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Temat: [autorgstudbo] Oggi > Pranzo per “The Harvest” + Loriano Macchiavelli: “Noi che gridammo al vento”
Pranzo di primavera per “The Harvest”
+ “Noi che gridammo al vento” con Loriano Macchiavelli

DOMENICA 5 GIUGNO’016 dalle 13

@ Vag61 - Spazio libero autogestito in via P.Fabbri 110

Smk Videofactory, Distribuzioni dal Basso e Vag61 vi invitano a
partecipare ad una giornata in compagnia e ad un ottimo pranzo per
contribuire alla campagna di coproduzione popolare dell’ultimo
progetto di Smk, “The Harvest”, il film sul nuovo caporalato agricolo
in Italia. Seguirà la presentazione dell’ultimo romanzo di Loriano
Macchiavelli “Noi che gridammo al vento”.

– ore 13: pranzo sociale di autofinanziamento

– ore 16: presentazione del romanzo “Noi che gridammo al vento”, con
l’autore Loriano Macchiavelli

>>> Sarà possibile diventare coproduttrice e coproduttore popolare del film durante l’iniziativa pubblica, oppure online sulla scheda di Produzioni dal Basso


Link:

https://vag61.noblogs.org/post/2016/05/30/pranzo-di-primavera-per-the-harvest-noi-che-gridammo-al-vento-con-loriano-macchiavelli/

https://www.facebook.com/SmkVideofactory/

https://www.facebook.com/distribuzionidalbasso/

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The Harvest

Un esercito silenzioso di uomini piegati nei campi a lavorare, senza
pause. Raccolta manuale di ortaggi, semina e piantumazione per 12 ore
al giorno filate sotto il sole; chiamano padrone il datore di lavoro,
subiscono vessazioni e violenze di ogni tipo. Quattro euro l’ora nel
migliore dei casi, con pagamenti che ritardano mesi, e a volte mai
erogati, violenze e percosse, incidenti sul lavoro mai denunciati e
“allontanamenti” facili per chi tenta di reagire. The Harvest vuole
raccontare tutto questo.

The Harvest è un documentario sulla vita delle comunità Sikh stanziate
stabilmente nella zona dell’Agro Pontino e il loro rapporto con il
mondo del lavoro. I membri di queste comunità vengono principalmente
impiegati come braccianti nell’agricoltura della zona. Gli episodi di
sfruttamento (caporalato, cottimo, basso salario, violenza fisica e
verbale) sono stati rilevati in numerosi casi, quasi sempre da
associazioni che operano sul territorio locale. A fianco di questi
fenomeni è inoltre cresciuto in maniera esponenziale l’uso di sostanze
dopanti per sostenere i faticosi ritmi del lavoro nei campi. Sostanze
che, nello specifico, si compongono di meta-anfetamine, oppiacei e
antispastici.

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Noi che gridammo al vento
di L. Macchiavelli – Einaudi Stile Libero Big, 2016

Aprile 1980. Stella Cucchi, trentanove anni, docente all’Università di
Basilea, riceve una lettera con l’ordine di partire per Piana degli
Albanesi, Palermo. Arrivata, fa amicizia con Eva, che la ospita a casa
sua, e con Ditria e Vito. I tre riconoscono in lei Nina, la bambina
portata a Milano da alcuni parenti dopo che i suoi genitori erano
morti nella strage di Portella della Ginestra, il primo maggio del
‘47. Gli incubi che da sempre turbano il sonno di Stella non sono che
il ricordo del terrore vissuto a soli sei anni. Anche George Cooky,
detto ‘u miricanu, è arrivato a Palermo dagli Stati Uniti pochi giorni
dopo Stella. Deve incontrare chi comanda – in Sicilia e non solo – per
parlare di misteriosi documenti in mano agli «amici di New York»: se
resi pubblici, questi documenti potrebbero far vacillare la stabilità
stessa della Repubblica. È Francesca, Ceschina soltanto per gli amici,
a fare da autista a ‘u miricanu. Si aggira per i feudi attorno a Piana
con una pistola e una mitraglietta Skorpion Sv68 nello zaino, e ogni
anno il primo maggio sale a Portella. Non per partecipare alla
celebrazione. Che ci va a fare? Chi sono davvero queste persone,
perché si trovano in Sicilia, proprio adesso, quali segreti
nascondono?

* * *

Il romanzo è il terzo della trilogia Segreti d’Italia iniziata nel
1989 con Funerale dopo Ustica, proseguita con Strage e mai scritto
fino a oggi per la decisione che presi in occasione del procedimento
penale a mio carico per il romanzo Strage. Di recente, un paio d’anni
fa, una serie di circostanze e coincidenze mi hanno spinto a
riprendere il progetto e a riproporlo oggi, a distanza di 25 anni. In
Noi che gridammo al vento ritornano, come avevo pensato di fare nel
1989, alcuni dei personaggi dei due romanzi precedenti. E questo per
dare un’immagine di continuità con le stragi italiane venute dopo
Portella della Ginestra. Noi che gridammo al vento non è la storia,
romanzata o vera, di Salvatore Giuliano né su come e da chi sia stato
ucciso. Non è la storia, romanzata o vera, della strage di Portella
della Ginestra. Non può essere un romanzo a portare una verità che i
processi non hanno dato. Il romanzo narra una storia parallela a
entrambe. È la storia di gente e di sentimenti e di luoghi violentati.

