[Forumlucca] Fwd: Sangue, politica e querele

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Autor: Massimiliano Piagentini
Data:  
Para: forumlucca
Asunto: [Forumlucca] Fwd: Sangue, politica e querele
Questo articolo, pubblicato oggi, racconta le varie iniziative che abbiamo
organizzato in Garfagnana per denunciare il cosiddetto "scandalo del sangue
infetto", e le puntuali intimidazioni e minacce di querela ricevute,

A questo link, trovate l'inchiesta di "Diario" citata nell'articolo:

http://www.anadma.it/doc/AvvocatoDelDiavolo.pdf

massimiliano

GARFAGNANA
Chi ha paura del sangue?
<http://www.lagazzettadelserchio.it/assets/Uploads/articoli/sangue.png>

giovedì, 15 settembre 2016, 14:01

di barbara pavarotti

C’è un argomento tabù in Valle del Serchio di cui non si può parlare. E’ la
vicenda del sangue infetto, su cui altrove sono stati scritti fiumi di
parole. In zona, invece, ogni volta che qualcuno organizza un evento
(presentazioni di libri, di inchieste giornalistiche) con al centro la
drammatica questione esplosa negli anni ’90 - tema che inevitabilmente
tocca le aziende del gruppo Marcucci - fioccano le intimidazioni.

Gianni Barbacetto, giornalista e scrittore (Il Mondo, L’Europeo, Diario,
ora Il Fatto quotidiano), ancora ricorda il clima di 9 anni fa, quando
venne a Castelnuovo, alla sala Suffredini, per un incontro organizzato dal
circolo della Garfagnana di Rifondazione Comunista. Era il 20 marzo 2007.
Si presentava un’inchiesta di “Diario” – famoso settimanale chiuso nel 2009
- dal titolo: “Legami di sangue” della giornalista della BBC Elena
Cosentino e pubblicata il 17 novembre 2006. La copertina della rivista,
nota per le sue “inchieste vecchio stile”, aveva un titolo di grande
impatto: “L’avvocato del diavolo, una storia di sangue e soldi” e
nell’occhiello, ovvero la frase posta al di sopra del titolo, c’era
scritto: “Si chiude a Napoli il processo a Guelfo Marcucci per lo scandalo
del plasma infetto. Si apre a Milano l’ultimo processo a Silvio Berlusconi
per i diritti tv Mediaset. Le due vicende hanno un protagonista in comune:
David Mills, il mago inglese delle società offshore”.

Non ci mettiamo in questa sede a raccontare l’eterna storia della vicenda
processuale: assoluzione a Trento per Guelfo e Paolo Marcucci, trasmissione
degli atti a Napoli per competenza territoriale dove il procedimento non è
affatto chiuso, ma ancora in corsoe dove, deceduto Guelfo, sono sotto
processo una decina di persone (non Paolo Marcucci). Ci fermiamo al
racconto del “clima” della zona.

L’inchiesta di Diario fu querelata dagli avvocati del gruppo Marcucci
perché ritenuta diffamatoria e non veritiera. Oltre alla Cosentino,
furono querelati il direttore del settimanale Enrico Deaglio, editori,
impaginatori responsabili degli occhielli, un avvocato e l’allora maggiore
della finanza Marco Tripodi per le dichiarazioni contenute nell’articolo.
Infine anche il presidente dell’Associazione Politrasfusi Angelo Magrini,
ma per un altro articolo, apparso sempre su Diario il 24 novembre 2006 dal
titolo: “Sangue infetto e i soldi del governo alla Kedrion?”. Ma il giudice
per le indagini preliminari del tribunale di Milano respinse la querela con
la motivazione che le notizie dell’articolo erano rigorosamente vere e ne
dispose l’archiviazione perché i fatti non costituivano reato. Stessa
decisione per l’articolo di Magrini. Il tribunale ne escluse “la natura
diffamatoria non ravvisandosi, ancora una volta, un gratuito intento
denigratorio contro la Kedrion”.

Detto questo, che successe a Castelnuovo? Prima della presentazione di
questa inchiesta, cui parteciparono Gianni Barbacetto, Elena Cosentino e
Angelo Magrini, arrivò una diffida preventiva dai legali del gruppo
Marcucci per stoppare l’evento. Ecco le parole di Barbacetto in sala
Suffredini: “Mai prima d’ora mi era capitata una cosa del genere: una
diffida a un dibattito con annuncio di querela. Una diffida che in sostanza
dice: state attenti al dibattito di questa sera, è meglio che non lo
facciate. Abbiamo già querelato BBC e Diario. Quereleremo tutti”.

