[RSF] Fwd: a proposito della campagna "fare i figli " della …

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Autor: pilar castel
Datum:  
To: Poema, Alberto Tabellini, forumroma@inventati.org, donne, casa letterature
Betreff: [RSF] Fwd: a proposito della campagna "fare i figli " della ministra Lorenzin / 26/11 le donne contro la violenza
Inviato da HUAWEI Y5

---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: v.miliucci@???
Data: 02/set/2016 10:41 AM
Oggetto: a proposito della campagna "fare i figli " della ministra Lorenzin / 26/11 le donne contro la violenza
A: ENconfcobas@???,en-privato@???,ira_soleluna@???,auroramil@???,simonetta.crisci@???,maria_lauracorradi@???,martacalamia@???,paosozio@???,fulvialuciani@???,paolacolll@???,alesi3d@???,antonella-pica@???,sveva65@???,ersilvia05@???,malakpal@???,carletta.b@???,pyana@???,hyperlink@???,alle@???,maseba75@???,erminia.costa@???,bellanocadelia@???,martinalc99@???,pilarcastel@???,candiska@???
Cc:


Caro ministro Lorenzin…
[Fertility-Day-1]<http://contropiano.org/img/2016/09/Fertility-Day-1.jpg>

Caro Ministro Lorenzin,
Sono una neo mamma 31enne che ha deciso di fare un figlio per pura incoscienza.
Perché bisogna essere incoscienti per fare un figlio oggi, nell'Italia che voi state governando.
Ho finito il liceo e preso una laurea per avere più possibilità. Non ne ho avute.
Allora ho fatto un master per distinguermi da quei millemila studenti con i quali condividevo il titolo di studio. Non è cambiato granché.
Ho compiuto i 26 anni che avevo all'attivo una laurea, un master e 3 stage, perché gli stage temprano, fanno imparare, sono una possibilità. Così ci dite. Dite pure che siamo choosy, viziati, che viviamo a casa con mamma e papà perché sogniamo una casa con piscina alla Melrose Place.
Un cazzo, caro Ministro.
A 26 anni dicevamo, avevo all'attivo una laurea, un master e 3 stage. Non pagati. Dove facevo fotocopie e poco altro e dove tutti e 3 i datori di lavoro durante il primo colloquio mi avevano informata che tanto non mi avrebbero mai assunto perché l'azienda non aveva fondi. Bella risorsa che ero. E pazienza. Meglio che stare a casa a infornare biscotti, mi dicevo.
L'anno dopo presi un altro master. Per differenziarmi ancora un po'.
Mi differenziai talmente tanto che mi sentii dire che ero troppo qualificata, che servivano dei tuttofare disposti a svolgere tutte le mansioni più una, come le caramelle di Harry Potter. Fantascienza, non c'è che dire.
Allora puntai sulle agenzie. Feci altri due stage, questa volta pagati. 500 euro al mese e che dio mi benedica.
A 29 anni mandai 89 curricula in tutta la mia regione. E no egregio Ministro. Non vivo in Sicilia dove non c'è lavoro. Vivo nel florido Veneto.
Poi finalmente le cose cambiarono.
A 31 anni (Alleluia Alleluia)con un lavoro che amo ho potuto fare un figlio.
Sono fortunata, lo so. Fortunata per essere in Italia perché all'estero alla mia età e con il mio percorso formativo sarei già stata promossa a manager, ma che ci voglio fare, non vorrò mica essere choosy, vero?
In Italia a 30 anni trovi – forse – il primo lavoro pagato decentemente.
Avrá intuito il succo del discorso: la mia generazione non fa figli perché non se li può permettere.
Perché voi avete creato un sistema in cui si è indipendenti economicamente tardissimo.
Perché c'è poco lavoro e quel poco è sottopagato.
Perché il vostro sistema scolastico è arretrato, il programma di storia delle superiori arriva sempre e solo fino alla seconda guerra mondiale. Se si vuole avere una cultura decente occorre farsela da soli.
Perché un asilo nido costa una follia e se non si hanno nonni disposti a giocare ai genitori occorre chiedere un part Time in ufficio. Il che significa guadagnare 600 euro al mese e spenderne 450 per il suddetto asilo. O accontentarsi dell'insulto del 30% del proprio stipendio (circa 400 euro al mese) per usufruire della maternità facoltativa, tenendosi il pupo a casa con sé e in barba la socializzazione precoce.
Facciamo carriera in tempi biblici e se ci impegniamo per cercare fortuna fuori dai confini nazionali vi permettete pure di mettere il broncio.
Siamo la generazione che guadagna 1200 euro al mese nonostante abbia investito anni nella propria formazione, ma funziona così quindi o ci va bene o possiamo fare i bagagli. (E sopportare il vostro broncio, cialtroni).
Considerato poi che un affitto per un appartamento medio al nord costa dai 600 ai 1200 euro al mese, più asilo, meno soldi in busta paga, me lo dice dove accipicchia andiamo?
Quindi caro Ministro no. Non siamo pigri. Non siamo Erode che odiamo i bambini.
Noi non possiamo fare bambini, che è molto diverso.
E di certo bisogna essere incoscienti per farli, perché se stiamo qui a pensare a quello che il governo ci garantisce, sarebbe meglio prendersi un pesce rosso e tanti saluti (poi mi spiegherà come mai i papà abbiano 48 ore di congedo parentale quando nasce un figlio, e vi sbattete pure a dire quanto i padri siano fondamentali nei primi mesi di vita dell'infante, ma vaffanculo).
Poi esimio Ministro nel caso non lo sapesse, per procreare occorre un compagno. Che magari non sia un demente perché se poi la prole viene su male è colpa dei genitori, e che magari non sia disoccupato, o pensa che i neonati si vestano d'amore e i bambini si nutrano di speranze? Considerato che il 42% dei giovani non ha un impiego, azzardo che il 20% di loro sia di sesso maschile. Quindi ricapitoliamo. Maschio, etero, occupato e con un decente intelletto. Dai, ci arriva anche lei Ministro che sia più facile scovare il Sacro Graal. E se volessi quindi farmi un figlio da sola?
Ah no, in Italia non si può.
E per quanto riguarda la fertilità. No, non è un bene comune. È mia e me la gestisco io. Almeno ci lasci questa illusione.
Questo testo l'ho copiato, ma è talmente realista che solo gli stolti e chi non vuol vedere non lo condividono.

