[RSF] I: NO WAR ! ROMA E MILANO 16 GENNAIO 2016 MANIFESTAZIO…

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Aihe: [RSF] I: NO WAR ! ROMA E MILANO 16 GENNAIO 2016 MANIFESTAZIONI CONTRO LA GUERRA



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Da: valesond@??? <valesond@???>
Inviato: martedì 12 gennaio 2016 17.08
Oggetto: NO WAR ! ROMA E MILANO 16 GENNAIO 2016 MANIFESTAZIONI CONTRO LA GUERRA





Siria,       i       colloqui       trilaterali       Russia-Usa-Onu       si       terranno       il       13       gennaio



Lo conferma la Rappresentanza permanente della Federazione Russa a Ginevra
http://it.sputniknews.com/politica/20160112/1871522/siria-rusia-onu-colloqui.html
[http://cdn1.img.it.sputniknews.com/images/154/33/1543364.jpg]<http://it.sputniknews.com/politica/20160112/1871522/siria-rusia-onu-colloqui.html>

Siria, i colloqui trilaterali Russia-Usa-Onu si terranno il 13 gennaio<http://it.sputniknews.com/politica/20160112/1871522/siria-rusia-onu-colloqui.html>
it.sputniknews.com
Lo conferma la Rappresentanza permanente della Federazione Russa a Ginevra








NO WAR ! ROMA E MILANO 16 GENNAIO 2016 MANIFESTAZIONI CONTRO LA GUERRA



[Hitman]





NO WAR ! ROMA E MILANO 16 GENNAIO 2016 MANIFESTAZIONI CONTRO LA GUERRA







[Cry for Freedom] [The key]






NO WAR ! ROMA E MILANO 16 GENNAIO 2016 MANIFESTAZIONI CONTRO LA GUERRA




Il Comitato No Guerra No Nato partecipa alle manifestazioni del 16 gennaio a Roma ed a Milano, sulla base dell'analisi delle cause e della genesi delle guerre in corso, come sinteticamente espresso nel comunicato sottostante, ripreso anche da Marx21.

Il comitato ritiene necessaria questa precisazione in quanto ritiene eccessivamente generico, fino a poter risultare ambiguo, l'appello come espresso nella locandina ufficiale della manifestazione [ ... ]. V. Brandi 6 gennaio 2016


INFO : brandienzo@???



   Il comunicato di No Guerra No NATO    sulla manifestazione del 16 gennaio 2016



CONTRO LA GUERRA


COME E PERCHE’ IL COMITATO NO GUERRA NO NATO PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE DEL 16 GENNAIO

3 gen 2016 — Varie forze anti-guerra manifesteranno il 16 gennaio. Noi riteniamo alcun posizioni come inadeguate, altre altamente equivoche. La guerra non è mai astratta, senza genitori. Molte guerre vengono dimenticate: Jugoslavia, Afghanistan, Ucraina, le aggressioni israeliane al Libano, a Gaza. Addirittura non è menzionata la Siria. La non violenza assurta a imperativo categorico non può essere proposta a chi, come il popolo di Siria, si difende dall’aggressione esterna.

Noi parteciperemo alla manifestazione con spirito unitario, sostenendo la necessità di una più vasta interpretazione della crisi mondiale in corso e mettendo al centro l’uscita dalla Nato.

Venticinque anni fa, nelle prime ore del 17 gennaio 1991, iniziava nel Golfo Persico l’operazione «Tempesta del deserto», la guerra contro l’Iraq che apriva la fase storica che stiamo vivendo.

Questa guerra, preparata e provocata da Washington, veniva lanciata nel momento in cui, dopo il crollo del Muro di Berlino, stavano per dissolversi il Patto di Varsavia e la stessa Unione Sovietica. Approfittando della crisi del campo avversario, gli Stati Uniti rafforzavano con la guerra la loro presenza militare e influenza politica nell’area strategica del Golfo.

