Re: [Hackmeeting] Policy anti-assedio

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Autor: Rachele Grasshopper
Data:  
A: hackmeeting
Assumpte: Re: [Hackmeeting] Policy anti-assedio
Riattizzo un po' il flame, sennò non c'è abbastanza gusto.
Ma se... sintetizzassimo al massimo la cosa? Scrivendo veramente due
righe al massimo, tipo "HM è un evento autogestito, antisessista,
antifascista, anticapitalista, etc.", o se non piacciono gli "anti-"
sostituendoli con dei "pro-".

Provo, zoppicando, ad argomentare. Le due mail di Null mi hanno dato *un
sacco* di materiale da pensare; non ho letto questo passaggio

> gruppi di... attivisti, alternativi, DIY credono che basta dichiarare
> una cosa in un manifesto per poterla considerare propria/acquisita/da
> rivendicare/da vantarsene/risolta ecc. NON BASTA, anzi, spesso e'
> fuorviante, ipocrita, e fa in modo che la cosa poi non viene
> veramente affrontata.


come un'accusa, quanto piuttosto come un utile spunto. Namely, anche a
me è capitato, in una assemblea che si occupa nello specifico di genere,
di rintracciare dei "proto-segnali" (a volte dei segni inequivocabili)
sessisti. Come dice Uochi Toki, cose che "si notano a distanza, come le
svastiche". E ho pensato 1) a come può succedere che persone che tanto
hanno studiato/discusso il tema ricadessero occasionalmente in tali
logiche patriarcali, e 2) come io mi accorgo di questi segnali negli
ignari altri, altrettanto potrebbe succedere a me.
Come affrontare dunque la questione?

Credo che come prima cosa ci voglia un po' di umiltà, non la cattolica
sottomissione, non qualcosa che minacci il nostro sentirci compagn*, ma
un semplice ammettere la possibilità di sbagliare.
Ammettere questa possibilità è il primo passo per poter smontare,
decostruire e analizzare le relazioni: io *spero* che nel momento in cui
agisco una dinamica di potere sopra un* di noi, l'Altro me lo faccia
notare, e sia dispost* a mettersi a ragionare con me per comprendere
insieme cosa è successo, come è successo, e soprattutto cosa vogliamo
far succedere in futuro.
Questa cosa è ben più ampia della questione di genere. Si tratta di una
attitudine generale, un "modo di porsi" e interfacciarsi con l'Altro(ve)
che dovremmo non dico cambiare, ma almeno analizzare collettivamente.

Tornando alla questione dirimente. Al di là del problema (risolto grazie
agli ultimi edit) del "fai lo sbirro se vedi qualcosa di strano", per me
resta un difetto di fondo che sta nelle parole "policy" e "assedio".
("anti" andrebbe benissimo ;) )
Policy. Io ho partecipato ad HM solo tramite un preHackIT, qualche
warm-up, e questa lista, ma finora mi è sembrato di percepire una certa
ostilità nei confronti di leggi, restrizioni, confini, ... della
normazione in generale. E sono molto d'accordo con questo, perché non
vedo niente di utile nello stabilire una norma rigida, fissata una volta
per tutte, ancorché limitatamente valida solo in una TAZ di tre giorni
in uno spazio di un paio di campi da calcio.
Noi siamo *eccedenza* mannaggiallostia, "nessun divieto ci contiene",
non c'è un elenco di regole abbastanza lungo e preciso da sintetizzare
le nostre intenzioni e le nostre attitudini: se vuoi conoscerle vieni,
partecipa e discuti, non c'è una scorciatoia.
Se scriviamo che atteggiamenti sessisti non saranno tollerati e chi li
pratica sarà allontanato, perché non dovremmo scrivere lo stesso circa
atteggiamenti specisti? O ancora: un eventuale boyscout in questa lista,
potrebbe legittimamente chiedere di mettere tra i "comportamenti
vietati" le bestemmie?
Non voglio (solo) provocare, ma ragionare sul fatto che normare uno
spazio come HM diminuisce il suo potenziale liberante.
Io vorrei sentire la libertà di poter dire che mi sfavo ammostro se vedo
palpare culi o fregare le birre, anche se non se ne è discusso prima in
lista e non è uscito un foglio con la policy stampata sopra. Questo non
vuol dire che faccio come mi pare senza considerare gli altru e caccio
da HM la gente che m'infastidisce _a me_, ma soltanto che vorrei
*sempre* lasciare aperta la possibilità per tuttu di questionare, di
aprire un dialogo se qualcosa non li convince. (Per inciso: ne segue
frallaltro che nel momento in cui qualcuno non vuole
ascoltare/discutere/questionare ma solo
disturbare/provocare/cacarelcazzo (e.g. fasci, preti, complottari) va
benissimmo cacciarlo, anche a pancate.)
Io credo che si debbano combattere *le idee* (fascismo, sessismo,
razzismo, etc.) e non le persone; di qui la proposta di sintesi che
facevo all'inizio, che può risultare 1) meno respingente per "gli altri"
e 2) meno restrittiva per noi.

