> l'organizzazione del hackmeeting si espone con una politica anti-assedio
> que vuole promuovere un'esperienza sicura e gradevole per un ampia
> partecipazione: indipendente dal genere, necessita' speciali,
> orientamento sessuale, apparenza fisica, razza, etnia, religione e
> condizione socio-economica.
non siamo americani e quindi per piacere non scriviamo bestialità
liberali come "una politica", "promuovere", "socio-economica", o di
questo passo finiamo per parlare come renzi. abbiamo un nostro lessico
che è bellissimo, chilometro zero e con una storia alle spalle:
usiamolo. anzi usatelo, ché io parlo male e penso peggio, e se lo scrivo
io vien fuori una parodia
> Noi non tolleriamo nessuna forma di assedio o mancanza di rispetto.
> Immagini e linguaggi di carattere discriminatorio non saranno accettati
> ne' permessi.
c'è un problema concettuale di fondo: non c'è un'"organizzazione", e
farla significa nominare sbirri e dargli un distintivo. non fosse che
avviene appunto alla fine dell'evento, avvenimenti di questo tipo
sarebbero un argomento da affrontare nell'assemblea di chiusura. altro
problema pratico è che si costringe la vittima a farsi avanti, che non è
bello proprio per un cazzo
non so, sarebbe bello dare un messaggio positivo, delle good vibes: qui
sei al sicuro non perché c'è lo sbirro a imporre l'ordine ma perché
siamo qui per uno scopo comune sentito da tutti. le bad vibes vengono
espulse non come un corpo estraneo da degli anticorpi con cappello e
distintivo (tipo i fagociti di Siamo fatti così), ma come una goccia
d'olio nell'acqua. sempre che sia vero (mi è sempre sembrato così) e non
solo un ideale
ha senso? ve l'ho detto che parlo male
> Persone che violano questo codice di condotta saranno accompagnate fuori
> dal evento immediatamente.
per dire, non è mai servita una foto segnaletica del flora per sapere
dove indirizzare le pancate (...)