Per diffusione, divulgazione e pubblicazione, grazie
Comunicato sindacale­per affissione bacheca sindacale (art. 25 L.300/70)­
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UNA GRANDE PARTECIPAZIONE….
E UNA “VITTORIA DI PIRRO” DEL NO!
IL Referendum sulla proposta economica aziendale ha registrato la partecipazione di ben 249 lavoratori (70%) e rappresenta, quindi, una straordinaria prova di partecipazione che speriamo sia di buon auspicio e possa manifestarsi di nuovo e con la stessa forza quando sarà necessario difendere l’azienda dalla ripresa dei progetti di privatizzazione (probabili, purtroppo, già nell’autunno 2016), attraverso iniziative di lotta e mobilitazione.
Consideriamo tuttavia l’affermazione del NO (159 voti pari al 64.5% dei voti validi contro gli 87, pari al 35.5%- del SI) come il frutto del clima avvelenato prodottosi in azienda, in cui da parte della Direzione aziendale sono stati presi troppi atti unilaterali (produttività, badge) e sono state prese gravi decisioni (licenziamento di due colleghi a tempo determinato), mentre da parte della CGIL il referendum è stato trasformato in un voto generale contro le politiche della Direzione aziendale, ben al di là dei contenuti della proposta economica. L’aspro conflitto tra i vertici aziendali ha contribuito ulteriormente a quest’esito.
Il risultato del referendum NON permette nemmeno il raggiungimento dei 107 euro lordi (livello A1) per febbraio 2017, né garantisce il pagamento dell’una tantum (900 euro lorde), né tantomeno impegna l’azienda a pagare gli arretrati. La prevalenza del No, in questo caso, è una vittoria di Pirro perché indebolisce la forza contrattuale dei lavoratori.
In sostanza la prevalenza del NO non permetterà nemmeno un primo parziale recupero dei crediti che i lavoratori vantano con l’azienda, allontanando nel tempo la possibilità di riavere indietro tutti gli arretrati. E’ quindi responsabilità adesso della Cgil di indicare le soluzioni che possano garantire con certezza e a tutti i lavoratori il recupero parziale o totale dei crediti vantati e l’applicazione contrattuale, sapendo il mancato riallineamento contrattuale, avrà come conseguenza l’aumento del volume degli arretrati e questo renderà ancora più complicato trovare delle soluzioni.
Da parte nostra abbiamo spiegato i motivi per cui ritenevamo la proposta aziendale sufficiente, compreso quello decisivo di evitare un ulteriore chiusura in passivo del bilancio aziendale. Un azienda pubblica come la nostra, se ricomincia a fare utili, garantirebbe non solo il pagamento degli arretrati, ma investimenti nelle attività farmaco-socio-sanitarie e nel riammodernamento delle infrastrutture e del materiale informatico, al fine di mantenere un servizio pubblico di eccellenza al servizio dei cittadini e mantenere e incrementare l’occupazione. Un percorso più lungo, che i fautori del TUTTO E SUBITO non vogliono, ma come dimostra la vicenda dell’azienda speciale napoletana che gestisce l’acqua pubblica, l’unico in grado di garantire un futuro lavorativo certo a chi, come noi, in quest’azienda ci lavora.
RSA USI FARMACAP
Nota: anche per questa nostra battaglia in difesa dell’azienda pubblica e per le altre problematiche cittadine (dai comunali ai canili) l’USI ha organizzato per il 13 maggio uno SCIOPERO PLURISETTORIALE TERRITORIALE per contrastare gli effetti del sistema di Mafia Capitale.