La coalizione occidentale, formata da Washington, inviava nel Golfo una forza di 750 mila uomini, di cui il 70 % statunitensi, agli ordini di un generale Usa. Per 43 giorni, l’aviazione statunitense e alleata effettuava, con 2800 aerei, oltre 110 mila sortite, sganciando 250 mila bombe, tra cui quelle a grappolo che rilasciavano oltre 10 milioni di submunizioni.

Partecipavano ai bombardamenti, insieme a quelle statunitensi, forze aeree e navali britanniche, francesi, italiane, greche, spagnole, portoghesi, belghe, olandesi, danesi, norvegesi e canadesi.

Il 23 febbraio le truppe della coalizione, lanciavano l’offensiva terrestre. Essa terminava il 28 febbraio con un «cessate-il-fuoco temporaneo» proclamato dal presidente Bush.

La guerra del Golfo fu la prima guerra a cui partecipava, sotto comando Usa, la Repubblica italiana, violando l’articolo 11, uno dei principi fondamentali della propria Costituzione. I caccia Tornado dell’aeronautica italiana effettuarono 226 sortite, bombardando gli obiettivi indicati dal comando statunitense.

Nessuno sa con esattezza quanti furono i morti iracheni nella guerra del 1991: sicuramente centinaia di migliaia, per circa la metà civili. Alla guerra seguiva l’embargo, che provocava nella popolazione più vittime della guerra: oltre un milione, tra cui circa la metà bambini.


Subito dopo la guerra del Golfo, gli Stati Uniti lanciavano ad avversari e alleati un inequivocabile messaggio: «Gli Stati Uniti rimangono il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione – politica, economica e militare – realmente globali. Non esiste alcun sostituto alla leadership americana» (Strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, agosto 1991).


La Nato, pur non partecipando ufficialmente, in quanto tale, alla quella guerra, mise a disposizione le sue forze e le sue strutture. Pochi mesi dopo, nel novembre 1991, il Consiglio Atlantico varava, sulla base della guerra del Golfo, il «nuovo concetto strategico dell'Alleanza». Nello stesso anno in Italia veniva varato il «nuovo modello di difesa» che, stravolgendo nuovamente la Costituzione, indicava quale missione delle forze armate «la tutela degli interessi nazionali ovunque sia necessario».


Nasceva così la strategia che ha guidato le successive guerre sotto comando Usa – contro la Jugoslavia nel 1999, l’Afghanistan nel 2001, l’Iraq nel 2003, la Libia nel 2011, la Siria dal 2013 – accompagnate nello stesso quadro strategico dalle guerre di Israele contro il Libano e Gaza, della Turchia contro i curdi del Pkk, dell’Arabia Saudita contro lo Yemen, dalla formazione dell’Isis e altri gruppi terroristi funzionali alla strategia Usa/Nato, dall’uso di forze neonaziste per il colpo di stato in Ucraina funzionale alla nuova guerra fredda e al rilancio della corsa agli armamenti nucleari.


Su tale sfondo il Comitato No Guerra No Nato ricorda la guerra del Golfo di 25 anni fa, nel massimo spirito unitario e allo stesso tempo nella massima chiarezza sul significato di tale ricorrenza, chiamando a intensificare la campagna per l’uscita dell’Italia dalla Nato, per una Italia sovrana e neutrale, per la formazione del più ampio fronte interno e internazionale contro il sistema di guerra, per la piena sovranità e indipendenza dei popoli.


Noi non mettiamo tutti sullo stesso piano. Questa guerra viene dall’Occidente. Il terrorismo viene dall’Occidente. La crisi mondiale viene dall’Occidente.


Tutti coloro che hanno firmato l’appello di questo comitato, e che ne condividono l’analisi e gli scopi, sono invitati a partecipare alla manifestazione romana del 16, e alle manifestazioni che verranno realizzate nei centri minori di ogni parte d’Italia, con queste precise posizioni. Noi chiediamo a tutti i cittadini italiani di unirsi a noi nella richiesta di un’Italia neutrale.


