Autore: Claudia Fanti Data: To: Claudia Fanti Oggetto: [RSF] un articolo sulla conf. stampa di presentazione dell'Incontro
Mondiale Movimenti Popolari
La lotta dei poveri per Terra, Casa e Lavoro. Il nuovo incontro dei
movimenti popolari con papa Francesco
Claudia Fanti - Adista
Se è un compito di enorme portata quello di trasformare un pianeta
ferito e inospitale in una casa accogliente in cui non vi sia più
«nessun contadino senza terra, nessuna famiglia senza casa, nessun
lavoratore senza impiego», i movimenti popolari di tutto il mondo sanno
almeno, e non da oggi, di poter contare sul chiaro e deciso sostegno di
papa Francesco. Ed è proprio con lui, il loro più potente alleato, che
potranno nuovamente riunirsi il prossimo 5 novembre - evento culminante
del Terzo Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari (EMMP) -, a due anni
dal primo storico incontro in Vaticano (nell'ottobre del 2014), quando
più di 100 delegati – appartenenti a quella ricca galassia di forme di
auto-organizzazione riconducibili in vario modo alla categoria
dell'economia informale - erano stati invitati a Roma per iniziativa del
papa stesso, il quale, «coerente con la sua opzione per i poveri», aveva
voluto, secondo le parole di Frei Betto, «sentire coloro che li
rappresentano». Vale a dire - come ha spiegato mons. Silvano Tomasi, del
Pontificio Consiglio Gustizia e Pace, durante la conferenza stampa di
presentazione del III EMMP svoltasi oggi presso la Sala Stampa della
Santa Sede - riportare al centro quanti sono da sempre relegati in
periferia, invitandoli, una volta tanto, non solo ad ascoltare, ma
soprattutto a parlare e a confrontarsi, indipendentemente da ogni
appartenenza confessionale, e ancor di più ad auto-organizzarsi, unendo
le loro forze per combattere le cause dell'esclusione e iniziare a
edificare quell'altro mondo ritenuto possibile eppure sempre
drammaticamente lontano. È proprio questa, del resto – come ha
evidenziato durante la conferenza stampa il membro del Comitato
organizzativo dell'incontro Juan Grabois – l'«idea soggiacente al
concetto di movimento popolare»: i poveri, secondo quanto sottolineato
dallo stesso papa Francesco durante l'incontro del 2014, «non si
limitano a subire l'ingiustizia, ma si organizzano e lottano contro di
essa». Cosicché ciò che ha fatto papa Francesco, ha proseguito Grabois,
è stato «porre sotto gli occhi del mondo una realtà coperta dal
silenzio: esiste un'enorme quantità di organizzazioni, grandi e piccole,
che sono costituite, organizzate e guidate dagli esclusi, i quali non si
rassegnano alla miseria che è stata loro imposta e resistono in
un'ottica di solidarietà all'attuale paradigma tecnocratico».
Convocato dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, dalla Pontificia
Accademia delle Scienze Sociali e da esponenti dei movimenti stessi (un
comitato organizzativo composto da Joao Pedro Stédile del Movimento dei
Senza Terra-Via Campesina, da Juan Grabois della Confederazione dei
Lavoratori dell’Economia Popolare dell'Argentina, dalla spagnola Xaro
Castelló del Movimento Mondiale dei Lavoratori Cristiani e dall'indiano
Jockin Arputham di Slum Dwellers International), il primo Incontro
Mondiale dei Movimenti Popolari era stato pensato come un punto di
partenza nel processo di costruzione di una sorta di coordinamento delle
organizzazioni popolari, con il sostegno della Chiesa. E si era proposto
di individuare le cause strutturali dell'esclusione e i modi per
combatterle, partendo da tre grandi tematiche: Terra, Casa, Lavoro. Un
processo che ha poi fatto tappa nel 2015 a Santa Cruz de la Sierra,
dove, durante il viaggio del papa in Bolivia, 1.500 rappresentanti di
organizzazioni provenienti da 40 Paesi hanno nuovamente avuto la
possibilità di incontrarsi con lui, impegnandosi ad approfondire gli
stessi tre grandi temi del precedente incontro. E che ora fa ritorno in
Vaticano, dove, dal 2 al 5 novembre, si svolgerà il terzo incontro, con
l'obiettivo di aggiungere un nuovo tassello al cammino di costruzione di
un rinnovato protagonismo degli esclusi nella lotta per la Terra, la
Casa, il Lavoro; di promozione di un dialogo fra le organizzazioni e i
movimenti popolari a livello internazionale e locale; di lotta a favore
dei cambiamenti strutturali proposti da papa Francesco nella Evangelii
gaudium e nella Laudato si’, di rafforzamento della cooperazione tra la
Chiesa (a livello mondiale, nazionale, regionale) e le organizzazioni
popolari, al di fuori di ogni approccio assistenzialista e paternalista.
In riferimento alla metologia tradizionale latinoamericana del vedere,
giudicare e agire, ha affermato Juan Grabois, «si potrebbe dire che il
primo incontro è servito a conoscere le nostre realtà (vedere)», a
capire, cioè, che le lotte per la Terra, la Casa, il Lavoro sono le
stesse in tutto il mondo; il secondo è stato dedicato al «discernimento
collettivo» su «cosa sta avvenendo (giudicare)», su una realtà
costituita da «situazioni di ingiustizia strutturale legate da un “filo
invisibile” che è possibile spezzare solo attraverso un programma di
radicale trasformazione» (sintetizzato nella Carta di Santa Cruz de la
Sierra, sottoscritta da oltre 500 organizzazioni di tutto il mondo); e,
infine, questo terzo dovrà concentrarsi sulle «concrete proposte di
cambiamento (agire)».
Tenendo ferme le ormai note parole chiave - «la lotta per le 3 “T”
(Tierra, Techo, Trabajo) continua a essere il cuore dei nostri
incontri», ha sottolineato Grabois - la riflessione si centrerà stavolta
in particolare su tre grandi temi: territorio e beni naturali,
nell'ottica di quell'Ecologia intregrale su cui si è soffermato papa
Francesco nella Laudato si'; popoli e democrazia (cioè la natura delle
istituzioni democratiche e «la loro incapacità di limitare il potere
arbitrario dei poteri forti»); rifugiati e sfollati (un dramma, questo,
per il quale il papa, ha evidenziato Grabois, ha sempre mostrato una
particolare preoccupazione e in cui «le contraddizioni del sistema si
esprimono in maniera particolarmente brutale»). E, rispetto all'incontro
del 2014, vi sarà un'importante novità: l'evento conclusivo del 5
novembre, quello che culminerà con il discorso di papa Francesco, sarà
esteso a un grande ventaglio di movimenti italiani, i quali, per volontà
esplicita del papa, che ha messo per questo a disposizione l'aula Paolo
VI (con una capienza di 7.000 persone), potranno così dialogare e
confrontarsi con i circa 200 delegati dei movimenti popolari
internazionali, più diversi altri invitati all'Incontro,
dall'ex-presidente uruguaiano José Mujica a don Luigi Ciotti.
Un'opportunità, per le organizzazioni italiane, afflitte da un calo
generalizzato di partecipazione e da una frammentazione sempre più
evidente e drammatica, per iniziare a riallacciare un dialogo di cui in
tanti lamentano la mancanza, in vista del possibile avvio di una nuova
stagione di lotte a livello italiano e internazionale.