[RSF] Fwd: [donneinnero] il rovescio della medaglia..AHINOI!

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Szerző: pilar castel
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Tárgy: [RSF] Fwd: [donneinnero] il rovescio della medaglia..AHINOI!
---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Erminia Romano <erminiaromano2@???>
Data: 10/apr/2016 23:59
Oggetto: [donneinnero] il rovescio della medaglia..AHINOI!
A: 'Donne in Nero' <donneinnero@???>
Cc:




due recensioni del libro sulle testimonianze dei soldati israeliani che hanno rotto il silenzio sulle violenze e i soprusi ai danni dei palestinesi . una comparsa su Alias del Manifesto del 27 marzo la seconda sul domenicale di oggi del Sole 24 ore giornale della Confindustria. la recensione è opera di Sergio Luzzatto e non usa mezzi termini nel descrivere ed esprimere giudizi : "Israele Stato canaglia" . Aihmè diversa è la recensione di Claudio Vercelli comparsa sul quotidiano "comunista" : un capolavoro di eufemismi per non usare la parola occupazione, non parliamo di apartheid. a quest'articolo Amedeo Rossi ha mandato una vibrata lettera di protesta al manifesto che purtroppo non è stata pubblicata. In questa circostanza e per fortuna solamente in questa grazie all'eccellente lavoro di Michele Giorgio i  ruoli si sono rovesciati. Il giornale della Confindustria ospita un articolo di dura denuncia, il Manifesto ma si tratta della redazione di Alias, invece un articolo di smussamento, di arrampicatura sugli specchi e di sostanziale omissione . saluti carlo

http://80.241.231.25/ucei/PDF/2016/2016-04-10/2016041032900747.pdf

http://www.donzelli.it/download.php?id=VTJGc2RHVmtYMTlWWGIzcDZ1bFZmbU5yMkVzalpnNnFYbWlReEtlOVExND0=

la lettera al Manifesto in data 28 marzo di Amedeo Rossi

Su "Alias" di domenica 27 marzo è comparsa una recensione del libro "La nostra cruda logica" scritta da Claudio Vercelli. Avendo letto il libro in questione, ritengo questo articolo vergognoso. Il consueto incedere faticoso degli scritti di Vercelli in questo caso assume chiaramente i contorni della cortina di fumo per non parlare di quello che evidentemente l'autore preferisce ignorare. A parte il titolo, nel testo non viene mai citata l'occupazione dei territori palestinesi, definita con una serie di eufemismi: "presidio militare di luoghi altrui", in cui i militari devono "fare da filtro e da interposizione nei confronti dei civili", svolgere un "servizio di presidio", "di controllo e poi di separazione della popolazione".  Sembra che Vercelli stia parlando di caschi blu dell'ONU e non di un'occupazione militare illegittima. Il libro di Breaking the silence, associazione di ex-militari israeliani che si oppongono all'occupazione dei territori palestinesi, è una chiara denuncia, dalla voce stessa dei soldati che vi hanno prestato servizio, di quanto avviene in Cisgiordania. Questa denuncia arriva in qualche caso a suggerire agli intervistati dei paragoni con il comportamento delle truppe naziste, in ogni caso trasmette il profondo disagio di giovani che si sono trovati a dover perpetrare o ad assistere a palesi ingiustizie, all'oppressione e all'umiliazione della popolazione civile palestinese con comportamenti di una brutalità a volte efferata. Alcuni di questi soldati denunciano apertamente il comportamento aggressivo dei coloni, ma anche la subordinazione, quando non l'attiva collaborazione, dei comandi militari alla loro arroganza. Tutto questo è totalmente ignorato in questa recensione in punta di penna. Vercelli trasforma un libro di cruda denuncia di quanto avviene a danno dei palestinesi in un algido excursus metafisico slegato dalla concretezza dei racconti e dalle responsabilità politiche che stanno a monte della presenza di militari e coloni nei territori.

Questa recensione rappresenta una vera e propria mistificazione del libro di cui parla, che dimostra quanto una parte rilevante dei filo-sionisti "di sinistra" si rifiuti di vedere e denunciare quanto avviene nei territori palestinesi occupati e quale sia la natura razzista e violenta della presenza dei coloni, ma anche delle politiche messe in atto da tutti i governi israeliani, compresi quelli laburisti, dal '67 in poi. Ogni riferimento a questo proposito è accuratamente evitato.

Sono allibito nel constatare che "Il Manifesto", ed in particolare "Alias", offre spazio a queste posizioni palesemente mistificanti, in evidente contrasto con il pregevole lavoro di Michele Giorgio.

Saluti indignati

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