Monica Vender

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<http://contropiano.org/img/2016/09/14202506_1103203303081851_3245894317579021350_n.jpg>


Appello verso una manifestazione nazionale a Roma per sabato 26 novembre con lo slogan #NiUnaMenos . In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre

Un corteo che porti tutte noi a gridare la nostra rabbia e rivendicare la nostra voglia di autodeterminazione con lo slogan ""Ni una menos, non una di meno!"

Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c'è nessuno stato d'eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l'estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata. La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All'aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzarci. I media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato: vittimismo e spettacolo, neanche una narrazione coerente con le vite reali delle donne. La politica ci strumentalizza senza che ci sia una concreta volontà di contrastare il problema: si riduce tutto a dibattiti spettacolari e trovate pubblicitarie.

[http://www.dinamopress.it/media/rokgallery/7/7b64d71b-100d-4e94-a2ab-614f4d281fbf/121d17a5-6987-48bc-a789-c8a7a7aa6598.jpg]

Non c'è nessun piano programmatico adeguato. La formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, solo qualche brandello accidentale di formazione è previsto per il personale socio-sanitario, le forze dell'ordine e la magistratura. Dai commissariati alle aule dei tribunali subiamo l'umiliazione di essere continuamente messe in discussione e di non essere credute, burocrazia e tempi d'attesa ci fanno pentire di aver denunciato, spesso ci uccidono. Dal lavoro alle scelte procreative si impone ancora la retorica della moglie e madre che sacrifica la sua intera vita per la famiglia.

Di fronte a questo scenario tutte siamo consapevoli che gli strumenti a disposizione del piano straordinario contro la violenza del governo, da subito criticato dalle femministe e dalle attiviste dei centri antiviolenza, si sono rivelati alla prova dei fatti troppo spesso disattesi e inefficaci se non proprio nocivi. In più parti del paese e da diversi gruppi di donne emerge da tempo la necessità di dar vita ad un cambiamento sostanziale di cui essere protagoniste e che si misuri sui diversi aspetti della violenza di genere per prevenirla e trovare vie d’uscita concrete. È giunto il momento di essere unite ed ambiziose e di mettere insieme tutte le nostre intelligenze e competenze. A Roma da alcuni mesi abbiamo iniziato a confrontarci individuando alcune macro aree - il piano legislativo, i CAV e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’IVG - sappiamo che molte altre come noi hanno avviato percorsi di discussione che stanno concretizzandosi in mobilitazioni e dibattiti pubblici. Riteniamo necessario che tutta questa ricchezza trovi un momento di confronto nazionale che possa contribuire a darci i contenuti e le parole d’ordine per costruire una grande manifestazione nazionale il 26 novembre prossimo.

Proponiamo a tutte la data di sabato 8 ottobre per incontrarci in una assemblea nazionale a Roma, e quella del 26 novembre per la manifestazione.

Proponiamo anche che la giornata del 27 novembre sia dedicata all’approfondimento e alla definizione di un percorso comune che porti alla rapida revisione del Piano Straordinario Nazionale Anti Violenza.

<http://contropiano.org/img/2016/09/14202506_1103203303081851_3245894317579021350_n.jpg>