Barbacetto prima di venire a Castelnuovo si consultò col suo avvocato e
questi gli disse: “Mai sentita una cosa simile nella mia carriera. Una
diffida preventiva per non fare un dibattito sarebbe come mettere il
bavaglio. Se bastasse una querela per bloccare una pubblica manifestazione
sarebbe la morte di questo paese”.

Il dibattito si fece, con una Cosentino decisamente tesa e che pesava ogni
parola, e non successe nulla. Ma tutti i protagonisti della vicenda ne sono
rimasti abbastanza scossi. E gli organizzatori dell’evento ricordano un
altro particolare: nel 2006, quando uscì il famoso numero di Diario, la
rivista non risultò acquistabile in nessuna edicola di Lucca. Forse non
arrivò o forse furono ritirate tutte le copie. E’ il dubbio, non
dimostrabile, che hanno ancor oggi gli organizzatori.

13 maggio 2015: la storia si ripete. A Barga arriva Sabina Guzzanti per
presentare il suo film “La trattativa”, sulla trattativa stato-mafia. E
anche qui ci furono molte polemiche. Un preside si oppose alla proiezione
per gli studenti perché ritenuto “un film politico”. A parte questo,
accadde altro. Durante il dibattito, in sala, la Guzzanti accennò alla
questione del sangue infetto. E poi postò sul suo profilo Facebook alcune
dichiarazioni che il 15 maggio fu costretta a cancellare perché uno degli
avvocati del gruppo Kedrion le disse che, in caso contrario, sarebbe stata
immediatamente querelata.

E cosa c’era di tanto grave nelle frasi della Guzzanti? A parte un
riferimento di quattro righe alla Kedrion che omettiamo per evitare anche
noi rogne e un altro sulla mafia al nord (lasciamo perdere anche quello,
non c’entra), il resto ci appare come assolutamente riferibile in quanto
fa parte della libertà di espressione sancita dalla Costituzione:

“Durante il dibattito ho accennato alla questione del sangue infetto e il
sindaco in sala (Pd, renzianissimo nonché dipendente Kedrion) stava per
alzarsi e fare una scenata. La moglie lo ha trattenuto, peccato. Ho
percepito la paura, l’impotenza quasi più che in Calabria. Desolazione,
rabbia. Intimidazioni continue, mobbing, resistenze strazianti, divieto di
volantinaggio, dissuasione allo sciopero, minacce velate e non. Stasera ad
Avellino spero di non uscire dal dibattito angosciata come nei giorni
scorsi. In Toscana ho trovato un pubblico confuso e a volte perfino
terrorizzato, dire omertoso è un eufemismo. Così non va, ragazzi, guardate
che al peggio non c’è mai fine. L’unico modo per fermare la caduta è dire
no, mettendoci la faccia, la vita, tutto quello che abbiamo perché questi
fra un po’ ci entrano in casa e ci bruciano i libri”.

E si arriva a novembre 2015, a una storia che abbiamo già raccontato: la
presentazione del libro “Sangue sporco” di Giovanni Del Giaccio, prevista
all’Unione Comuni Garfagnana e poi fatta a Gallicano, perché l’Unione non
si è degnata nemmeno di rispondere alle richieste scritte e telefoniche
degli organizzatori. Non solo. Qualcuno a Barga, vedendo i volantini,
chiese se “si trattava di un attacco politico”. Poi, come ha raccontato Del
Giaccio, un sindaco si sarebbe scomodato per invitare arinunciare alla
presentazione. Chi fosse questo sindaco non è dato sapere. Tutti in zona
hanno perso la memoria. Però sul profilo Facebook dell’Arci leggiamo una
frase datata 18 novembre 2015 e mai smentita: “Ci giunge notizia che, da
ambienti molto vicini al comune di Barga, sarebbero state fatte pressioni
volte a far revocare l’autorizzazione a usare la sala Guazzelli di
Gallicano per la presentazione di ‘Sangue sporco’”.

Ha ragione Sabina Guzzanti: così proprio non va.