> non si è detto così in realtà. Si è detto che le ore dell'assemblea > fanno scolpite nella pietra e i talk ci girano attorno. Questo non è
> uguale a interrompere. Anzi è proprio il modo in cui eviti la spiacevole
> cosa che vai a interrompere i talk.
a parte il discorso concettuale, siamo o non siamo d'accordo che ho assistito a un'interruzione che ha causato l'abbandono di un relatore? non vorrei che la mia incredibile simpatia facesse passare in secondo piano questo fatto
> È invece effettivamente successo che, dopo aver zompato due assemblee,
> si è cercato di azzeccare la terza e questo è stato fatto in modo molto
> scomposto. Però lì per lì mi pare che veramente non si riuscisse a fare
> diversamente.
va bene
> Cioè dopo tutti i problemi e un'assemblea passata a dire che mancava
> autogestione mo esce fuori che c'è chi pela patate e chi ci spiega i
> compiuterz? e chi pela patate lo faccia buonino in silenzio?
> questo sì che è +disagio oh.
la mia abbagliante bellezza e la mia brillante prosa rischiano ancora una volta di oscurare i concetti che vorrei veicolare. ho parlato anche di fragilità del relatore, che ok siamo tutti fighi, ci arrangiamo, tagliamo e incolliamo i talk assieme, venisse pure l'uragano katrina, katrina ce fa na pippa, però io tutte le volte che devo parlare all'hackmeeting o altrove un po' mi cago sotto. e se nessuno mi si caga? se non viene nessuno al talk? se la gente se ne va? se succede un imprevisto che mi interrompe e dopo l'interruzione torna la metà della gente? se mi interrompono per dirmi che sto a dì na cazzata? se ho dimenticato di mettermi le mutande?
o no?
insomma non so più come spiegare quanto è stata BRUTTA quell'interruzione. voi dite l'assemblea non si tocca, ma questo lo sanno tutti? perché io qui confesso in tutta la mia commovente innocenza che ho partecipato a 5 hackmeeting e ho scoperto l'esistenza dell'assemblea organizzativa solo quest'anno. magari c'è qualcun altro come me che viene all'hackmeeting senza riuscire a sentirsi altro che un ospite
riguardo al fatto che tutti possono pelare le cipolle ma pochi possono mandare avanti un talk, mi sembra ovvio in un modo quasi offensivo. le cipolle si pelano in cucina attorno a un tavolo, i talk si fanno in una chiesa: la pala, l'altare, il breviario, il sacerdote sul pulpito, il chierichetto che porta il tabernacolo con il sacro cavo jack/RCA, e tutti gli altri seduti a guardare. o no?
ripeto la mia proposta, se non possiamo sublimare questa fondamentale ingiustizia dell'universo in altro modo, buttiamola in caciara: l'anno prossimo facciamo lo slide karaoke. si cercano slide di presentazioni rigorosamente a casaccio, e si pesca gente dalla platea per improvvisare a braccio un talk. oppure si fa un talk in cucina. o al cesso