---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: Marco Palombo <palombo.marco57@???>
Data: 01/feb/2016 10:02
Oggetto: [nowaroma] Se non fosse Nato-IlManifesto,intervista a DiBattista
A: nowaroma <nowaroma@???>,comitatononato <comitatoNoNato@???>
Cc: 
> Ho letto solo ora il commento di Fulvio Grimaldi dove si segnalava che 
> il manifesto non aveva scritto sul Convegno. 
> Segnalo quindi un articolo di venerdì 29 gennaio, una intervista di 
> Geraldina Collotti a Di Battista. 
>
> Internazionale 
>
> Di Battista: «Non più sudditi, ma un paese sovrano» 
> Intervista. Il deputato dei 5S oggi al convegno Se non fosse Nato 
>
> Il deputato dei 5S Alessandro Di Battista 
>
> Geraldina Colotti 
>
> Edizione del 29.01.2016 
>
> Pubblicato 28.1.2016, 23:59 
>
> «Non più sudditi, ma paese sovrano». Così Alessandro Di Battista, 
> deputato del Movimento 5S alla commissione Affari esteri, spiega al 
> manifesto il senso del convegno «Se non fosse Nato», che si svolge 
> oggi alle 16, alla Nuova aula dei gruppi parlamentari (Via Campo 
> Marzio, 74 a Roma). Di Battista interverrà insieme ad altri due 
> deputati 5S (il moderatore Manlio Di Stefano e Luca Frusone) e a due 
> ospiti internazionali, Mairead Corrigan, premio Nobel per la pace e 
> André Vltchek, reporter di guerra e autore con Noam Chomsky del volume 
> Terrorismo occidentale. Presenti anche rappresentanti di diversi 
> comitati – Elio Teresi (No Muos), Walter Lorenzi (No Camp Darby), 
> Mariella Cao (Gettiamo le basi, Sardegna) Enrico Marchesini (No dal 
> Molin). Al centro, la proposta di legge di iniziativa popolare su basi 
> e trattati militari, illustrata dal suo redattore, l’avvocato Claudio 
> Giangiacomo. 
>
> Perché questo convegno, onorevole Di Battista? 
>
> Intanto, la prego, non mi chiami onorevole, sono un deputato. Dopo 
> tanti anni di sudditanza psicologica e militare, l’Italia deve tirare 
> su la testa. Essere alleati degli Stati uniti non significa essere 
> sudditi. La Nato nasce in un momento di profonda divisione fra i 
> blocchi occidentali e sovietici e come organizzazione di mutuo 
> soccorso e difesa. Ma, negli ultimi vent’anni si è trasformata in uno 
> strumento di offesa di popolazioni e governi che, anche se non ne 
> condividono gli obiettivi non possono essere buttati giù dalle bombe 
> Nato. Ci riferiamo agli interventi in Iraq, in Afghanistan, e in un 
> certo senso in Libia, e anche al bombardamento di una grande capitale 
> europea come Belgrado. Oltretutto, queste azioni offensive spesso 
> hanno ottenuto risultati opposti da quelli che si prefiggevano: hanno 
> rafforzato pratiche dittatoriali o il terrorismo internazionale. 
>
> E dunque: Fuori l’Italia dalla Nato, come si gridava negli anni ’70? 
>
> Ma no, allora io non ero… nato. Studiando lo statuto del Patto 
> atlantico e dei trattati, riconosco che dopo la guerra c’erano 
> situazioni molto complicate, e che quei governi assunsero con 
> decisione il campo degli Usa e non dell’Urss, mentre io 
> caratterialmente sono portato ad essere un “non allineato”. In ogni 
> caso, da strumento di difesa la Nato è diventata un organismo che 
> porta avanti teorie come quella della guerra preventiva, un concetto 
> che trascende gli obiettivi iniziali e va contro quelli della 
> Repubblica italiana. In questo incontro, l’avvocato Giangiacomo 
> illustrerà una proposta di legge di iniziativa popolare per apportare 
> modifiche importanti alle servitù militari. Il testo costituisce la 
> base da presentare in Parlamento, previa consultazione con i comitati 
> territoriali che si occupano di pace e mondialità e che fanno politica 
> nelle piazze, non nelle istituzioni. Gli Stati uniti sono un grande 
> paese da cui possiamo anche apprendere molto, ma non è che tutto 
> quello che arriva da lì dev’essere considerato accettabile per 
> l’interesse generale del nostro paese: non è accettabile il Ttip, il 
> fatto che l’Italia abbia avallato i bombardamenti in Libia per essere 
> gradita agli Usa o che abbia messo a disposizione le proprie basi 
> militari per bombardare Belgrado o che sia ancora sostanzialmente in 
> guerra in Afghanistan, una guerra persa e costata miliardi di euro, 
> vittime civili e soldati italiani, in spregio al diritto 
> internazionale. Non vogliamo più armi nucleari sul nostro territorio 
> quando l’Italia non ha il nucleare e il popolo italiano non le vuole. 