Comitato No Guerra No Nato


http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=124996&typeb=0&25-anni-dalla-guerra-del-golfo-stessa-guerra-stesso-bisogno-di-pace <http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=124996&typeb=0&25-anni-dalla-guerra-del-golfo-stessa-guerra-stesso-bisogno-di-pace%C2%A0>


http://www.marx21.it/index.php/internazionale/pace-e-guerra/26452-come-e-perche-il-comitato-no-guerra-no-nato-partecipa-alla-manifestazione-del-16-gennaio


https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/14814702









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[The pin] [Flowerpot] [United States of PanPan]




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Comunicato del Comitato contro la Guerra di Milano per il 16 gennaio




A 25 ANNI DA "DESERT STORM", TEMPESTA NEL DESERTO IN IRAQ,

16 GENNAIO 2016


INFO : comitatocontrolaguerramilano@???





6 gennaio 2016




Il 23 Ottobre 2015 presso la Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, nella sala Di Vittorio, proponemmo alla città il punto di vista del Comitato contro la Guerra - Milano e del Comiatato Nazionale No Guerra No NATO; invitammo Manlio Dinucci, Marinella Correggia ed Ugo Giannangeli.



Il nostro amico Manlio ci illustrò il percorso fatto dalla NATO, dal crollo del muro di Berlino, a partire dalla guerra all'Iraq, fino ai nostri giorni...

I video dell'iniziativa sono disponibili per la visione sul nostro blog.


Il Comitato contro la Guerra - Milano sarà in piazza il 16 gennaio, sulla scorta di ciò che ha fatto a partire dall'estate del 2012, quando si è costituito. Da allora si è potuto vedere come si sia sviluppata una spinta espansionistica, della NATO e dei suoi amici, che si dispiega dalla Siria fino al Donbass.


In Ucraiana abbiamo assistito al comizio del Senatore USA John Mc Cain in piazza Maidan per sostenere la cosiddetta "rivoluzione" che ha portato, tra gli altri, anche i filonazisti al governo del paese. Da pochi giorni il Partito Comunista Ucraino che nell'ultima consultazione in cui ha potuto liberamente presentarsi contava più del 13% degli elettori, è stato messo fuorilegge e i suoi dirigenti e militanti sono perseguitati, incarcerati e uccisi.


Non sottoscriviamo invece il documento Eurostop per il 16 gennaio, uscito dopo l'Assemblea del 21 Novembre scorso a Roma.


Sappiamo di "mediazioni" volte a rendere il 16 gennaio una data che arrechi nuova linfa ad un movimento contro la guerra in grave difficoltà; sappiamo anche che "le guerre" può esser inteso solo in un modo, qui sta il discrimine: sono le guerre che la NATO e l'UE hanno scatenato su Iraq, Yugoslavia, Libia e Siria...


Circa lo Yemen, i Sauditi Wahabiti che stanno bombardandolo, sono armati dagli USA e da paesi dell'UE, se non è zuppa è pane fortemente bagnato.


Un documento, quello di Eurostop, che risente di "dimenticanze" così come di posizioni fortemente contrastanti e contrastate, che non consente la nostra adesione.


Fiduciosi in un progetto volto non ai manicheismi, che si giovi di un'analisi scientifica - poichè come è ben noto i fatti hanno la testa dura - , orientato verso il progresso e l'emancipazione sociale.


Rassicuriamo quanti, come noi, credono che valga la pena di compiere lo sforzo per mantenere la propria autonomia di pensiero e onestà intellettuale.


Saremo in piazza a Milano il 16 gennaio perchè 25 anni fa iniziò un "nuovo corso" in cui sarebbero stati inscritti l'Iraq, la Yugoslavia, la Libia e la Siria: quattro luoghi, questi, dove si sta dispiegando l'intervento neocoloniale dell'occidente e di paesi ugualmente legati agli USA come Turchia e Petromonarchie.