Infine, l'altra parola che non mi sconfinfera è "assedio". Se vogliamo
parlare di come il Male® ci assedia letteralmente da ogni parte (sul
lavoro, nell'educazione, nelle politiche di dominio portate avanti
perlopiù da maschi bianchi, nella repressione e controllo, proprietà
intellettuale, etc.) ben venga, facciamo un talk o qualcosa d'altro.
Ma non mi piace l'idea di declinare l'assedio sul piano fisico, perché
secondo me si trasmette l'immagine di HM come un posto occupato che
diventa un "fortino" da "difendere dall'esterno".
Lo so che molti qui in lista intendevano con "Policy anti-assedio" fare
un discorso condiviso sulla gestione dello spazio, e questa cosa è
importante e credo che vada fatta. Però a me piacerebbe che _lo spazio_
di HM sia inteso e comunicato come una base, un accampamento,
un'adunanza (cit. C.A.C.C.A.) che tra le caratteristiche principali ha
quella di essere uno spazio *aperto*, poroso, attraversabile.
E soprattutto uno spazio in cui non ci si sente "assediati", perché il
"noi" che riempie quello spazio magari puzza ma di certo *non ha paura*.
Ne' dei fasci, ne' degli sbirri (nessuno dei quali si presenterà a Pisa,
credo), ne' dei sessisti, ne' di nient'altro che provenga da un "fuori"
minaccioso. È vero che cerchiamo di eliminare questi fenomeni dal mondo,
ma non vengono "da fuori": sono fenomeni del *nostro* mondo, ed è
proprio perché è nostro che cerchiamo di renderlo più bello ripulendo
questa merda uno stronzolino per volta.
Credo che la paura si combatta con la fiducia, che non è incondizionata
o buonista, ma la fiducia sostanziata che si costruisce attraverso le
relazioni, e soprattutto le relazioni di lotta. Ho passato poche ore
"dal vivo" con moltu di voi, letto e scritto un tot di email, ma per
come si è evoluta questa relazione finora *non ho paura* di affrontare
uno, dieci o cinquanta fasci/sbirri senza aver prima stabilito come ci
comporteremo: mi fido abbastanza del *noi* che sarà in grado 1) di
scegliere una buona strada e 2) di non pensare di aver trovato la
migliore possibile, quanto piuttosto di smontarla e farla evolvere
continuamente.


Siamo vicini ai gran giorni e c'è un sacco da fare: non voglio davvero
che si stravolga la policy che è stata discussa finora, se raccoglie
abbastanza consensi. Volevo solo affrontare la questione; se ne parliamo
sono già felice anche senza cambiare la policy di una virgola.
Magari sono idee che tornano utili per l'anno prossimo.

Daje.

rakk