Giappone, Una piccola fuga di acqua radioattiva, non al già noto e tacitato
reattore di Fukushima ma al reattore Takahama 4 nell’ovest del paese, è
dovuta ad un banale dettaglio. I bulloni stretti male di una valvola
“situata in luogo di difficile accesso”, secondo il comunicato della Kansai
Electric Power, proprietaria dell’impianto, hanno portato alla perdita di
poche decine di litri di acqua radioattiva. Quisquilie. O forse no, visto
che il reattore deve rientrare in esercizio fra un mese. Speriamo che non
ci siano altre valvole in posti di difficile accesso.
Ricordo con riconoscenza, per la sua cordiale relazione umana con noi pochi
studenti del suo corso, il professore di Impianti chimici, Carlo Garbato,
che univa al sapere teorico una grande sapienza pratica. Una volta,
ricordo, ci sottolineò che un impianto ben progettato doveva tenere in
conto i residui ‘fumi’ domenicali degli operatori in servizio il lunedì
mattina. Cioè doveva essere a prova “di lunedì”.
Ricordo meno benevolmente il professore di Costruzione di macchine, Lucio
Lazzarino, perché imprevedibile e arcigno, tuttavia di sicura competenza.
Era solito ripetere: “Ricordate che il bravo ingegnere non è colui che
garantisce certezze, che non esistono mai in ingegneria, ma colui che
minimizza al massimo i rischi.”
Cose di altri tempi, evidentemente. L’uomo andrà su Marte, figuratevi se
può errare nel progettare “bene” un reattore nucleare.
Intanto in Belgio, per necessità energetiche, si stanno riattivando due
vecchi reattori nucleari, obsoleti. I controlli preventivi hanno rilevato
circa 1600 microfessure nell’involucro, del tutto trascurabili però. Spero
non le abbiano verificate di lunedì.