In queste ore abbiamo maturato anche un'idea: così come esistono "comuni denuclearizzati" perchè non inserire nel programma amministrativo di una città come Milano un punto per avviare una "desaudizzazione" e una "deqatarizzazione" che porti al disinvestimento mobiliare ed immobilare nella città di Milano di quanti collaborino attivamente con i terroristi tagliagole che stanno torurando il Grande Medio Oriente e numerosi paesi dell'Africa.


Altro che crocefissioni e decapitazioni.


E infine: basta confusione, perchè quando si rimaneggia, si confonde e si agitano parole generiche, si fa solo un favore a chi la guerra imperialista la vuole davvero.


Comitato contro la Guerra - Milano


https://comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com/


http://www.marx21.it/index.php/internazionale/pace-e-guerra/26453-a-25-anni-da-qdesert-stormq-tempesta-nel-deserto-in-iraq-16-gennaio-2016



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[Saudi Arabia and Human Rights] [Belgium with Palestine 2]


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[Transatlantic Values?]



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MENTONO QUANDO DICONO CHE C'E' UNA RIPRESA. L' ITALIA E' SENZA POLITICA ESTERA

SERVE UNA VERA MEDIAZIONE TRA ARABIA SAUDITA E LA REPUBBLICA DELL' IRAN

di Talal Khrais

La pubblicazione di questo articolo è libera. Info : khrais.talal@??? 12 gennaio 2016


http://www.vietatoparlare.it/mentono-quando-dicono-che-ce-una-ripresa-litalia-e-senza-politica-estera-serve-una-vera-mediazione-tra-arabia-saudita-e-la-repubblica-islamica-delliran/

Mentono quando dicono che c’è una ripresa. L’Italia è senza Politica Estera - Serve una vera mediazione tra Arabia Saudita e la Repubblica Islamica dell’Iran


http://www.makemefeed.com/2016/01/12/mentono-quando-dicono-che-ce-una-ripresa-litalia-e-senza-politica-estera-serve-una-vera-mediazione-tra-arabia-saudita-e-la-repubblica-islamica-delliran-1098693.html


