e' ultimo vaffa. Se scrivero' mai piu' mail su questa
lista sara' su argomenti concreti come proponi tu.

Una delle versioni possibili di questa mail era sull'argomento "Perche'
non rendiamo Hackmeeting piu' accogliente e miglioriamo le interazioni
tra le persone con vissuti e approcci diversi?" ma sono ancora in
modalita' un po' diffidente dove non sono sicura che voglio facilitare
l'avvicinamento di persone ingenue ad Hackmeeting, non sapendo se sia un
posto sicuro per loro, o un posto dove si illudono che tutti la vedono
come loro poi invece scoprono di non avere capito niente, o un posto
dove si illudono in generale. Poi magari sono paranoie assurde, boh.

Comunque si, mail su argomenti sono meglio delle mail di sfogo, hai
completamente ragione.

Grazie della pazienza, e scusa della risposta lunga.