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Il 18/09/2016, usiait1@??? ha scritto:
Comunicato sindacale e radio/stampa – per organi di informazione e comunicazione
Per pubblicazione, diffusione e divulgazione, grazie Settembre2016
...E SI CONTINUA A MORIRE SUL LAVORO...E DI LAVORO
da Confederazione sindacale nazionale USI Unione Sindacale Italiana
fondata nel 1912 e mail usiudine@???; milano@???
usiait1@???; sito nazionale
www.unionesindacaleitaliana.eu
Taranto, muore un operaio di 25 anni, di azienda in appalto dell’ILVA; Roma, operaio di 53 anni, di azienda in appalto dell’ATAC muore folgorato, tutti e due mentre facevano lavori di manutenzione. Piacenza, operaio di origine egiziana, in una vertenza su appalto di GLS, rimane travolto da un camion e muore, durante un picchetto e manifestazione sindacale, indetta per richiedere regolarità contrattuale, salariale e stabilizzazione di precari delle aziende in appalto della logistica.
Al di là delle inchieste della Magistratura, fatti specie quello di Piacenza, devono farci riflettere sulla “guerra tra poveri” che si vuole scatenare, quando si rivendicano diritti e condizioni migliori di lavoro, oltre che sulle pratiche che vanno diffuse quando si fanno azioni di lotta e di protesta, come l’esperienza del movimento operaio ci ha insegnato e che vanno recuperate.
In poco tempo, tre vite spezzate e famiglie in lutto, alle quali va tutta la nostra solidarietà, in aziende e settori diversi e in circostanze differenti, che ci fanno fare alcune considerazioni, utili per la PROSECUZIONE DELLE INIZIATIVE DI MOBILITAZIONE, DI INTERVENTO E DI TUTELA, anche come RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI, alla quale fin dall’inizio del percorso l’Usi è parte.
In primo luogo, i posti di lavoro non sono corpi separati dai territori nei quali sono insediati, ma ne fanno parte integrante e la questione SALUTE E SICUREZZA, è fatti che riguarda tutti e tutte e non solo “gli addetti ai lavori” o gli “esperti e i tecnici”.
In secondo luogo, la situazione disastrosa di efficacia reale e concreta, al di là di adempimenti “formali”, nella quale ci si trova nel SETTORE DEGLI APPALTI, sia per le questioni di rispetto delle condizioni minime salariali, contrattuali e dei diritti, ma anche per il parziale se non totale inadempimento degli OBBLIGHI DI PREVENZIONE, FORMAZIONE, INFORMAZIONE, ADDESTRAMENTO E AGGIORNAMENTO, nei luoghi di lavoro in materia di salute e di sicurezza sul lavoro e negli ambienti di lavoro, compresa la verifica periodica delle procedure e della condotta da seguire pure nelle attività di manutenzione e di riparazione.
Non è necessario come avviene a Roma, fare le tante azioni di contrasto (anche in sede giudiziaria, oltre che politico sindacale e alle istituzioni) di quello che si è definito il “Sistema di Mafia Capitale” nel settore degli appalti, come diritto-dovere e responsabilità di lavoratori e lavoratrici sindacalizzati, che anche sulla questione sicurezza e salute ha i suoi bravi filoni di inchiesta e di intervento.
La questione di rilievo nazionale, è che specie nel sistema di attività esternalizzate, funzioni, opere e servizi pubblici, come non si riesce a controllare la filiera e i passaggi di aziende ed enti pubblici committenti, aziende e cooperative appaltatrici o opere e servizi anche in sub-appalto sotto il profilo contabile e di regolarità amministrativa da parte dei soggetti istituzionali preposti e competenti (organismi di vigilanza, ridotti oramai a meri organi di consultazione...per le imprese), NON SI RIESCE A CONTROLLARE SE TUTTI GLI OBBLIGHI E GLI ADEMPIMENTI FONDAMENTALI, IN MATERIA DI SALUTE DI CHI LAVORA, degli UTENTI, DELLA SICUREZZA, SIANO RISPETTATI E FATTI COME SI DEVE. I margini di profitto e il “risparmio sui costi” assumono troppa rilevanza, rispetto alla vita delle persone e a diritti fondamentali.
LA SALUTE NON E’ UNA MERCE, LA SICUREZZA NON E’ UN “COSTO” AZIENDALE, DA RIDURRE O ELIMINARE PER MANTENERE SOTTOMESSA E RICATTATA LA FORZA LAVORO (occupazione in cambio di minor rispetto o applicazione delle leggi in materia)O PER GARANTIRSI UN UTILE SUI LAVORI, da far finire specie per le riparazioni o le manutenzioni, nel più breve tempo possibile... ecco perché non tolleriamo che si continui a morire sul lavoro e ...da lavoro per uno straccio di salario (e quando te lo pagano), o con lo scambio mercantile “occupazione – salute e sicurezza”.
E CI SONO ESPONENTI POLITICI E ISTITUZIONALI, CHE IN QUESTI MESI STANNO PREDISPONENDO LA MODIFICA (IN PEGGIO) DEL DECRETO LEGISLATIVO 81/2008 e del T.U. SULLA SICUREZZA (applicativo di disposizioni e direttive europee), CON LO SMANTELLAMENTO DELLE SANZIONI PER I RESPONSABILI E LA DEPENALIZZAZIONE ANCHE IN CASO DI VIOLAZIONI SUL DIRITTO ALLA SALUTE E IL RISPETTO DELLA SICUREZZA, SCARICANDO DI FATTO LE COLPE SU CHI LAVORA, ANZICHE’ ELABORARE DISPOSIZIONI PIU’ STRINGENTI IN TERMINI DI RESPONSABILITA’ E SANZIONI A DATORI DI LAVORO E RESPONSABILI PUBBLICI SE ENTI COMMITTENTI, MAGGIORI STANZIAMENTI PER LA FORMAZIONE, PREVENZIONE, INFORMAZIONE PERIODICA, ADDESTRAMENTO (anche ai tanti giovani in apprendistato o tirocinii formativi, a studentesse e studenti, forza lavoro ...”in formazione”) AGGIORNAMENTO NEI LUOGHI DI LAVORO E INVESTIMENTI PER LA RIDUZIONE O ELIMINAZIONE DI TUTTI I FATTORI DI RISCHIO E PERICOLO, ESISTENTI E POTENZIALI (a prescindere da calamità naturali o presunte tali e dai terremoti, a proposito di sicurezza degli edifici e dei territori di cui i posti di lavoro sono parte integrante)
Per questo, nelle assemblee, nelle piattaforme contrattuali e nelle comunicazioni di sciopero, come anche in quello proclamato per il 21 ottobre 2016, la piena ed efficace tutela e applicazione delle norme su salute e sicurezza sul-del lavoro, fanno parte del nostro codice genetico, delle rivendicazioni prioritarie, della nostra pratica quotidiana nei luoghi di lavoro e nei territori.
Ricorderemo anche nelle prossime manifestazioni programmate (20 settembre Assessorato Politiche Sociali di Roma Capitale), gli ultimi morti sul lavoro, come non dimentichiamo coloro che per la libertà di opinione, pagano con il licenziamento e l’ostracismo, la loro volontà di non sottomissione (come per i 5 licenziati della FCA, con udienza il 20 settembre).
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