[Intergas] Fwd: intervento di Basilio Rizzo sul bilancio di …

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Author: Sandra Cangemi
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To: intergas, ekonomi, gas-del-parco@googlegroups.com, ro.roberti, sararoberti
Subject: [Intergas] Fwd: intervento di Basilio Rizzo sul bilancio di Expo



-------- Messaggio Inoltrato --------
Oggetto:     intervento di Basilio Rizzo sul bilancio di Expo
Data:     Thu, 28 Jan 2016 18:04:59 +0100
Mittente:     amalia.navoni <amalia.navoni@???>
A:     Clnsm_Simpatizzanti@Egroups. Com <clnsm_simpatizzanti@???>




Vi inoltro l’intervento che il presidente del consiglio comunale di
Milano, Basilio Rizzo, ha fatto in sala Alessi, martedì scorso,
riferendosi al bilancio di Expo.

Consiglio la lettura in particolare a chi pensa di votare per Sala alle
primarie

amalia

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*Caro Sala, ti accuso*

*Un bilancio di Expo, dietro le cifre, negativo. Una gestione opaca. Un
gran ristorante. E pericolosi conflitti di interessi se diverrà sindaco.
Il consigliere comunale storico della sinistra non risparmia bordate al
candidato, secondo lui, dei neo-affaristi. Unica possibilità fermarli
con un referendum sulla destinazione delle aree dopo-Expo.*(/Giuseppe
Caravita/) 28/01/2016

2
<http://www.z3xmi.it/pagina.phtml?_id_articolo=9803-Caro-Sala,-ti-accuso.html>



rizzo2

Sala Alessi (piena), Palazzo Marino, martedì scorso.
Organizza Costituzione e Beni comuni, l’associazione creata da esponenti
storici della sinistra milanese, da Franco Calamida a Vittorio
Agnoletto, a Emilio Molinari. Il tema: il bilancio di Expo e il suo
dopo. E, manco a farlo apposta, sotto la lente va proprio la gestione di
Beppe Sala, che di Expo è stato l’artefice e ora si appresta a correre,
in pole position, per la poltrona di sindaco di Milano.

Principale relatore, com’era prevedibile, Basilio Rizzo. Oppositore
puntuto in consiglio comunale fin dal 1983, quando contestava la Milano
da bere e i suoi infausti corifei. Fresco dalla movimentata audizione
di Sala del giorno prima, in cui il commissario Expo ha cominciato a
esporre ai consiglieri comunali le prime cifre a consuntivo dell’evento,
Rizzo fin da subito le ha contestate in pieno. <Ci hanno raccontato che
sono riusciti ad avere il bilancio in pareggio. Anzi con un leggero
utile, pari a 14 milioni di patrimonio netto. Sarà anche vero ma questo
risultato significa che tutti i bilanci precedenti dell’Expo erano in
passivo. Come mai? Semplice. Succede che questa è una strana società in
cui qualcuno ha messo tanti soldi che sono stati spesi, e di solito
quando questa società si scioglie questi soldi chi ce li ha messi li
vorrebbe indietro>.

Secondo alcune stime il totale dei fondi pubblici messi dentro Expo
supererebbe il miliardo, a fronte di soli 14 milioni di patrimonio netto
restante. <Quanto ci ha messo soltanto il Comune di Milano nella società
Expo? 161 milioni e 20 euro, un dato che ho avuto direttamente dagli
uffici del Comune. – continua Rizzo - Questo significa che abbiamo
perso ben 161 milioni. Una cifra piuttosto grossa, pari a 11mila alloggi
popolari recuperati. Invece a cosa sono serviti questi investimenti?
Abbiamo ricevuto un bilancio Expo in cui si dice che si sono spesi 185,7
milioni per attività di promozione, comunicazione e commercializzazione.
Quanto abbiamo incassato con i biglietti? 373 milioni. Quindi abbiamo
speso 185 milioni per far venire 21 milioni di persone che ce ne hanno
date solo 373 milioni. Un affare magro.

Al termine di tutto questo discorso ci hanno detto che il successo sta
nei 21 milioni di visitatori. Ma 5 milioni sono stati i visitatori
serali. Tra cui tanti milanesi che hanno scelto l’Expo come meta
gastronomica. Insomma: un grande ristorante, in cui abbiamo speso quello
che abbiamo speso. Denari pubblici, di tutti. Per favorire ristoratori
e simili>.

E si tratta di quattrini pubblici non solo del Comune. Ma della Regione
e dello Stato centrale. Tutti salvo una, la Camera di Commercio,
presieduta da Diana Bracco che ha assunto anche la presidenza della
società Expo. <Presidente di tutte e due, ma non ci ha messo un euro,
contro i 58 previsti>.

La gestione di Expo come, di fatto, grande ristorante ha una conseguenza
precisa, secondo Rizzo: <Gli investimenti pubblici fatti avrebbero avuto
un senso se portavano a una Milano come capitale mondiale del cibo e
dell’acqua. Ne avremmo persino accettati, in questo caso, di più. Un
investimento sul futuro>.

Purtroppo però la gestione di Expo 2015 ha completamente disatteso la
sua impostazione iniziale. Nutrire il pianeta e energia per la vita è
rimasto uno slogan. Poche le occasioni di approfondimento, pochi gli
sviluppi tematici, nessun coinvolgimento sulla decarbonizzazione e le
energie alternative – rileva Mario Agostinelli – e del tutto marginali
quelle sulle filiere agricole sostenibili – spiega Vincenzo Vasciaveo
dell’associazione per il parco Sud. In sintesi. Un grande evento a cui
le ruote sono state cambiate in corsa, a favore di quelle più facili e
scontate delle gastronomie.