> Siamo ottimi amici degli Usa, ma vogliamo essere amici simmetrici e 
> con una identica voce. 
>
> Il Movimento 5S ha organizzato un convegno sui Brics e lei di recente 
> si è recato a Quito, dove ora si svolge il vertice della Celac. Dove 
> preferirebbe andare, a Davos o al summit Celac? E a chi vi 
> rivolgereste se foste al governo? 
>
> Io andrei da entrambe le parti. Abbiamo ottimi rapporti con la 
> Federazione russa, a breve avrò un altro incontro per vedere come 
> portare avanti il comune obiettivo della fine delle sanzioni. Le 
> sanzioni alla Russia imposte da Washington hanno messo in crisi 
> l’impresa italiana e quel che ha perso l’Italia in termini di rapporti 
> commerciali se lo sono accaparrati gli Stati uniti, il cui volume 
> d’affari con la Russia è aumentato. Dei Brics ci interessa soprattutto 
> l’orientamento rispetto ad alcune politiche complessive come quella 
> della sovranità bancaria e monetaria. I Brics vogliono costituire un 
> Fondo monetario alternativo. Noi proponiamo una riforma in cui 
> l’impresa privata venga regolata dalla banca pubblica nazionalizzata: 
> prevediamo una banca che si occupi di politiche monetarie e valutarie 
> e una preposta agli investimenti delle imprese. In questo senso, vi 
> sono alcuni esempi in Germania. E certamente guardiamo ai paesi 
> bolivariani dell’America latina, io sono stato di recente a Quito, 
> invitato dal governo ecuadoriano. Nell’idea di raggiungere per quanto 
> possibile la sovranità energetica ed economica dell’Italia, ci 
> rivolgeremmo a loro, per esportare il made in Italy in modo 
> orizzontale. Un grande italiano come Enrico Mattei pensava qualcosa di 
> simile. Ma, in sostanza: l’idea è quella di apprendere e copiare le 
> cose positive di altri paesi e anche riprendere e difendere quelle che 
> avevamo noi in Italia prima che venisse smantellato il sistema 
> pensionistico e sanitario, il welfare buono. Con i bonus del governo 
> Renzi ci stiamo abituando a stare in ginocchio e a ringraziare, mentre 
> dovremmo rimetterci in piedi per rivendicare i nostri diritti: a 
> partire dai diritti economici, dai diritti del lavoro perché, 
> ovviamente quelli civili e politici sono importanti, ma in questi anni 
> siamo caduti nella trappola di separare gli uni dagli altri, 
> scegliendo la “facilità” dei secondi. Ora, bisognerebbe pensare a una 
> grande mobilitazione popolare contro il Ttip. Non sono anti-qualcuno, 
> sono filo-italiano. 
>
> Sovranità nazionale o sovranità popolare? Fuori dal Sudamerica, il 
> concetto di sovranità mette a suo agio la destra, non la sinistra. 
>
> La proprietà privata è garantita dalla costituzione e noi siamo 
> d’accordo a tutelarla. E siamo per la sovranità monetaria, per il 
> reddito di cittadinanza affinché gli ultimi non restino indietro. 
> Portiamo avanti una politica di aiuto alle piccole e medie imprese che 
> sono alla base della crescita economica del paese. Lottiamo per i 
> diritti economici, che un tempo erano il cuore della sinistra. Non 
> votiamo con i partiti che hanno avuto responsabilità nei governi 
> precedenti, ma su singoli temi, sì: con la destra, abbiamo votato 
> contro il decreto svuota-carceri e la settimana scorsa a Bruxelles con 
> la Lega contro “l’invasione” di 35mila tonnellate di olio tunisino 
> verso la Ue. Mentre i cittadini si dividono per le ideologie, il 
> sistema si divide i nostri soldi. 
>
> -- 
> Hai ricevuto questo messaggio perché sei iscritto al gruppo "nowaroma" di Google Gruppi. 
> Per annullare l'iscrizione a questo gruppo e non ricevere più le sue email, invia un'email a nowaroma+unsubscribe@???. 
> Per ulteriori opzioni, visita https://groups.google.com/d/optout.