È doloroso assistere in Italia a uno spettacolo politico e non a una politica estera. Ricordo quando c’erano veramente personalità di grande spessore (poco conta qui distinguere se di destra o di sinistra) che avevano il coraggio di affermare una politica estera più autonoma che vedeva in primo luogo gli interessi della nazione.
Cosa abbiamo ottenuto affermando di essere europei e alleati degli Stati Uniti? Siamo andati in Iraq per contribuire alla sua distruzione, abbiamo partecipato alla guerra imperialista della Francia per il controllo di una parte dell'Africa demolendo quella che veniva chiamata la Giamahiria Araba Libica per trasformarla in un centro del terrorismo mondiale che sta alle nostre porte.
Cosa abbiamo fatto in Siria? Abbiamo forse introdotto la democrazia? No, abbiamo distrutto completamente il Paese e se non fosse per la Russia, il sedicente Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ossia l'ISIS/Daesh) avrebbe occupato tutto l’Iraq, la Siria e il Libano insieme. In questi tre Paesi il danno che ha comunque subito la popolazione civile è enorme. Se dobbiamo parlare di affari e occupazione, l’Italia ha perso questi tre mercati assai importanti.
Quando Renzi parla di una ripresa, non c'è da credergli: semplicemente lui mente perché la situazione è molto grave e stiamo perdendo un mercato dopo l’altro, per due motivi: il primo perché i Paesi in guerra comprano armi e non costruiscono certo progetti di sviluppo, il secondo perché un Paese che non sia dotato di una autorevole Politica Estera non può contare nell’economia mondiale.
Non posso che apprezzare la posizione della Santa Sede, contraria a tutte queste guerre e interferenze. È necessario "raggiungere una soluzione politica e diplomatica della crisi in Siria ": così si è espresso Papa Francesco - escludendo implicitamente un intervento militare - nel discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. «Auspico che le contrapposizioni lascino spazio alla voce della pace e alla buona volontà di cercare intese», ha ribadito il Papa prima di elencare una serie di situazioni particolari nel discorso che tradizionalmente segna una cartina di tornasole dell'agenda geopolitica internazionale della Santa Sede.
ùLa misura del problema si è presto presentata con le nuove tensioni internazionali.
Di fronte alla tensione creata tra l’Arabia Saudita e la Repubblica Islamica dell’Iran cosa ha fatto l’Italia? Il raffronto è con altri due paesi che sono in primo luogo validi partner economici. Un paese come la Cina non poteva che scendere in campo e chiedere calma e moderazione ad Arabia saudita e Iran, ormai in piena crisi diplomatica dopo l'esecuzione dell'imam sciita Nimr Baqr al-Nimr e gli attacchi all'ambasciata e al consolato saudita nella Repubblica islamica. Pechino ha inviato un proprio rappresentante a Riad e Teheran, il vice ministro degli Esteri Zhang Ming, per sollecitare una soluzione della disputa attraverso il dialogo.
Zhang Ming ha espresso la speranza che Riad e Teheran possano compiere sforzi congiunti per risolvere la situazione in maniera distensiva. Un appello ribadito anche nella capitale iraniana, da dove il vice ministro cinese ha chiesto a tutte le parti coinvolte di lavorare insieme per salvaguardare la pace e la stabilità regionale.
"«Era sbagliato l'ostracismo verso l'Iran. Ed è divenuto insostenibilmente sbagliato con il passaggio dal conservatore Ahmadinejad al riformista Rohani. L'ostracismo era dettato non dagli interessi dell'Occidente, ma da quelli dei due alleati dell'Occidente: Arabia Saudita e Israele. I quali, più che alleati, si sono rivelati due problemi». Lo afferma l'ex premier Massimo D'Alema, in un'intervista al Corriere della Sera. Per D'Alema la sfida dell'Arabia Saudita all'Iran «è un conflitto di potenze che tende a degenerare in un conflitto religioso; e i conflitti nazionali ammettono risoluzioni, quelli religiosi no. Eppure sciiti e sunniti hanno convissuto per secoli. La vera questione é l'egemonia nell'area. L'Arabia Saudita teme l'ascesa dell'Iran. Inoltre per D'Alema «fino a quando resterà questa tensione tra Arabia Saudita e Iran, l'ISIS non sarà sconfitto. Purtroppo gli USA hanno commesso errori gravissimi nella regione, dalla guerra in Iraq alla scelta del governatore Bremer - il quale non passerà alla storia come un genio - la scelta cioè di liquidare, con Saddam, anche lo Stato e l'esercito iracheno. Oggi alcuni capi dell'ISIS sono ex ufficiali di Saddam». E aggiunge: «L'estremismo dell'ISIS ha una radice culturale nell'islamismo più retrogrado - aggiunge -, che ha il suo epicentro proprio nel Golfo. Questo non vuol dire che sia un' emanazione del regime saudita; ma non dimentichiamo che gran parte degli attentatori delle Twin Towers provenivano dalla migliore élite saudita».
Le parole di D’Alema, piacciano o no, almeno sembrano parlare di una riconoscibile Politica Estera.
Anche se parla a nome dell’Europa e non dell’Italia, anche Federica Mogherini, dal pulpito di Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, cerca di dire qualcosa. Ad esempio, che le sanzioni economiche contro Teheran saranno tolte abbastanza presto: lo ha detto dopo consultazioni con gli iraniani e gli americani. Parlando da Praga, la responsabile della politica estera dell'Ue ha detto che non c'è ancora una data, ma che l'attuazione dell'accordo «sta procedendo bene».
Mogherini ha aggiunto che è necessario che tutti i passi previsti dall'accordo siano «fatti come si deve». Ha ancora fresco il ricordo di come si è giunti a quell'accordo: passo dopo passo, con prudenza.ù
L'Italia dovrà seguire da vicino i prossimi passi, perché con la fine delle sanzioni si aprirà tutto un mondo di relazioni nuove.



[European refugee policy]

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