[RSF] Fwd: Opponiamoci all’intervento militare in Libia!

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Author: pilar castel
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To: forumroma@inventati.org, pace
Subject: [RSF] Fwd: Opponiamoci all’intervento militare in Libia!
Inviato da HUAWEI Y5

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Teoria & Prassi <piattaforma_comunista@???>
Data: 14/set/2016 10:23 AM
Oggetto: Opponiamoci all’intervento militare in Libia!
A: pc <piattaforma_comunista@???>
Cc:

L’“obbligo morale” evocato dalla ministra della guerra Pinotti per giustificare l’invio di centinaia di soldati, navi e aerei da guerra in Libia, è l’espressione più nitida del servilismo agli USA e del fallimentare tentativo del governo Renzi di ritagliarsi un “posticino al sole” con le aggressioni militari e il sostegno a un burattino, Al Sarraj, che non conta nulla.
I veri obiettivi della “missione sanitaria” a Misurata si chiamano pozzi petroliferi, terminal del gas e strutture del monopolio ENI.
I rischi di estensione del conflitto e di aumento del coinvolgimento militare sono altissimi.
I liberal-riformisti, come sempre, rappresentano la difesa dei profitti dei capitalisti e dei privilegi borghesi, del saccheggio e dell’oppressione imperialista dei paesi dipendenti.

Opponiamoci all’intervento militare in Libia!

Dopo la richiesta di “aiuto umanitario “ da parte del fantoccio libico Sarraj, il governo Renzi  ha concesso il nulla osta all'utilizzo di basi e dello spazio aereo italiano per il bombardamento delle postazioni dell'Isis a Sirte da parte dei briganti nordamericani, fornisce supporto logistico e ha inviato decine di uomini delle forze speciali italiane in Libia.
L’intervento militare di fatto è già iniziato e prelude a vaste azioni di truppe di terra. Il generale di Corpo d'Armata Marco Bertolini ha detto chiaro e tondo che sarebbe "un'operazione immane".
In che modo il governo Renzi  - un governo, ricordiamolo, che non scaturisce da alcuna elezione popolare - ha già potuto inviare militari italiani in Libia, senza alcun dibattito parlamentare?
Lo ha fatto avvalendosi dell'art. 7 bis della Legge 11.12.2015 n. 198, la quale stabilisce che, in operazioni legate all'intelligence, "forze speciali della Difesa, con i conseguenti assetti di supporto", possano essere inviate in zona di operazioni su iniziativa del Presidente del Consiglio senza alcun voto del Parlamento.
Queste norme ultrareazionarie fanno parte integrante  della democrazia borghese, della quale si parla ancora come della miglior garanzia della libertà e della sovranità popolare!
Il pretesto di questo intervento è noto: combattere il terrorismo islamista, che a sua volta è un sottoprodotto degli interventi imperialisti in Medio Oriente e in Africa.
In realtà, la guerra in Libia, come hanno dimostrato tutti i precedenti, è la continuazione della politica neocoloniale di depredamento delle risorse naturali (petrolio, gas, acqua fossile) e di controllo militare delle aree strategiche portata avanti dalle potenze imperialiste.
L'imperialismo italiano, asservito a quello USA, ha i suoi obiettivi. Prende attivamente parte all’intervento militare perchè non può rinunciare al petrolio della Libia e ai profitti dell'ENI.
Per ragioni strategiche di spartizione dei pozzi e di influenza nel Mediterraneo, non può permettere che l'azione contro l'Isis sia compiuta esclusivamente da Francia e Inghilterra.
La “nostra” corrotta borghesia deve cercare di rientrare nella spartizione del bottino libico a costo di enormi rischi. Quali?
In primo luogo, in caso di guerra l'area del conflitto non sarebbe certo limitata alla Libia. I bombardamenti dovrebbero avere per obbiettivo anche i territori occupati dallo Stato islamico in Siria e in Irak.
In secondo luogo, le ripercussioni che si avrebbero sul nostro territorio (la Francia insegna).
In entrambi i casi a pagare saranno la classe operaia e i popoli dei paesi dipendenti.
Quanto alla coerenza di questa “guerra al terrorismo islamico” basterà ricordare che l’Italia sta vendendo al Kuwait – uno dei principali sponsor dell’Isis - 28 caccia multiruolo, oltre a pagare i riscatti agli jihadisti.
Questa politica criminale e infame va denunciata e combattuta senza tregua.    Lavoriamo per ricostruire al più presto – attraverso l’unità l’unità delle forze coerentemente antimperialiste e antifasciste - un ampio e radicato movimento di lotta alla guerra imperialista, per l’uscita dalla NATO e dall’UE guerrafondaie, antidemocratiche e antipopolari.
Basta con i miliardi buttati nelle avventure militari in Libia, Afghanistan, Iraq, Somalia, etc., mentre milioni di disoccupati, lavoratrici e lavoratori languono nella miseria!
Esigiamo il ritiro di tutte le truppe spedite all’estero!
No alla militarizzazione del territorio!
No alla guerra per il petrolio! Via il governo Renzi!
Queste parole d’ordine devono risuonare nelle lotte attuali, nelle manifestazioni, dentro la campagna referendaria per il NO, al fine di sviluppare una forte opposizione operaia e popolare alla guerra imperialista e al barbaro sistema che inevitabilmente la genera.

Pubblicato su “Scintilla” n. 71, settembre 2016
organo di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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