1980, fine aprile. Stella Cucchi, docente all’università di Basilea
riceve un fax con l’ordine di partire per la Sicilia. A cosa fare, non
è chiaro. Da Palermo Stella si trasferisce a Piana degli Albanesi i
cui abitanti vi si stabilirono nel 1400 in fuga dall’Albania per
sottrarsi all’invasione turca. I primi clandestini arrivati sulle
coste della Sicilia in barcone? I pianesi conservano ancora la loro
lingua, l’arbëresh, oltre che le loro tradizioni e costumi. Alcuni
personaggi di Piana, Eva, Ditria e Vito, che saranno poi, assieme a
Stella, protagonisti del romanzo, credono di riconoscere la straniera.
Si tratterebbe della piccola che loro, nel 1947, chiamavano con
affetto, Nina. Nel giugno del 1947, Nina fu prelevata da Piana e
portata a Milano dai parenti dei suoi genitori, entrambi uccisi nella
strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947.

La strage di Portella della Ginestra non dovrebbe aver bisogno di
spiegazioni, comunque… Il primo maggio 1947 il bandito Salvatore
Giuliano, assieme ai componenti della sua banda, sparò sulla folla che
festeggiava il primo maggio. Dietro di lui c’erano la mafia dei
latifondisti, uomini politici e, secondo alcuni storici recenti, la
Cia e la Decima Mas di Valerio Junio Borghese, quello del tentato
colpo di Stato della notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970. Il risultato
della prima (la madre) di una serie di stragi di stato in Italia,
costò 11 morti dei quali 4 bambini fra i 7 e i 14 anni, e 27 feriti,
alcuni poi morti in conseguenza delle ferite. All’epoca, Stella, o
Nina, aveva sei anni. Nel 1980, anno nel quale si svolge il romanzo,
ne ha 39.

A Piana non ci sono alberghi e Stella trova ospitalità presso Eva, una
milanese sposta a Piana. Nel 1947 Eva aveva 17 anni. Nel 1980 ne ha
51. Stella incontra anche Vito che, all’epoca della strage aveva 13
anni e nel 1980 ne ha 46. Fra i due si stabilisce un rapporto che va
oltre l’amicizia. Si frequentano e a Stella, che ormai tutti a Piana
chiamano Nina, affiorano lentamente i ricordi dell’infanzia, compreso
il terrore di quel primo maggio a Portella della Ginestra. C’era anche
lei assieme ai suoi genitori uccisi. Stella comincia a comprendere che
l’origine del suo incubo ricorrente sono i momenti vissuti dentro la
strage. Ma cos’è venuta a fare Stella a Piana degli Albanesi? Molte le
ipotesi, alcune cattive e sospettose. Altri personaggi entrano nella
storia e, come Stella, sono interessati al passato e alla strage del
1947. In particolare uno strano mister George, a Palermo chiamano
semplicemente u miricanu, arrivato da New York negli stessi giorni di
Stella. In particolare u miricanu è incaricato di contrattare con la
mafia, ma anche con lo Stato, alcuni importanti documenti ritrovati di
recente a New York dopo la morte di uno dei banditi che aveva
partecipato alla strage di Portella e, prima dell’arresto, fuggito
negli Usa con l’aiuto della mafia di New York. Questi documenti resi
pubblici modificherebbero la storia della Repubblica dal dopoguerra in
poi. Non solo: la stabilità della stessa democrazia sarebbe in
pericolo. Altro personaggio del romanzo è Francesca: solo gli amici
veri sono autorizzati a chiamare Ceschina. È una ventottenne che
viaggia per Palermo e nei feudi attorno a Piana degli Albanesi, con
una pistola e una mitraglietta Skorpion Sv68 nello zainetto. Ogni anno
nella ricorrenza del primo maggio, Ceschina sale da Palermo a
Portella. Non per partecipare alla manifestazione. Che ci va a fare?
Se lo chiedono in tanti. Se lo chiede anche Antonino Bontà, potente
capo della mafia palermitana. C’è poi Omero racconta al lettore, con
la sua voce da antico cantore siciliano, molte storie vere come se
fossero favole.

Nelle pagine del romanzo scorrono anni difficili per il paese, in un
drammatico gioco fra vecchia mafia che cerca un accordo con la
politica, e nuova mafia che vorrebbe il colpo di stato; fra servizi
segreti deviati e servizi segreti fedeli, si fa per dire, allo stato;
fra politica e gente perbene. Pare ce ne sia ancora da qualche parte.
È un romanzo e la storia è di fantasia ma, come accade a volte, la
fantasia rasenta (quando non coincide) con la verità. Anche, su
Portella della Ginestra, come per le altre stragi italiane, la verità
è una e una sola. È rimasta là dove si è consumata e nessuno potrà mai
riprodurla.

Nel romanzo sono inserite tre poesie. Sono di Franco Insalaco,
Francesco Guccini e Roberto Roversi. Le prime due scritte
appositamente per il romanzo. La poesia di Roversi è dedicata alla
strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Loriano Macchiavelli

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Loriano Macchiavelli

Bolognese, è uno dei fondatori del noir italiano. Ha pubblicato una
trentina di romanzi e ispirato numerose fiction televisive. Einaudi
Stile Libero sta riproponendo con successo tutta la serie di romanzi
con protagonista Sarti Antonio. Sono usciti finora: Fiori alla memoria
(2001), Ombre sotto i portici (2003), Le piste dell’attentato (2004),
Sui colli all’alba (2005), Cos’è accaduto alla signora perbene (2006),
Passato, presente e chissà (2007), Sarti Antonio: un diavolo per
capello (2008), Sarti Antonio: caccia tragica (2009), Sarti Antonio:
rapiti si nasce (2014). Macchiavelli ha inoltre scritto per Einaudi
Stile Libero un racconto per l’antologia Crimini italiani (2008) e il
romanzo Strage (2010).



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