<Puntiamo su questo obbiettivo alto, originario finché siamo ancora in
tempo – dice Rizzo - Milano deve essere punto di riferimento mondiale
sul cibo, l'energia, l'acqua. Altrimenti, con l’impostazione attuale del
dopo Expo, arriveremo presto a una vicenda simile a quella degli scali
ferroviari. Ovvero coloro che hanno ricevuto un’area pubblica, come le
ferrovie, si sentono intitolati a farne quello che vogliono. Noi invece
vogliamo introdurre elementi di buon senso. E un progetto. Perché questi
soldi sono carne viva dei milanesi, e non solo dei ricchi che vanno al
ristorante esotico. Questi soldi li abbiamo tolti ai servizi sociali, ai
bisogni primari>.

Il percorso di Expo, con la sua catena di litigi e poi emergenziale ha
generato un altro frutto avvelenato. <Abbiamo vissuto negli ultimi anni
una sorta di animazione sospesa delle regole – dice Rizzo – Sono state
fatte cose che ad altri non sarebbero state perdonate. Un esempio. La
vicenda Eataly.

Qui l'autorità nazionale anticorruzione ha espresso pesanti dubbi sulla
mancata osservanza della disciplina degli appalti quando è stato
affidato in modo diretto ad Oscar Farinelli il servizio pubblico di
ristorazione per due edifici del decumano, a condizioni particolarmente
vantaggiose e di maggior favore, se paragonate a quelle più rigorose per
altri. <Mentre gli altri hanno dovuto sottostare a una gara, Eataly ha
avuto l’affido diretto. E mentre gli altri hanno dovuto pagare il 12% di
tasse sui ricavi, a lui solo il 4%. E in più la società Expo si è
accollata i costi di elettricità, acqua, servizi. Se un qualsiasi
sindaco avesse fatto una cosa del genere sarebbe stato cacciato>.

I giudici però hanno deciso di non procedere. Manca l’elemento
psicologico, intenzionale, richiesto dal reato di abuso d’ufficio. Anche
se però il vantaggio concesso a Eataly è indiscutibile. <Risultato: Sala
è stato indagato, lui dice a sua insaputa, non è mai stato interrogato,
nessuno di quelli intorno a lui gliel’ha detto – dice Rizzo- Poi il 12
gennaio è stata firmata l’archiviazione, per mancanza di quest'elemento
psicologico di cooperazione>. E questo è solo un episodio. <Ma il punto
è, ed è quello che preoccupa, che questa logica dei grandi eventi la si
vuol trasferire alla gestione dell’intera città di Milano. Questa – temo
- è l’operazione in corso>.

E poi il confuso capitolo delle due società pubbliche Expo. L’Arexpo,
che detiene la proprietà dell’area. E Expo spa che ha gestito l’evento.
La seconda ha pagato le bonifiche, 72 milioni, e poi richiede alla prima
75 milioni come incremento di valore (infrastrutture…) delle aree. <Qui
parliamo degli stessi identici soci di Arexpo, con la sola eccezione di
Fondazione Fiera. La società Arexpo risponde: se vi do questi 75 milioni
fallisco. Morale. Tra qualche giorno vi sarà un fatto divertentissimo,
per cui il Comune di Milano, che è socio sia dell’una che dell’altra
società, andrà a votare il bilancio di Expo in cui è scritta questa
rivendicazione di 75 milioni, oltre ai 72 milioni per le bonifiche. Due
giorni dopo il Comune dovrà andare all’assemblea di Arexpo per votare a
favore di non dare questi stessi soldi>.

Ma il peggio potrebbe venire tra qualche mese, quando verrà
definitivamente votato il bilancio di Expo. Questo verrà messo sotto
scrutinio, in un (normale) dibattito consiliare per l’uso degli ingenti
contributi comunali e pubblici ottenuti.< Ma se fosse Sala il sindaco?
Si metterebbe davanti allo specchio la mattina, Sala-sindaco a chiedere
conto a Sala-commissario expo del suo operato? E di converso
Sala-commissario rivendicherà allo specchio le cifre mancanti ad Arexpo,
di cui è azionista-sindaco? Pensate che potrà reggere una situazione di
questo genere, che in italiano si chiama conflitto di interessi?>. Una
situazione abnorme.

<Vedrete come metteranno a posto la faccenda – prevede Rizzo -
fonderanno le due società. In questo modo si insabbierà tutto>. Si
metterà la spazzatura sotto il tappeto.

Ma il deus ex machina finale sarà Cassa depositi e Prestiti. Dove Sala
ha pure un seggio in consiglio di amministrazione. Quindi quando si
discuterà di Expo, Sala uscirà dalla stanza>. Oppure si dimetterà, come
ha annunciato.

<Sento il profumo – conclude Rizzo - il sentire di un ritorno agli anni
80. Vedo, perché li ho conosciuti, alcuni personaggi che ritornano.
Sembrano gioire di quello che sta succedendo nella nostra città. Si sta
ricementando il rapporto che vi era negli anni 80-90 tra i settori
affaristici dei grandi partiti, Pci e Dc con Psi come corollario. Gli
eredi dei miglioristi d’affari insieme agli eredi dell’affarismo della
Compagnia delle Opere sono pronti a ristabilire il vecchio sistema,
anche nelle persone che vi stanno dietro. Quindi, se non saremo attenti,
ci troveremo di nuovo in una pesante condizione involutiva. Il post-Expo
è una partita decisiva per difendere le regole della democrazia>.

Essenziale, per Rizzo, un referendum consultivo (che può essere chiesto
da tre consigli di zona) sulla destinazione delle aree del post-expo.
<Si può fare. E questo è l’unico modo per mettere un freno a quel che si
profila. Per evitarci una nuova tangentopoli, un'altra crisi da cui ci
vorranno parecchi anni per risollevarci>.